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Affari e cultura. Mostre,
presentazioni, avvenimenti ecc.


a cura di Romina Ciuffa

 

 

 

A ferrara la materia:
Mirò e la sua terra
tra sessualità e simbologia

Joan Mirò, «Donna davanti al sole»,
del 7 luglio 1938,
e «Donna», del 1946

Mirò a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 17 febbraio al 25 maggio con una mostra ampia, articolata, destinata a ripercorrere l’intera parabola creativa dell’artista catalano gettando nuova luce su aspetti della sua ricerca sinora trascurati. «Mirò: la terra», organizzata da Ferrara Arte e dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, è la prima esposizione internazionale ad indagare in modo sistematico il legame dell’artista con la terra nello sviluppo della sua immaginazione e della sua arte. Miró è interessato al tema della terra nelle più ampie accezioni e simbologie e coltiva una serie di ricerche centrali aventi per oggetto la raffigurazione del mondo rurale e contadino, la sessualità e fertilità, il culto delle origini, la metamorfosi e l’aldilà, l’eterno susseguirsi di vita e morte e l’esaltazione della materia e dei materiali. Per seguire la carriera di Miró dagli esordi agli ultimi anni trascorsi nella casa-atelier di Palma di Maiorca, la mostra, curata da Tomàs Llorens, esplora l’affascinante intrecciarsi di questi motivi e ne offre inedite chiavi di lettura grazie a un’ampia selezione di dipinti, sculture, collages, assemblaggi, disegni, litografie, provenienti dalle più prestigiose collezioni sia pubbliche sia private del mondo.
 

Pinturicchio compie 550 anni.
In Umbria
lo festeggiamo così


Bernardino di Betto
detto Pinturicchio,
«Autoritratto», Cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello

L'articolata iniziativa dedicata a Bernardino di Betto detto il Pinturicchio celebra il 550esimo anniversario della nascita di un protagonista del Rinascimento italiano, artista-simbolo della città di Perugia, ma soprattutto rinnova l’attenzione del pubblico e della critica nazionale e internazionale verso il patrimonio umbro intorno a una mostra principale, realizzata a Perugia nella sede della Galleria nazionale dell’Umbria dal 2 febbraio al 29 giugno. Uno speciale collegamento esterno all’esposizione è realizzato a Spello, per la valorizzazione della Cappella Bella nella locale Chiesa di Santa Maria Maggiore, capolavoro dell’artista, mentre un particolare allestimento illuminotecnico consente la migliore fruizione del prestigioso ciclo pittorico, accompagnato da un accurato apparato didattico per la presentazione degli aspetti storico-artistici, iconografici e tecnici. Nella sede spellana anche originali iniziative di accoglienza con pièces teatrali e itinerari inediti guidati nella città. Un particolare interesse è riservato alla riscoperta delle testimonianze pinturicchiesche, ancora presenti nei luoghi di origine, che permette di ampliare l’offerta culturale con visite nel territorio coinvolgendo altri centri umbri quali Trevi (Complesso Museale di San Francesco), Spoleto (Duomo), Orvieto (Duomo), Città di Castello (Museo del Duomo), San Martino in Colle di Perugia (Chiesa della Madonna del Feltro), Spello (Chiesa di Sant’Andrea).

Lussi e Belle Epoque esplodono a Rovigo


Lussi e Belle Epoque esplodono a Rovigo


Vittorio Corcos, «In lettura sul mare», 1910; in alto, Giacomo Grosso, «La femme», 1895

La «Belle Epoque»: poco meno di quarant’anni di storia europea caratterizzati da un tumultuoso sviluppo, da un’incrollabile fede nel progresso, dalla spensieratezza e da belle donne. La luce elettrica annullava le differenze tra il giorno e la notte, a Parigi s’innalzava la Tour Eiffel, si vivevano i fasti dell’Esposizione universale e si celebrava il ritorno delle Olimpiadi. L’arte seppe farsi specchio di questi tempi, in Francia ma anche in Italia. Vivendo tra l’una e l’altra capitale, Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos, Gioli, Banti e Panerai mutuarono l’allure parigina coniugandola con i fermenti italiani. Proprio dell’arte in Italia tra 1880 e 1915 darà conto la rassegna che dal 10 febbraio al 13 luglio concentra nel Palazzo Roverella di Rovigo circa 110 dipinti e una trentina di affiches per raccontare le mode, le pause dell’intimità e della ricreazione, le gite al lago o al mare, la vita notturna nei teatri e nei tabarin, i veglioni, i casinò, le passeggiate a cavallo, i riti mondani, le galanterie ma anche i vizi e gli eccessi di quell’epoca. Attraversano la complessa stagione artistica della Belle Epoque in Europa la ventata impressionista, il gusto pompier e l’esplosione della ritrattistica mondana, da Giovanni Boldini a Sargent. Le mutazioni intervenute tanto nel paesaggio urbano grazie all’evoluzione dei mezzi di trasporto, quanto nell’abbigliamento, appassionano senza soluzione di continuità gli esponenti delle varie tendenze pittoriche. Tra il 1880 e il 1915 molti furono i ritrattisti che cercarono di eternare la fisionomia femminile secondo i crismi di consapevolezza sociale e culturale da una parte e di raffinata eleganza dall’altra.

La luce del nuovo
museo del design


«Macchina», installazione permanente nel Triennale Design Museum

Apre al pubblico il Triennale Design Museum di Milano,
accessibile da un ponte che permette al museo di essere all’interno della Triennale ed anche corpo autonomo e visibile nella sua funzione, in una struttura dinamica che coniuga arcaicità e tecnologia e si caratterizza per la presenza di un laboratorio di restauro. L’installazione permanente «Macchina» di Ernesto Gismondi, presidente dell’azienda Luce Artemide, ha ricreato l’emozione legata alla nascita della luce. «Macchina» è un sistema multimediale che entra nel mondo delle emozioni e intende immergere lo spettatore nel flusso di sensazioni e stati d’animo che coinvolgono chiunque veda nascere e diffondersi l’emozione della luce. L’installazione luminosa crea una dimensione emotiva costantemente accessibile, unendo tecnologie avanzatissime e sensazioni in una sintesi inedita di 6 metri di lunghezza, 3 di profondità e 2,50 di altezza, e 39 monitor Sèleco Lcd da 42 pollici, attraverso i quali avviene la performance multimediale.

Como, fotografare la realtà

Una fotografia
di Franco Vimercati

Il 22 febbraio e fino al 30 marzo è aperta al pubblico di Como, nel centro presso Borgovico 33, la prima retrospettiva dedicata al fotografo Franco Vimercati (Milano, 1940-2001), che ne ripercorre il cammino artistico dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Novanta: dalle prime immagini con i ritratti di gente delle Langhe, le uniche scattate all’esterno - in mostra una copia d’epoca del catalogo e il ritratto del Vinaio - a quelle dell’acqua Levissima, un impegnativo lavoro di matrice concettuale presentato un’unica volta a Modena nel 1975, alle serie di fotografie con i dettagli del parquet e delle mattonelle. Parallelamente nelle Scuderie di Villa e Collezione Panza-Fai di Varese sarà esposta una selezione di fotografie degli anni Ottanta del Novecento, il cui nucleo centrale proviene dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo.

Lisetta Carmi nuda e cruda

Una foto di Lisetta Carmi

A Napoli fino al primo marzo la galleria One Piece presenta una personale di Lisetta Carmi dal titolo «I travestiti». L’artista ha avuto un ruolo di rilievo nella fotografia italiana per la maniera insolita e fuori dai canali ufficiali di indagare sul tessuto sociale, ruolo rafforzato anche da una personalità forte e affascinante. Gli scatti esposti colgono dei travestiti nel contesto quotidiano, nei gesti riservati e in un dialogo con se stessi fatto di espressioni che li svelano da un lato umano. Si domanda: i travestiti svolgono un servizio sociale? Sono l'espressione enfatizzata ed esasperata di un modo ormai superato (o in via di superamento) di considerare la donna come un bene di consumo? Sono l'avanguardia paradossale e contraddittoria di un modo nuovo di concepire (o di abolire) i ruoli assegnati all'uomo e alla donna? O sono tutte queste cose insieme? Ancora oggi queste foto della Genova degli anni Sessanta risultano spietate e graffianti.

Napoli celebra
San Francesco Caracciolo

Ospedale Incurabili, reliquiari della Compagnia dei Bianchi; sopra: statua
lignea del Santo, Palazzo Caracciolo
di Villa Santa Maria

In occasione delle celebrazioni del quarto centenario della morte di San Francesco Caracciolo (in origine Ascanio), fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori, e in concomitanza con l’anno giubilare caraccioliano, l’Ordine ha organizzato una mostra di foto di Luigi Spina sul tema del viaggio, che ripercorre i luoghi dove visse e operò il santo. L’esposizione è ospitata, fino al 30 maggio, nel complesso monumentale di Santa Maria Maggiore di Napoli, riaperto al pubblico dopo i lavori di restauro cominciati nel 1975. Un percorso parallelo al cammino di fede di Caracciolo, uomo di nobiltà («principe») che lasciò tutti i propri averi e la propria posizione per divenire servo di Dio dedito all’evangelizzazione e alla carità, sulla scia di San Francesco d’Assisi.


Il gioco è per noi
costante lavoro

Imperdibile, prima della chiusura del 15 febbraio, la mostra «Nei panni di una bambola»: nella Sala Santa Rita di Roma sono riunite sotto il marchio Lenci circa 60 esemplari di bambole provenienti da una più ampia collezione privata che raccoglie oltre 200 pezzi dal 1874 agli anni Sessanta. «Ludus est nobis constanter industria» («Il gioco è per noi costante lavoro») è il motto scelto da Elena Konig Scavini, singolare figura di artista e fotografa che nel 1919, ispirata dai poetici e sognanti pupazzi di feltro della ditta tedesca Steiff, cominciò a realizzare i primi esemplari di bambole in stoffa.
 

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