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a ripresa economica dovrebbe basarsi su qualche motivo concreto che potrebbe essere costituito da una semplice prospettiva di guadagno, di aumento del reddito delle famiglie, del profitto delle imprese. Occorrono quindi uno o più provvedimenti del Governo - che ha il compito, la possibilità e il dovere di rilanciarla - capaci di rimettere in moto i consumi. le attività produttive, l’occupazione, la circolazione di moneta. Il capo del Governo Silvio Berlusconi conosce l’animo degli imprenditori, dei consumatori, degli italiani, è vissuto in un’epoca storica in cui il Paese ha costruito dal nulla una fortuna; in cui, uscito distrutto dalla guerra, è diventato una delle maggiori potenze economiche del mondo, superando centinaia di Paesi immensamente più ricchi di materie prime e di risorse finanziarie.

C’è proprio da chiedersi come abbiano fatto gli italiani a diventare così agiati. La risposta è che hanno lavorato moltissimo, per oltre 50 anni, pur profondamente divisi tra loro ideologicamente, militando su fronti contrapposti, nella Dc o nel Pci. E perseguendo vanamente i loro difetti: evasione fiscale, lavoro nero, omesse contribuzioni sociali, tangenti ai politici, corruzione, malcostume, sprechi di risorse, falsi invalidi, pensioni facili, assistenzialismo, parassitismo, assenteismo, magistrati faziosi, giustizia negata, Cassa del Mezzogiorno, paradisi fiscali, esportazione di valuta a volte perseguita a volte incoraggiata dai governanti.

Una massa di azioni chiamate peccati in chiesa e reati in Tribunale, ma tutti comunque utili e alcuni addirittura indispensabili per sviluppare l’economia, sottrarre le masse alla miseria, accrescere il benessere di tutti. Se non ci fossero stati i danni di guerra inesistenti, le pensioni facili, i falsi invalidi, i finti terremotati, le cattedrali nel deserto, non ci sarebbero stati il triangolo industriale, la settimana di 40 ore, gli esodi estivi di massa, la settimana corta, le settimane bianche, le seconde e terze case al mare o in montagna, le seconde e terze auto in famiglia (forse neppure le prime); frigoriferi, televisori, elettrodomestici, colf, badanti, immigrati, case di riposo, asili nido, pranzi al ristorante, vacanze esotiche.

Quali peccati, quali reati allora gli italiani hanno compiuto? Quale debito pubblico hanno creato? È troppo facile predicare e sentenziare a pancia piena, o a mente vuota. Quando la moneta è scarsa e circola lentamente, non si crea la ricchezza. Se lo Stato non si indebita, non alimenta lo sviluppo economico; se le famiglie non contraggono il mutuo per la casa, non potranno mai comprarla; se tra gli anni 50 e 60 non si fosse firmato un Monte Bianco di cambiali, non ci sarebbero stati boom economico, movimento studentesco del ‘68, autunno caldo del ‘99.

Gli italiani hanno la memoria corta, i giovani non l’hanno affatto: quanti ricordano che eravamo poveri, emigranti, straccioni, lavapiatti e lustrascarpe? Che svolgevamo i più duri e umili mestieri? Altro che gli odierni lavavetri e vu’ cumpra’. Qualcuno per fortuna lo ricorda, e tra essi sembra essere Berlusconi, quando governa sul filo della propria esperienza di italiano doc del secondo ‘900. È per tali caratteristiche che ha preso in mano un Paese senza più ideali, ideologie, credi, principi, speranze (tranne quella di una velina in famiglia).

Berlusconi sa che agli italiani occorre una speranza, che l’imbonimento tv alla lunga inacidisce gli animi, che prima o poi la massa rigetterà falsi miti e chimere virtuali; che i giovani, oggi ammaliati dal mondo di cartapesta e plastica del piccolo schermo, presto lo sfasceranno; che non intendono finire rincitrulliti più da inattendibili e lacrimevoli fiction che dall’età. Sa che è urgente ridare a tutti una speranza e una prospettiva di vita. Ha sbagliato a riesumare un fantasma del passato, il pericolo comunista, della cui serietà l’Italia per mezzo secolo ha dubitato, e che giunto al potere si è rivelato più di destra della vera destra, smantellando e svendendo tutto, lo Stato e il patrimonio pubblico.

Quale speranza, allora, dare agli italiani per farli uscire dalla crisi non solo economica ma ideologica? Non è stato difficile a un palazzinaro ricordare il sogno di tutti gli italiani, la proprietà della casa, della seconda per chi ha la prima, della terza o della quarta, visto che figli e nipoti rinunciano all’indipendenza economica dai genitori ma non a quella alloggiativa. Ha estratto la colomba dal cilindro, la nuova legge sulla casa, ossia un condono edilizio preventivo visto che quelli successivi infastidiscono i palazzinari professionisti. La stragrande maggioranza degli italiani è contenta, le signore Maria non sono le signore Giulia Maria (Crespi), la quale, non essendosi saputa mantenere la reggia paterna - Il Corriere della Sera - pretende di negare due camere e cucina a chi non l’ha mai possedute.

Un’idea di successo quella di Berlusconi, un nuovo sogno, una nuova speranza? Sono molto scettico sui risultati. Perché, prima con leggi urbanistiche impervie e tangenti apripista e negli ultimi 15 anni con l’Ici, la casa ha foraggiato, ingrassato e moltiplicato la famelica fauna politica e burocratica locale. L’anno scorso Berlusconi ha capito che l’Ici fruttava ormai più odio e rabbia che consenso, e l’ha parzialmente abolita. Ma quale garanzia c’è che non venga ripristinata, se nelle segreterie dei partiti si comincia ad evocarla come Lazzaro dalla tomba, per tornare a gestire i miliardi di euro perduti, senza aspettare l’entrata in vigore del federalismo fiscale per distorcerne lo spirito leghista e realizzare libero fisco in libera Regione?

Ma allora, la ripresa? Dal Piano casa potrebbe venire solo una piccola spinta. Chi se la sente di impegnare i propri risparmi per aumentare l’affitto da pagare, sulla propria casa, ai veri padroni, i politicanti comunali, regionali e statali? Non è meglio comprarsi una villa o anche solo un loft in paradisi esotici, fiscalmente meno subdoli e voraci? In Italia non è meglio demolire? Se invece di ampliare la casa esistente del 20 per cento, come consentirebbe il Piano Berlusconi, se ne demolisse altrettanto, quanto si risparmierebbe tra Irpef, Irpeg, Ici ecc.? Se li sono fatti questi conti gli esperti ministeriali, presidenziali, parlamentari, berlusconiani? Ritengo di no. Ma tra poco se li farà la gente. Allora il Piano Casa diventerà il Piano Piano Casa.

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