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SAS: IN AIUTO
DELLA NUOVA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.
QUELLA SECONDO BRUNETTA

 

Fabrizio Padua, Industry Sales Manager PA Centrale della SAS

Pietro Betto, Business Development Manager della SAS


Statali (e Comunali): il ministro Brunetta ha avviato un grande cambiamento con la valorizzazione
del ruolo del dirigente, che deve conseguire gli obiettivi e avere premi e promozioni o penalizzazioni e rimozione; la SAS può svolgere un compito fondamentale nel valorizzare
la figura del dirigente


ondata nel 1976 a Cary nella Carolina del Nord, dall’intuizione di Jim Goodnight e John Sall, due ricercatori universitari che pensarono di premettere calcoli statistici alle decisioni delle imprese, SAS registra da 32 anni una crescita costante del fatturato mondiale, pari nel 2007 a 2,15 miliardi di dollari. Conta nel mondo oltre 10 mila dipendenti in più di 400 sedi ed è presente in Italia dal 1987 con una direzione generale a Milano e con uffici a Roma, Torino e Mestre.
La sua attività consiste nel fornire al management di aziende e istituzioni private e pubbliche soluzioni informatiche capaci di razionalizzare i processi decisionali, sviluppare la produttività, ridurre i costi, aumentare i profitti, ricavare il massimo dagli investimenti effettuati. Per ottenere questi risultati le soluzioni SAS si basano essenzialmente sulla raccolta di dati aziendali ed extra-aziendali, sulla loro analisi, elaborazione, trasformazione e «pulizia» al fine di prospettare obiettivi concreti e realizzabili sia all’impresa in generale sia alle sue singole aree.
L’attività di SAS, che si ispira ai principi e alle regole della cosiddetta «enterprise intelligence», si articola in consulenza, applicazione, assistenza tecnica e formazione, ed è svolta da una rete di esperti per ogni specifico settore che affiancano i clienti anche personalizzando le soluzioni. La professionalità dei servizi offerti è garantita dalla competenza acquisita in anni di esperienza e dagli ingenti investimenti compiuti nella ricerca, pari al 21 per cento del proprio fatturato. La quantità di dati raccolti, analizzati ed elaborati da SAS è enorme.
La sua clientela appartiene a tutti i settori del mercato: finanza, industria, telecomunicazioni, servizi, Pubblica Amministrazione, sanità. In questa duplice intervista illustrano l’attività e le prospettive della SAS Fabrizio Padua, che vi ricopre la carica di Industry Sales Manager PA Centrale, e Pietro Betto, Business Development Manager.

Domanda. Qual è il vostro maggiore attuale impegno?
Fabrizio Padua. L’interrogativo attuale, riguardante la riforma che il ministro Renato Brunetta sta lanciando per l’ammodernamento della Pubblica Amministrazione, è questo: che cosa può offrire SAS in termini di esperienza per contribuire a questo processo. Dal nostro osservatorio privilegiato di fornitori, per quello che possiamo vedere si registra una notevole attenzione verso la Pubblica Amministrazione, avviata anche prima dell’avvento del ministro Brunetta ad opera del ministro Luigi Nicolais che l’aveva incentrata sulla riforma del contratto. Il successore si sta muovendo con molta decisione per dare una svolta al sistema anche ai fini di ridurre la spesa pubblica, esigenza prioritaria per il Paese. Brunetta ha cominciato a considerare la Pubblica Amministrazione come un’impresa privata, adottando i conseguenti provvedimenti. Poiché il suo costo principale è rappresentato dal personale, dagli stipendi dei dipendenti, l’attenzione si è rivolta su questi. Con slogan come «Lotta ai fannulloni», «Lotta ai nulla facenti», allo spreco, all’assenteismo ecc. il ministro ha puntato ad accrescere la produttività loro e della Pubblica Amministrazione in generale. Ed è proprio su questo punto che verte la nostra offerta.
D. Come pensate di partecipare a questo processo?
Fabrizio Padua. I principali obiettivi di quello che può definirsi il Piano Brunetta sono: introduzione nella Pubblica Amministrazione di un sistema di valutazione del merito del personale, della sua formazione e del livello di preparazione; mobilità; chiusura di sedi territoriali non produttive; verifica dei risultati ottenuti; criteri per la promozione al ruolo di dirigente. Si tratta di un cambiamento notevole, nel quale spicca la valorizzazione del ruolo del dirigente, che deve essere messo nella condizione di conseguire gli obiettivi e di avere premi e promozioni o penalizzazioni e addirittura rimozione dall’incarico. In questo si inserisce l’offerta della SAS, che può svolgere un compito fondamentale nel valorizzare la figura del dirigente nella Pubblica Amministrazione.

D. In particolare che cosa può fare?
Fabrizio Padua. La nostra azienda raccoglie i dati e, tramite soluzioni software da noi elaborate, li analizza, li valorizza e li trasforma in uno strumento di supporto per le decisioni da adottare. I dati costituiscono una base indiscutibile, a disposizione dei dirigenti per esaminare l’andamento del processo di ammodernamento. SAS promuove e diffonde la cultura del dato che, da essa corretto e reso affidabile, viene messo a disposizione dei dirigenti per attuare il cambiamento che il ministro chiede all’Amministrazione. La nostra offerta consiste nel fornire una piattaforma di dati certificati e sicuri da usare come base per le discussioni e le decisioni. Operazioni del genere sono già avvenute nel mondo dell’industria; abbiamo operato in innumerevoli casi con progetti di successo nel mondo delle banche, delle telecomunicazioni, dell’industria, dell’energia, delle aziende di servizi pubblici; progetti nei quali la piattaforma dei dati ha reso possibile adottare un linguaggio comune, avviare il processo di ammodernamento, raggiungere gli obiettivi. Sotto questo punto di vista il contributo che SAS può dare alla riforma Brunetta è proprio la fornitura di dati giusti al momento giusto e alle persone giuste.

D. Come si articola tecnologicamente la vostra offerta?
Pietro Betto. Da un punto di vista puramente tecnologico, SAS può aiutare la Pubblica Amministrazione a raggiungere l’insieme degli obiettivi delineati partendo dalla condivisione dei dati. In questo momento condividere è un verbo chiave: significa fare in modo che tutta la catena di produzione, dal dirigente al personale della direzione, deve porsi quegli obiettivi. SAS si inserisce in questo processo partendo dalla raccolta del dato. Le informazioni riguardanti buste paga, presenze e assenze ecc. sono ormai consolidate e presenti all’interno delle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali. Il primo punto sul quale SAS entra in azione è la raccolta delle informazioni, operazione che spesso costituisce un problema per gli enti; riuscire a raccogliere in un unico ambiente informativo le fonti dati distribuite in vari sistemi è il primo passo, che noi chiamiamo «data quality» o «data integration». Queste locuzioni nascondono le operazioni di raccolta, trasformazione, integrazione, deduplicazione del dato, eseguite per fornire un’informazione finale pulita, puntuale, che tenga conto di tutti gli elementi distribuiti nei vari sistemi.

D. Che cosa si vuole e si può sapere dai dati e come usarli?
Pietro Betto. Fissare un obiettivo in sede di direzione e sapere quanto un dipendente è produttivo e quali caratteristiche possiede significa capire dalle informazioni classiche, anagrafiche, giuridiche, amministrative, il suo ruolo, le sue mansioni, il suo livello, il suo orario lavorativo, se lavora part time o full time, ma anche il livello di formazione. Occorre avere una fotografia delle caratteristiche del dipendente per migliorarlo attraverso corsi di formazione e di aggiornamento, prevedendo anche attività che gli permettano di raggiungere in maniera più agevole quegli obiettivi. Se s’innesta un processo di questo tipo, il dipendente non si sente - almeno questo è il nostro punto di vista -, una rotella di un meccanismo, ma una parte integrante di esso, coinvolta nel raggiungimento degli obiettivi. Accettarli o meno è una sua decisione individuale, ma la nostra esperienza indica che mediamente il dipendente pubblico non è così mediocre come lo si vuol far credere. La Pubblica Amministrazione è piena di persone che lavorano anche in contesti difficili, senza materiale informatizzato, costrette a muoversi in un mondo cartaceo. Quando il dipendente accetta l’obiettivo del proprio dirigente, diventa parte integrante del progetto. Monitorare il suo percorso professionale è utile anche per lui. Le nostre soluzioni consentono di creare basi dati unificate, centralizzate, all’interno delle quali opera il singolo utente analista e, ovviamente, il dirigente, con differenti modalità di accesso ad informazioni più puntuali, profonde, dettagliate. Il dirigente avrà un’informazione di sintesi che gli permette di osservare l’andamento del budget o la progressiva attuazione degli obiettivi. Questi strumenti sono di facile uso tramite interfacce web molto semplici. Quello che è più importante è il concetto di real time: una volta creato questo ambiente unico, questo data warehouse delle informazioni, queste ultime vengono automaticamente aggiornate. Il che significa che, compiuto una volta il primo lavoro, giornalmente le informazioni vengono aggiornate durante la notte e articolate nelle attività di reportistica, analisi e sintesi, che spesso si fanno con estrema difficoltà.

D. Perché la Pubblica Amministrazione dovrebbe avvalersi della SAS?
Fabrizio Padua. SAS è attiva dal 1976 e si è sempre e solo occupata di produrre software e soluzioni per l’analisi statistica del dato; oggi il mercato è affollato da concorrenti che, per svolgere una parte di analisi, acquistano altre società ma non riescono a fondere i nuovi dati con quelli delle precedenti piattaforme. Noi mettiamo il dato al centro dell’analisi non solo attuando il traditional reporting ma soprattutto aggiungendo componenti analitiche, statistiche e previsionali che, basandosi su modelli matematici, riguardano il passato ma prevedono il futuro. Questo procedimento si adatta perfettamente alla riforma Brunetta, perché valorizzare i dirigenti manager significa anche prevedere il raggiungimento di obiettivi certi e conseguentemente i relativi bonus da concedere in funzione dell’andamento storico. Se si ipotizza la chiusura di piccole sedi, occorre avere la possibilità, con SAS, di compiere simulazioni, analizzare quel che succederebbe, ad esempio, se in una regione si accorpassero due uffici periferici, o se alcuni dipendenti andassero in pensione lasciando scoperte le aree di loro competenza. Le simulazioni che possono farsi con SAS sono in linea con gli obiettivi della riforma Brunetta, come pure l’accertamento della produttività specifica dei singoli dipendenti e di quanto è avvenuto in passato, per prevedere l’effetto di un aumento del carico di lavoro sul singolo dipendente. Unendo i dati relativi al personale con quelli dei costi, quindi attuando il controllo di gestione, si riuscirebbe a definire il problema della produttività del dipendente pubblico. SAS è la scelta ottimale perché siamo super-specializzati in questo ambito, ci occupiamo solo di esso, non sviluppiamo sistemi gestionali tradizionali ma analisi avanzate per l’ammodernamento di alcuni processi della Pubblica Amministrazione.

D. Che succede quando, come spesso avviene nel settore della Pubblica Amministrazione, viene varata una nuova legge?
Fabrizio Padua. Poiché quasi ogni anno cambiano le normative, occorre avere soluzioni applicative flessibili, che diano la possibilità all’utente di aggiornare le regole in modo facile, intuitivo, senza bisogno di rivolgersi al programmatore informatico. Le regole di calcolo e di simulazione devono essere messe a disposizione dell’utente in modo semplice per cui si possa intervenire sui dati senza essere geni dell’informatica.

D. Potete fare qualche esempio?
Pietro Betto. Le norme sulla pensioni cambiano abbastanza di frequente, ogni 4 o 5 anni. A differenza di altri sistemi di analisi, il nostro è più flessibile nella modifica e nell’aggiornamento delle regole perché parte dall’informazione di base: per sapere se un dipendente possiede i requisiti per andare in pensione, occorre sempre considerare l’età, l’anzianità e il sesso, perché quest’ultimo incide sulle altre due informazioni; se il lavoratore, invece di 36 anni di anzianità lavorativa, ha 60 anni di età anagrafica, cambia la regola e occorre riaggregare le informazioni di base secondo un diverso criterio. Il nostro vantaggio consiste nell’usare uno strumento di analisi flessibile, che permette anche di paragonare fenomeni dalle logiche diverse. Un altro esempio sono le indennità elargite in base a una normativa che cambia negli anni successivi: ricostruire a ritroso quanto è costata un’indennità prima della modifica normativa e quanto costa dopo è impossibile con altri sistemi. I nostri invece possono risalire al passato, e consentono di paragonare fenomeni mutati nel tempo.

D. Svolgete anche altre attività?
Pietro Betto. Oltre ad aggregare informazioni di data warehouse, offriamo soluzioni di performance management o di corporate performance management, che definiamo verticali. Si tratta di soluzioni destinate alle direzioni Risorse umane, Amministrazione e controllo di gestione, Relazioni con il pubblico e così via. Sono soluzioni dedicate a un tipo di analisi: si raccolgono dati che contengono nel loro interno una serie di report preconfigurati, resi immediatamente fruibili per rispondere a specifiche esigenze di direzioni o dipartimenti diversi. Alle soluzioni di «performance management», sempre più di attualità, si aggiungono quelle dirette alla formulazione dei bilanci sociali, quindi a tutti gli argomenti che rispondono alle esigenze di tali documenti. La performance management diventa predictive performance management, assume cioè la possibilità di rappresentare un fenomeno come questo si manifesta oggi, e di ipotizzare il futuro con l’analisi statistica; quindi non analisi astronomiche o astrologiche che studiano fenomeni paralleli, ma analisi che studiano il dato, lo proiettano nel futuro, nei mesi e negli anni successivi, per indicare cosa succederà a parità di condizione. Questo permette di dare al management uno strumento che, di fronte a modifiche o indirizzi diversi, permette di prevedere il raggiungimento dell’obiettivo.

D. Quando cambiano Governo, ministri e programmi, siete consultati sugli effetti di eventuali nuovi provvedimenti?
Fabrizio Padua. Sarebbe auspicabile ma non avviene, non c’è ancora la cultura del dato, al contrario del mondo anglosassone dove ogni decisione è basata su dati numerici affidabili, certificati, sicuri. In Italia il dato è l’ultima variabile presa in considerazione; noi siamo a disposizione delle strutture governative per dare un contributo, fornire pareri, compiere simulazioni, vedere cosa succederebbe, dati alla mano, applicando una nuova normativa. Questo avviene spesso, invece, con vari enti non economici. Andrebbero compiuti rilievi più puntuali, sui fenomeni in atto, il giorno prima del varo dei provvedimenti, e poi almeno un mese dopo. Occorrerebbe capire preventivamente gli effetti di ogni riforma. Sarebbe opportuno un nostro coinvolgimento come esperti dei dati in sede di attuazione del programma di Governo. SAS si occupa dell’analisi del dato dal 1976, è in Italia dal 1987 e ha sempre lavorato con la Pubblica Amministrazione; non è quotata in Borsa e proprio per questo può investire in ricerca e sviluppo importi che i nostri concorrenti neppure immaginano: il 25 per cento del nostro fatturato mondiale, che supera i 2 miliardi di dollari l’anno. Questo ci frutta una qualità e una conoscenza dei processi di analisi uniche nel mondo.

D. Avete molti concorrenti?
Fabrizio Padua. Il mondo è affollato di offerte accattivanti, ma assolutamente inadatte a risolvere problemi complessi come quelli della Pubblica Amministrazione, nella quale i dati sono infiniti, c’è bisogno di risultati soddisfacenti e di un’offerta graduabile in base al numero di utenti, alla quantità dei dati da gestire e ai tipi di analisi da fare. In Italia SAS ha personale specializzato pari a 350 unità, di soluzioni, di conoscenza dei fenomeni, di dati a disposizione della clientela.

D. Per emanare le misure idonee, sono stati valutati gli effetti dell’immigrazione in Italia, in particolare sulla Pubblica Amministrazione, derivanti dall’aumentato carico di lavoro e dalla ventilata concessione del voto per le elezioni amministrative?
Fabrizio Padua. A tal fine il Ministero dell’Interno ha già sistemi di reportistica relativi ad analisi fatte a consuntivo. Noi possiamo fornire un contributo per potenziare la parte predittiva e di simulazione; siamo disponibili ad essere coinvolti in un progetto di analisi per verificare dove sono distribuiti oggi i dati e come aggregarli, ripulirli e metterli a disposizione dei sistemi previsionali per compiere simulazioni in tempi stabiliti, con costi certi e risultati facilmente ottenibili. I Ministeri possiedono i dati, occorre valorizzarli, non lasciarli ammuffire in moduli cartacei, nascosti nelle cantine. I dati sono un patrimonio, quelli della Pubblica Amministrazione devono diventare tali, vanno indicati nella parte attiva del conto economico, come hanno fatto le aziende di telecomunicazioni con i dati relativi alle propensioni all’acquisto dei loro clienti. SAS aiuta la Pubblica Amministrazione a trasformarli. Ma occorrono interlocutori sensibili, che capiscano l’utilità dell’analisi.

D. I politici non lo sono?
Fabrizio Padua. Talvolta hanno usato SAS per negoziare con i sindacati sulla base di dati incontrovertibili. Esistono politici e dirigenti illuminati che, per raggiungere una soluzione negoziale, usano dati certificati forniti da noi. Le contrattazioni sindacali sono un esempio, ma i casi saranno sempre di più, soprattutto nell’applicazione di una riforma della Pubblica Amministrazione nella quale i dati adeguatamente elaborati, e quindi non discutibili, possono costituire una piattaforma comune di discussione, un punto di partenza per un’intesa.

D. Che valore hanno i vostri dati?
Pietro Betto. Se si condivide il dato, c’è poco da dibattere; se la decisione è assunta sulla base di esso, si può essere d’accordo o meno sulla linea politica, ma il motivo della decisione diventa indiscutibile. Il politico adotta decisioni secondo certe logiche, ma quello che vale è la cultura operativa e organizzativa. Il politico passa, anche il dirigente centrale passa, ma la forza lavoro non passa. Se si riesce a stabilire questo concetto, cambierà il politico, cambierà il dirigente centrale ma la forza lavoro avrà innestato un processo mentale che sarà favorito dalla riduzione dell’età media del personale, oggi molto alta; in questo campo si assisterà a una rivoluzione e questo è proprio il momento adatto per diffondere la cultura dell’analisi dei dati.

D. Quale sarà il futuro di quello che era definito «lo statale»?
Fabrizio Padua. È stato calcolato che la maggior parte dell’attività del dipendente pubblico si svolge nel «back office», ossia non a contatto con il pubblico, mentre i politici sarebbero interessati a migliorare i rapporti con il cittadino, quindi a potenziare il «front office», la presenza allo sportello, ove si reca la gente per risolvere in un attimo i propri problemi, quando non lo fa addirittura su internet. SAS può dare un contributo non solo con analisi e simulazioni, ma con l’automazione della massa di processi che impegnano nel back office la stragrande maggioranza dei pubblici dipendenti. In particolare essa potrebbe automatizzare la raccolta, l’integrazione, la pulizia e la presentazione dei dati necessari alle applicazioni proprie del front office.

D. Il ministro Brunetta e la sua struttura hanno utilizzato la SAS?
Fabrizio Padua. Ci stiamo accreditando presso la nuova compagine governativa per presentare le soluzioni che possiamo mettere a sua disposizione. Il Governo deve raggiungere risultati in tempi rapidi e con budget certi. In questo, senza pretendere di risolvere i problemi della Pubblica Amministrazione, possiamo dare un contributo sostanziale. Nelle aziende private presso le quali operiamo, i risultati si devono ottenere in un tempo certo e definito, altrimenti il responsabile viene tempestivamente rimosso.

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