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MUSA:
IL PROGETTO
CHE ISPIRA
LA SAPIENZA

di ROMINA CIUFFA


Il prof. Luigi Frati, rettore
dell’Università Sapienza,
e il prof. Eugenio Gaudio,
presidente della Commissione del Progetto MuSa


Franco Piperno:
«L’orecchiante
e il diplomato
di Conservatorio hanno in comune
un investimento
culturale, quello
di aggregarsi
facendo musica
e condividendo
i valori del MuSa
all’interno della città universitaria»

muSa» unisce due grandi concetti - musica e sapienza - in un unico progetto, quello dell’omonima Università romana retta da Luigi Frati, grazie al quale si compie un passo in avanti verso quelle istituzioni europee e americane che da sempre coltivano il patrimonio culturale e musicale piuttosto che disperderlo per mancanza di riconoscimenti legali e professionali. Al progetto è di supporto una commissione creata ad hoc e composta, tra gli altri, da docenti provenienti dalle varie discipline: Eugenio Gaudio, Medicina; Franco Piperno, Lettere e Filosofia; Pietro Marietti, Ingegneria elettronica; Paolo Camiz, Fisica; Nicoletta Ricciardi, Scienze Statistiche. Ciò che è in atto è una rivoluzione il cui nome è un’ispirazione in sé, quella del precendente rettore Renato Guarini, esperto musicologo che nell’estate del 2007 - dopo esser rimasto impressionato da quell’orchestra di giovanissimi venezuelani che l’ex ministro della Cultura Josè Antonio Abreu Bardem aveva tolto dalla strada, inserendoli sin da tenera età in una banda musicale - lanciò l’idea di un’attività musicale interna all’Università, che fungesse da momento aggregante per docenti, discenti e personale amministrativo.
Ne parla il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza Franco Piperno, già docente di Storia della musica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze e a capo della Laurea specialistica in Musicologia nella Facoltà che oggi presiede. «Abbiamo ragionato sulla creazione di diversi complessi musicali stabilmente attivi censendo le sole forze musicali della Sapienza. Essenziale, per il rettore Guarini, era che si trattasse di un’attività dilettantesca: non un’orchestra di professionisti ma che unisse i partecipanti secondo le rispettive competenze artistiche. Quell’anno abbiamo diffuso e reclamizzato il progetto nelle forme più ampie possibili e abbiamo ascoltato circa 400 aspiranti, dai più esperti ai veri dilettanti».
Al termine delle attività di censimento e audizione sono stati individuati due progetti principali: da una parte un’orchestra sinfonica e classica, dall’altra una band jazzistica aperta anche al repertorio pop; ad essi si è unito il Coro, una sezione avente una propria autonomia. «È nato così il progetto operativo, affidato a due figure di esperti, docenti esterni e musicisti: Francesco Vizzioli per la classica e Silviero Cortesi per il pop e il jazz. La prima apparizione pubblica si è avuta il 20 dicembre 2007; da allora sono andate aggiungendosi aggregazioni spontanee di strumentisti, che si incontrano con cadenza quindicinale nei Giovedì della MuSa. Sono gruppi cameristici di area pop-jazz e classica che propongono programmi speciali in un contesto rigorosamente universitario, con un appuntamento fisso, alle 19 del venerdì in sala musica, dove chiunque può recarsi ad assistere ai concerti. Per ogni progetto specifico viene scelto un repertorio in relazione all’evento scientifico e culturale preso in considerazione».
«MuSa» diviene così uno strumento di rappresentazione e una colonna sonora all’interno della Sapienza, mentre esce dall’Ateneo solo se richiesto da strutture pubbliche, mai per scopi commerciali: «Il progetto non vuole essere un’alternativa allo studio, bensì un momento per fare musica nel quale l’evento pubblico è solo una parte dell’attività e non lo scopo finale. L’operazione ha un valore di formazione artistica collegata alla condivisione di un’attività culturale alternativa a quella consueta, ed ha una forte valenza aggregante, non escludente».
Se un’iniziativa musicale nasce all’interno di una Facoltà di Lettere e Filosofia, c’è speranza per gli artisti di esser riconosciuti a un livello superiore? «La laurea in Musicologia è una moneta a due facce: storico-musicologica ed etno-musicologica. Difficile prevederne gli sbocchi, perché non è una laurea abilitante né possiede un’immediata ricaduta nel mondo del lavoro. Sinora ha dato accesso alle attività didattiche per la formazione degli insegnanti nelle consuete fasce concorsuali dell’area di Lettere, e per l’insegnamento delle discipline musicali nella scuola media inferiore e nei futuri licei ad indirizzo musicale. In merito a questo–prosegue il prof. Piperno–, stiamo lavorando intorno a progetti ministeriali molto chiari. C’è una prospettiva concreta di impiego nello Stato fino a quando lo stesso si occuperà della scuola pubblica e fino a quando essa esisterà. Prepariamo studiosi dall’antico al contemporaneo, con occasioni di potenziale lavoro nell’ambito di istituzioni concertistiche, enti pubblici, musei, editoria musicale, giornalismo e altro».
Che differenza c’è, allora, tra una Laurea in Lettere e Filosofia con indirizzo Musicologia e un diploma di Conservatorio? «Alla nostra laurea di secondo livello hanno accesso di diritto i diplomati di primo livello dei Conservatori. Non si tratta di un un accesso assoluto, immediato e senza pagamento in moneta universitaria: lo studente deve sottoporsi a una verifica della preparazione personale stanti i curricula dei Conservatori attualmente esistenti».
Si profila, allora, un embrionale collegamento tra l’Università e i Conservatori, pur se è ancora da accertare se un laureato di primo livello proveniente dalla Sapienza sia accettato o sottoposto a verifica dai Conservatori. «Non so effettivamente dire se vi sono migrazioni in quella direzione, ma in molti casi il nostro studente non trova interesse nell’approfondire l’aspetto strettamente esecutivo, mentre lo studente di Conservatorio, dopo il triennio, tende ad applicarsi nel settore storico-umanistico. Per lui una valida alternativa nella prosecuzione dei suoi studi è proprio questa laurea universitaria».

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