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Affari e cultura. Mostre,
presentazioni, avvenimenti ecc.


a cura di Romina Ciuffa

 

 

 

Abbassarsi al livello di un cane
e fotografare. A Modena
gli scatti di Franco Vaccari

Franco Vaccari, La città vista a livello di cane, 1967-1968

Franco Vaccari. Opere 1955/1975» è nella Palazzina dei Giardini e nel Fotomuseo Giuseppe Panini di Modena fino al 17 febbraio. Innanzitutto un’esposizione in tempo reale realizzata ad hoc per la mostra modenese, la numero 37, intitolata: «C’ero anch’io 2007»: una photomatic all’ingresso della Palazzina dei Giardini che scatta per chiunque lo voglia una strip di foto corredate di tutti gli elementi che contestualizzano lo scatto e certificano un momento di esistenza. L’ala di sinistra dell’antica serra ducale ospita invece le opere degli esordi, il corpus di fotografie inedito intitolato «Radici» e realizzato tra il 1955 e il 1965. Alcune decine di istantanee che documentano la città, abitanti e riti; una serie di flash (ogni fotografia si illuminerà soltanto al passaggio del visitatore) usati come schermi su cui fissare esperienze di altri. Quindi Vaccari nega il punto di vista classico: fra il 1967 e il 1968 fotografa «La città vista a livello di cane» gli fa abbassare la macchina dai soliti 170 centimetri a 50. Ancora protagonisti gli animali nel video «I cani lenti», in cui alcuni randagi sono ripresi al rallentatore, una modalità che mostra l’interazione fra la macchina da presa e gli animali che si sentono osservati. Dai viaggi della memoria a «Trip lucido - Esposizione in tempo reale n. 12», un lavoro storico di Vaccari realizzato nella torre di Graz nel 1975 e «reinstallato» per l’occasione.
 

A Forlì Guido Cagnacci
tra il Guercino e Caravaggio
si trova proprio a suo agio


Guido Cagnacci, Il Ratto di Europa, olio su tela, Bologna - Collezione Molinari Pradelli

L'esposizione «Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni» è ai Musei San Domenico a Forlì dal 22 gennaio al 20 giugno. La mostra costituisce la più grande monografica nazionale dedicata al pittore e ricostruisce gli inizi della sua attività nella terra natale, già toccata da fermenti naturalistici; quindi lo accompagna a Roma, dove Cagnacci si reca a più riprese in compagnia di Giovan Francesco Barbieri (il Guercino), venendo in contatto con le opere del Caravaggio e dei suoi seguaci. Poi è la volta di Bologna, dove si misura con i risultati raggiunti da Guido Reni, promotore di una pittura fortemente idealizzata da cui Cagnacci desume una nuova monumentalità ma senza che le sue immagini perdano fisicità e spessore carnale. La mostra affianca ai capolavori giovanili di Cagnacci dipinti del Caravaggio e dei suoi seguaci, da Vouet a Van Honthorst a Serodine ad Orazio e Artemisia Gentileschi, nonché di Guido Reni e di Guercino, e di artisti romagnoli che svilupparono i modi dell’artista. In seguito Cagnacci privilegia soggetti profani, soprattutto di nudo femminile, che gli procurano grande fama e lo portano a lavorare in ambienti segnati da una grande libertà, prima a Venezia e poi a Vienna. È questa la produzione tuttora più celebre del pittore, che ne fa uno degli artisti più apprezzati in ambito internazionale.

Milano. Diabolicamente violino e l’arte della liuteria


Regazzoni, «Spicchi di violino», 2006,
scultura in bronzo


Domenica Regazzoni. Sotto, «Tavola con corde», 2002, assemblage

Liuteria alla Bocconi: fino al 7 marzo la Sala Soggiorno dell’Università milanese mette in mostra i lavori di Domenica Regazzoni in «Lo spartito del sogno - Opere recenti ispirate all’arte della liuteria», e proponendo una trentina di opere pittoriche e scultoree realizzate dal 2001 al 2006 con materiali eterogenei: dalle tavole in legno rielaborate, alla tela e alla carta, dalle sculture in legno a quelle in bronzo. Primaria fonte di ispirazione la memoria del padre Dante, scomparso nel 1999, maestro liutaio degno erede di grandi predecessori quali Stradivari e Amati. L’artista utilizza materiali naturali, elementi e forme della liuteria, pittura e scultura, come in «Violino scomposto», scultura del 2006 in legno di acero e abete che riproduce con forme sintetiche lo strumento musicale; stessa purezza di linee anche in «Contorno di violino», scultura in legno d’acero del 2004. Di intenso valore e significato sono gli assemblages e i collages, ampiamente rappresentati in mostra, sui quali si ritrovano ricci, piroli, fondi, frammenti di violino che richiamano metonimicamente l’intero strumento e il lavoro preciso e metodico dell’artigiano che lo costruisce. Domenica Regazzoni riesce dunque ad unire arte visiva e musica ricordando la presenza del violino, strumento magico, che ai tempi di Paganini era ancora considerato diabolico poiché era ancora impensabile che da una scatola di legno con manico o corde sfregate da un archetto potessero uscire quantità immense di suoni. Questo il centro del lavoro dell’artista, liutaia nel pensiero e in parte nella mano, che si arricchisce in un gioco mutevole di sensazioni orientali e occidentali di ricerca e di semplificazione.

Caravaggio a Trapani
negli occhi di Sir Denis Mahon


Caravaggio, I Bari,
Collezione privata, Londra

«Caravaggio. L’immagine del Divino», a Trapani fino al 14 marzo presso il Museo Conte Agostino Pepoli, celebra i 400 anni dal passaggio del maestro in Sicilia attraverso l’occhio di Sir Denis Mahon, al suo novantasettesimo compleanno, uno dei massimi esperti del seicento italiano. Per la prima volta, sarà esposta l’opera «I Bari», in deposito ad Oxford all’Ashmolean Museum. Uno straordinario percorso espositivo, quello voluto da Mahon, con opere anche inedite, realizzate dal Caravaggio negli ultimi anni della sua vita durante la fuga da Roma, ad evidenziare la genialità e la profonda sensibilità dell’artista che diede voce al sentimento religioso e all’anelito del divino che caratterizzò la cultura seicentesca, dalle prove giovanili fino alle ultime tragiche opere.

Verona. Ferri trasparenti, piani appesi e sospesi

Sopra, «Addio Cimabue», 1966. Sotto, Muraglia Cangrande, 1977

Il pensiero e l’opera di Pietro Consagra, nato nel 1920 e scomparso nel 2005, per la ricerca di un nuovo rapporto tra l’uomo, lo spazio e la scultura, e per l’originalità delle soluzioni contro il concetto di tridimensionalità - per lui «matrice monumentale di un linguaggio estinto» - rivestono un ruolo speciale nella riflessione estetica della seconda metà del ‘900. Ecco una rassegna dal taglio inedito, quella di Verona (fino al 30 marzo alla Galleria dello Scudo e al Museo di Castelvecchio) che percorre con cinquanta opere quarant’anni di lavoro dell’artista dei Piani sospesi, dei Ferri trasparenti, dei Piani appesi e dei Giardini, con lavori già esposti nelle personali di Roma, New York e Rotterdam tra il 1966 e il 1967.

Proiettare video
su mura antiche

ZimmerFrei, Teenage Lightning,
2006, Video

Dopo il successo dell’edizione estiva, quella invernale - che si conclude il 16 marzo - torna nei luoghi più segreti della Roma sotterranea illuminati dalle luci dei video di sette artisti italiani delle ultime generazioni. «Luci dell’Arte» unisce archeologia ed arte contemporanea e fa incontrare l’antichità con le opere moderne e sensibili di un gruppo di artisti quali Stefano Cagol, Paolo Chiasera, Marzia Migliora, Diego Perrone, Riccardo Previdi, Nico Vascellari e Zimmerfrei. La vita quotidiana nella Roma Imperiale viene raccontata accanto alla modernità e viene data vita a un dialogo tra video e rovine nei luoghi delle Case Romane sotto San Paolo alla Regola, dell’insula dell’Ara Coeli, del Museo delle Mura, del Mitreo del Circo Massimo, di San Crisogno, della Settima Coorte dei Vigili.

Roma sparita. A Roma

Ettore Roesler Franz, un acquerello

Fino al 24 marzo una mostra raccoglierà una ricca selezione di acquerelli del famoso vedutista dell’Ottocento, Ettore Roesler Franz nel centenario della sua morte. «Paesaggi della memoria: gli acquerelli romani di Ettore Roesler Franz dal 1876 al 1895», al Museo di Roma in Trastevere - simbolo della vita popolare romana di fine Settecento e Ottocento - si sposterà nell’Europa dell’est e del nord tramite la rete degli Istituti Italiani di Cultura. Padrone assoluto della tecnica dell’acquerello, artista poliglotta dalla mentalità cosmopolita e, allo stesso tempo, profondamente legato alla sua città, l’artista diede testimonianza dei profondi cambiamenti vissuti da Roma dopo la sua proclamazione a capitale d’Italia nel 1870 e dopo l’ultima, disastrosa alluvione del 31 dicembre dello stesso anno.


Triceratopi a Cremona

La riproduzione
di un iguanodonte

Una colonna di dieci tir è in viaggio da Londra alla volta di Cremona. Trasporta dei dinosauri. Ad ospitare gli enormi bestioni che hanno attraversato l’Europa è la Fiera di Cremona dove, fino al 25 marzo, saranno esposti nella mostra «Dinosauri» proposta dall’Apic di Cremona, in collaborazione con il Natural History Museum di Londra e Kokoro Dreams. Si impongono di fronte l’imponente mole del Torrazzo le realistiche riproduzioni degli enormi rettili estintisi oltre 60 milioni di anni fa quali triceratopi, protoceratopi, brontosauri, T-rex e stegosauri. Cremona sarà l’unica tappa italiana della mostra, una proposta dal taglio scientifico-spettacolare e didattico-interattivo, con 16 grandi modelli animati, 7 grandi modelli statici (il più grande arriva ai 12 metri di lunghezza per 4 di altezza), 3 teste animate, 20 repliche, 13 attività interattive con scavi virtuali di grande fascino.
 

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