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Necessario allo sviluppo
il movimento
cooperativo

di IVANO BARBERINI
presidente dell’Alleanza
Cooperativa Internazionale

temi dell’innovazione e della responsabilità sociale e ambientale sono stati al centro dei lavori dell’assemblea generale dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, tenutasi a Singapore lo scorso ottobre e alla quale hanno partecipato circa 1.000 delegati e osservatori di oltre 70 Paesi. Più recentemente la conferenza sul clima organizzata dall’Onu a Bali ha discusso le contraddizioni legate alla realtà e al drammatico bisogno di muoversi verso la direzione giusta. In un mondo che corre nessuno può dirsi estraneo a problemi che investono l’intera umanità. Il rischio ecologico ha forme minacciose, ineguaglianze e povertà tendono a crescere, il mantenimento della pace rimane complesso e difficile.

Le differenze tra le diverse regioni del mondo, soprattutto nella componente socio-economica, tendono ad ampliarsi. I Paesi africani hanno un reddito medio pro-capite 11 volte inferiore a quello dei Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo. Peraltro questo indice non riflette la reale distanza sociale. Il caso del Mozambico è emblematico: il prodotto interno cresce quasi come in Cina ma il livello di sviluppo umano è tra i più bassi al mondo.

Molti Paesi in via di sviluppo, in particolare i più poveri, mancano del collante fondamentale per la crescita: la creazione e diffusione di un sapere che consenta di conoscere e gestire le nuove tecnologie. L’ineguaglianza nella partecipazione ai benefici della globalizzazione nasce dalla diversa possibilità di accesso al sapere. Nel mondo vi sono quasi 800 milioni di analfabeti, due terzi dei quali donne. Va aggiunto il probabile, mancato raggiungimento degli «Obiettivi del Millennio» entro il 2015, con il rischio di aggravare le relazioni tra nord e sud del mondo e rendere socialmente ingestibile la situazione, a livello locale e globale.

Il sistema cooperativo è impegnato a contribuire alla soluzione di questi problemi. La campagna contro la povertà, condotta con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, e i progetti di sviluppo sostenuti da varie organizzazioni cooperative dei Paesi sviluppati puntano ad aiutare la formazione di competenze e a incentivare la cultura dell’auto-aiuto e dell’auto-sviluppo per far crescere imprese e sistemi sociali. La creazione di un tessuto di imprese partecipate nei Paesi più poveri migliora le condizioni di vita, rafforza l’idea cooperativa e diffonde la cultura della solidarietà e della libertà di intraprendere. È una strada diversa dalla cultura dell’assistenzialismo, improduttiva e spesso dannosa.

Anche nei Paesi sviluppati, il malessere sociale è crescente, frutto di una società frammentata, di individui che nutrono una scarsa speranza nel futuro, alle prese con difficoltà economiche, problemi comuni e sofferenze sempre più vissute in solitudine. Il recente rapporto del Censis fornisce un quadro impietoso della realtà italiana e invoca l’impegno delle «minoranze», le sole ritenute in grado di agire per produrre le necessarie innovazioni. Un ambiente sociale più difficile e una competizione globale sempre più dura mettono in discussione tutto e tutti.

Può vincere la sfida non soltanto chi ha le migliori performance economiche ma chi propone modelli di sviluppo capaci di unire la crescita al miglioramento degli standard di vita, l’attività economica alla tutela dell’ambiente, della salute e della creazione di lavoro dignitoso, i comportamenti etici nella gestione al rispetto della dignità delle persone. Le imprese devono essere sempre più efficacemente organizzate per l’innovazione, selezionando le cose che vanno cambiate e quelle che vanno mantenute. Sono scelte decisive e per questo difficili e dolorose.
L’innovazione e lo sviluppo non sono il risultato di azioni improvvisate bensì di una lunga catena che parte dall’istruzione e si realizza mediante l’attivazione di energie alimentate dalla diffusione del sapere e delle competenze. Innovare attraverso l’attività d’impresa significa fare cultura attraverso i progetti, la loro sperimentazione e la diffusione delle esperienze maturate. È necessario adottare sistemi che riconoscano il valore di ciascuno, che aiutino le persone ad investire su se stesse e a rischiare, incoraggiandole ad essere innovative e nello stesso tempo parte attiva di un sistema di imprese retto da valori e da principi etici. In particolare è importante dare ai giovani e alle donne migliori condizioni per entrare nella realtà competitiva e per crescere nei ruoli manageriali e di leadership.

La cooperazione abbina la responsabilità individuale a quella condivisa con altri per il raggiungimento di obiettivi comuni. Questa via si è in molti casi rivelata produttiva sul piano sia economico sia sociale, perché si accompagna al cambiamento della struttura sociale, crea coesione e sviluppo sostenibile e durevole, costruito con piccole opere costantemente perseguite. È su questi terreni che la cooperazione esprime il meglio di sé. L’etica e la competenza sono le colonne portanti dello sviluppo cooperativo e la via maestra dell’innovazione, sociale e imprenditoriale.

Il sistema di imprese cooperative costituisce una realtà rilevante in questo inizio del 21esimo secolo. Le 300 più grandi cooperative o società da esse controllate hanno complessivamente un giro di affari equivalente al prodotto interno lordo del Canada. In Norvegia le cooperative gestiscono il 99 per cento della produzione di latte del Paese; in Kenya l’attività cooperativa contribuisce per il 45 per cento al prodotto interno lordo, in Brasile per il 6 per cento, in Italia per il 7 per cento e in Nuova Zelanda per il 22 per cento. Nello Sri Lanka il 16 per cento della popolazione è socio della cooperazione di credito; in Giappone si è realizzato un imponente sviluppo della cooperazione agricola e della pesca, mentre la coop di consumatori associa oltre un terzo delle famiglie giapponesi.

In Finlandia, è cooperativo il 74 per cento della produzione di carne; nel Kuwait, le cooperative di consumatori hanno più dell’80 per cento del commercio al dettaglio; in India, le cooperative sono oltre 540 mila con 237 milioni di soci; negli Usa il 40 per cento della popolazione è socio di cooperative, soprattutto bancarie, mentre le cooperative elettriche forniscono energia a 37 milioni di soci-utenti; in Estonia il 45 per cento delle famiglie vive in case cooperative; in Olanda le cooperative rappresentano il 75 per cento del mercato agricolo; in Francia vi è stato uno sviluppo imponente di mutue e banche cooperative; in Svezia, il 66 per cento dei centri privati di cura giornaliera è cooperativo.

Ovunque il sistema cooperativo ha grandi opportunità di sviluppo perché la società moderna ha bisogno della sua azione. Per coglierle esso deve avere però chiarezza progettuale e coraggio nell’abbandonare quanto di vecchio e obsoleto vi è nella struttura, nell’organizzazione, nelle politiche, nell’immagine. Ora più che mai è questa la sfida più alta e decisiva. Il futuro è di chi sa proporre valori vincenti, ha idee innovative e dimostra di avere la capacità di tradurle in fatti, nell’interesse generale.

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