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REGIONE LAZIO.
LA GIUNTA APPROVA
IL PROGETTO DI LEGGE
SUL «PIANO CASA»



 


utelare i territori ricchi da un punto di vista naturalistico, ambientale e culturale e favorire, attraverso la demolizione e ricostruzione degli edifici, la riqualificazione urbanistica dei quartieri. E poi, snellimento delle procedure burocratiche, rilancio delle abitazioni sociali e ritorno della possibilità di riscattare la casa. Sono questi i principali obiettivi della proposta di legge regionale sul «Piano Casa» approvata dalla Giunta Regionale del Lazio. I proprietari di case che sorgono in aree di pregio potranno demolire a proprie spese interi edifici o parti di essi.
Il principio «Abbattere per ricostruire» ha ispirato infatti il premio di cubatura del 35 per cento per chi decide di demolire edifici degradati per ricostruirne dei nuovi, e del 50 per cento per coloro che accetteranno di buttare giù gli stabili situati in zone di massimo valore ambientale, come parchi e coste, per trasferirsi altrove. Gli edifici potranno poi essere ricostruiti in zone esterne a quelle vincolate, incrementando quindi la volumetria dello stabile demolito. Per i Comuni del litorale l’incremento potrà essere anche del 60 per cento a condizione che la nuova destinazione sia turistico-alberghiera con durata non inferiore ai 20 anni.
Ma la proposta di legge riguarda anche le periferie della città: interventi di sostituzione edilizia, modifiche di destinazione d’uso di aree e di immobili e l’incremento fino a un massimo del 40 per cento della volumetria o superficie demolita nelle periferie. «Renderemo più densa la città costruita–ha spiegato il vicepresidente della Giunta e assessore all’Urbanistica Esterino Montino–e la miglioreremo soprattutto nelle vecchie borgate. In quelle aree, infatti, il tessuto urbano non è omogeneo, esistono case molto distanti l’una dall’altra ed è là che vogliamo intervenire».
Con questa proposta di legge la Regione Lazio, infine, promuove sul proprio territorio il ricorso alle residenze sociali: mette quindi a disposizione alloggi realizzati o recuperati da operatori pubblici e privati e istituisce l’albergo sociale, ovvero una struttura residenziale in grado di fornire una sistemazione alloggiativa temporanea con servizi e spazi comuni. Riguardo a quest’ultimo punto l’assessore alle Politiche della Casa Mario Di Carlo ha detto: «Costruiremo abitazioni per le famiglie più disagiate che mensilmente costeranno, per l’affitto o per la rata del mutuo, dai 500 ai 550 euro. I fondi non ci mancano, ne potremmo realizzare circa 30 mila nel Lazio».
Per la realizzazione o il recupero di tali edifici, ha spiegato Di Carlo, «è previsto un apposito albo aperto a operatori pubblici o privati che accetteranno i regolamenti delle residenze sociali. Gli inquilini potranno divenire proprietari dell’abitazione in cui vivono trasformando l’affitto in mutuo e per questo stiamo definendo un protocollo d’intesa con le principali banche. Se l’inquilino non vorrà acquistare, subentrerà nella proprietà l’Ater. Per far fronte all’emergenza sfratti–ha proseguito l’assessore –, si prevede che i Comuni del Lazio istituiscano apposite commissioni per favorire il passaggio da casa a casa; saranno inoltre realizzati alberghi sociali per far fronte alle situazioni di emergenza e un fondo di morosità che garantisca sia i proprietari sia gli inquilini».
In sostanza queste sono le linee guida del provvedimento: 1) no a un aumento indiscriminato delle cubature e a un maxi-condono e sì, invece, alla riqualificazione urbanistica, agli adeguamenti antisismici e ai principi di bioedilizia; 2) la legge guarda sia al privato sia al pubblico, riqualifica le periferie, introduce strumenti per una migliore fruizione del litorale e offre nuove occasioni d’impresa: il tutto sarà accompagnato da un’opera di snellimento delle procedure in materia urbanistica, che prevede il dimezzamento dei tempi per l’approvazione dei programmi e dei progetti, rilanciando peraltro il fascicolo di fabbricato; 3) la proposta di legge recepisce l’accordo Stato-Regioni e dà un quadro di certezze che garantisce nello stesso tempo sviluppo e integrità del territorio; 4) la legge consentirà di avviare, già nei prossimi mesi, un’opera di recupero urbanistico e paesaggistico, garantendo i beni ambientali (aree naturali protette, territori costieri), monumentali e storici e ponendo una particolare attenzione alle nuove tecnologie, soprattutto per quanto riguarda l’energia e il ricorso alle tecniche della bioedilizia.
Per il presidente Piero Marrazzo il Piano casa regionale «è stata una proposta concertata» all’interno della maggioranza «che va al di là di una semplice norma di regolamento: vuole avere una robusta logica anticongiunturale contro la crisi e disegnare quello che sarà il futuro del territorio sia per quanto riguarda il diritto dei cittadini all’abitazione sia per le richieste delle imprese».
«Ci siamo resi conto–ha continuato–che serviva qualcosa di più oltre ai grandi strumenti come il Piano regolatore. Questo piano dà forza e vigore a un settore economico chiedendogli nello stesso tempo di essere innovativo, dalla bioedilizia alle fonti sostenibili fino alle residenze sociali. Nel disegnare i profili dei territori, i centri storici, le coste, abbiamo abbattuto qualsiasi ideologia e ci siamo attenuti al diritto del cittadino ad avere una casa, collegandolo alla difesa dell’ambiente». Il presidente ha concluso: «È un testo su cui chiederò alla maggioranza di essere compatta per farlo approvare nel minor tempo possibile e rispettare i termini che il Governo ci ha chiesto».

 

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