back

RECENSIONE.
IL VIAGGIO DEL PDL, GENESI E IDEE
DEL «PARTITO
DEGLI ITALIANI»




Il sen. Maurizio Gasparri


n viaggio lungo, dagli anni della marginalità, della solitaria testimonianza, a quelli dei successi elettorali, delle responsabilità di Governo, seguendo i tradizionali valori dell’identità, della patria, della «nazione». Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl, riscopre nel libro «Il viaggio del Popolo della Libertà - Il Pdl e le sue idee», l’ideale continuità tra gli storici valori della destra e il processo di costruzione di un nuovo, grande «partito degli italiani», alla guida oggi del Paese nei marosi della crisi internazionale, con l’ambizione di rappresentare la maggioranza dei cittadini nel realizzare la «rivoluzione italiana» e la modernizzazione del Paese. Un progetto unitario, al quale Alleanza Nazionale ha contribuito in maniera determinante portando con sé, attraverso le varie marce di avvicinamento, la propria identità in evoluzione.
«La destra–sostiene il leader politico–negli anni Settanta ha sempre rappresentato, difeso e tutelato i valori più profondi della patria, della tradizione e dell’identità italiana di fronte a una sinistra che pensava e credeva unicamente all’internazionalismo proletario, al patto di Varsavia, al cosmopolitismo di stampo illuminista». E l’avrebbe fatto, a suo avviso, con pochi altri, avendo anche «la Dc abdicato all’egemonia culturale attestandosi su posizioni di mera gestione del potere». Nonostante questa solitudine iniziale, secondo Gasparri si può parlare di un «album di famiglia allargato», un ricco elenco di cui fanno parte quasi tutti i giganti della tradizione nazionale: da Dante a Leopardi, da Benedetto Croce a Giovanni Gentile, da Gabriele D’Annunzio a Mogol tra i molti, acquisendo sul campo Giovanni Amendola, Piero Calamandrei e perfino Piero Gobetti.
L’italianità del pensiero ha radici profonde, ma deve essere continuamente aggiornata, secondo una visione trasversale. Un altro aspetto di interesse riguarda il concetto di una «memoria condivisa», presupposto pre-politico di una nuova Repubblica, garanzia per la sua unità e continuità. Ma questo, sottolinea il parlamentare, non vuol dire equidistanza da tutto e di tutto, sovrapponibilità di ogni retaggio storico, in uno sterile relativismo. Vi è stata una lunga fase in cui con la sinistra è stato identificato il concetto di democrazia, e con la destra i valori di patria e di identità. Gasparri ricorda come l’esempio di alcuni leader storici della destra abbia contribuito in modo coraggioso a superare l’arroccamento su posizioni identitarie, a tratti retoriche.
Tra questi è ricordato Giorgio Almirante, che in un congresso del 1970 con il motto «non rinnegare, non restaurare» si concedeva ad aperture politiche senza tuttavia perdere le radici. Disse in quella occasione: «c’è un modo più subdolo di tradire i valori di riferimento di una comunità, peggio addirittura di dimenticarli e di eliminarli? È quello di non attualizzarli». Oggi, superando gli sterili steccati della contrapposizione politica-osserva-non vi può essere Patria senza democrazia. Ma pur tenendo fermi i valori del passato, con l’atto fondativo del grande contenitore Pdl, conta il progetto futuro: «Non conterà più chiedersi da dove si è venuti, ma soltanto dove si andrà».
In questo cammino i momenti di identificazione collettiva, che hanno progressivamente cementato provenienze ed orientamenti culturali diversi, sono significativi. Gasparri si sofferma su una data, il 2 dicembre del 2006, quando due milioni di italiani manifestarono in piazza San Giovanni, sito storico delle grandi adunate di sinistra, sottolineando che in quella occasione «abbiamo fisicamente visto il Popolo della Libertà, sentito la sua voce, capito che era giunto il tempo di una svolta unitaria più volte auspicata, ma prima di allora mai con tanta partecipazione conosciuta». Lungo la strada che porta al nuovo soggetto politico, per l’esponente della destra, è importante il passaggio dal «partito ideologico» al «partito progetto».
Il partito progetto, sottolinea, «non abolisce le idee, non abolisce le identità, ma le mette in rete, in circuito. Identità che si mettono insieme per individuare, trovare e affermare nuove soluzioni culturali e programmatiche. In sintesi, un’identità dinamica che attualizza le idee e collega naturalmente la rappresentanza politica alla governabilità». Un paragrafo a parte, merita il rapporto tra Berlusconi e il Pdl. Gasparri vede la necessità di una costituzionalizzazione di questo fenomeno, passando da «Berlusconi leader unico del centrodestra a una classe dirigente stabile e strutturata», nel quadro di un partito «plurale e inclusivo».
E accoglie la necessità del «cesarismo berlusconiano», inteso sia come esigenza - criticabile - di comunicare oggi in modo rapido e deciso direttamente alla nazione attraverso i mass media, sia come la capacità di interpretare meglio della sinistra l’«autobiografia della nazione italiana», cioè dell’«Italia com’è» e non di come «dovrebbe essere». Per Gasparri, Berlusconi continua ad essere percepito come un uomo «antisistema», «antipolitico», capace di offrire un sogno liberista vincente agli italiani, con il famoso ottimismo che offrirebbe maggior coesione, unità nazionale e saldezza delle istituzioni.
Infine, per arrivare alla cronaca degli ultimi mesi, il tema della sicurezza e dell’immigrazione: «A proposito del reato di immigrazione clandestina, sembra repressione ma non lo è, è mettere in rapporto la nostra legalità con chi viene in Italia, che però non deve limitare i diritti degli italiani–spiega al lettore–. Anzi la destra crede fermamente nella priorità degli italiani, a cui si deve aggiungere il contributo di chi, regolare, può entrare e lavorare, a patto che rispetti le nostre regole, la nostra cultura, la Costituzione, in pratica la nostra civiltà».

back