CESARE SAN MAURO:
UNA «CASSA»
PER RIDURRE
ALCUNE TARIFFE ELETTRICHE
Cesare San Mauro,
presidente
della Cassa Conguaglio
per il Settore elettrico
Il presidente della
Cassa Conguaglio
per il Settore
elettrico illustra
l’attività svolta
dall’organismo
che ha il compito
di gestire
le contribuzioni
all’impresa
nell’ambito
del settore elettrico
e del settore gas
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ncaricata di erogare alle imprese di distribuzione di energia elettrica e di gas, o ad altri soggetti industriali, contribuzioni pubbliche a copertura di sovraccosti, per acquisti di energia rinnovabile o per tariffe «speciali», la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico svolge le proprie funzioni istituzionali fornendo la massima collaborazione all’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas e ottenendo soddisfacenti risultati grazie al razionale impiego delle risorse finanziarie a sua disposizione. I compiti della Cassa sono molteplici; fra essi l’attività ispettiva diretta ad accertare i quantitativi di energia rinnovabile (CIP6) effettivamente prodotta dai privati e venduta al GSE, il Gestore dei Servizi Elettrici. Ne illustra l’attività e le prospettive il presidente avvocato Cesare San Mauro.
Domanda. Quale funzione svolge la Cassa Conguaglio per il settore elettrico?
Risposta. Agisce, in primo luogo, come finanziatore unico degli acquisti per il mercato nazionale di energia rinnovabile e assimilata alla rinnovabile (fotovoltaico, idroelettrico, eolico). Inoltre agisce come finanziatore di alcune società elettriche ma anche di alcune imprese industriali. Per esempio, delle società elettriche operanti nelle isole minori come Capri, Giglio, Lipari; si tratta in pratica di quelle aziende elettriche che distribuiscono l’energia a tariffa nazionale anche se le particolari condizioni del territorio (isole minori) richiederebbero tariffe maggiori, che costituirebbero un onere eccessivo per i residenti. La Cassa eroga a tali aziende un contributo finanziario diretto a compensare i maggiori costi che non vengono addebitati agli abitanti di quelle aree. Lo stesso avviene in favore di quelle aziende industriali cosiddette energivore in quanto consumano grandi quantitativi di energia elettrica, necessaria per alcune particolari lavorazioni industriali; per esempio le acciaierie che producono acciai speciali, i grandi cementifici, le produzioni di alluminio e la Rete Ferroviaria italiana.
D. Quanto e a quale titolo la Cassa eroga contributi a quest’ultima?
R. Il budget complessivo della Cassa è di circa 6 miliardi di euro l’anno. Di questi, circa 3 miliardi sono destinati al GSE; dei restanti, 1,4 miliardi sono destinati a varie attività e 1,6 miliardi agli interventi prima citati. Di questi ultimi, il 20 per cento, in pratica 320 milioni di euro, vanno alla Rete Ferroviaria Italiana perché, se questa dovesse pagare alle tariffe normali l’elettricità che usa per far marciare i treni e altro, il costo dei trasporti sarebbe molto più elevato e conseguentemente i biglietti ferroviari dovrebbero costare molto di più. La Cassa, pertanto, svolge una funzione di sostegno e calmieratrice, che diventa sempre più delicata in un mercato sempre più liberalizzato nel quale, in base a un’iniziativa dell’allora ministro dell’Industria Pier Luigi Bersani, si è proceduto alla separazione netta delle tre funzioni svolte in passato - salvo i casi di gestione diretta da parte di alcuni Comuni - tutte dall’Enel: produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica.
D. Qual è la situazione attuale?
R. L’Enel, che ha dovuto cedere ad aziende private alcune centrali di produzione, continua ad avere un ruolo rilevante, ma nel settore sono presenti anche altri operatori che producono energia elettrica, la cui trasmissione è affidata a Terna spa, società totalmente separata e a prevalente partecipazione pubblica (Cassa Depositi e Prestiti). Per quanto riguarda la distribuzione dell’energia elettrica, siamo alla vigilia di uno storico avvenimento: dal primo luglio prossimo, in base alla normativa comunitaria, assisteremo alla piena liberalizzazione della distribuzione di elettricità. Inoltre la liberalizzazione, riguardante solo i settori della produzione e della distribuzione, dovrà attuarsi anche nel gas. In sostanza, dal primo luglio prossimo l’utente potrà scegliere il proprio fornitore di energia elettrica.
D. Che cosa avverrà dopo?
R. Stiamo assistendo a un mercato in forte evoluzione, in cui gli operatori del settore elettrico stanno assumendo nuove funzioni. In base anche agli ultimi provvedimenti, il Gestore del Servizio Eletttrico ha il compito di intervenire nel settore delle fonti rinnovabili; il Gestore del mercato praticamente svolge la funzione della Borsa elettrica, attraverso la quale si potrà acquistare l’energia; un altro strumento è l’Acquirente Unico, che ha una funzione essenzialmente sociale, in quanto può intervenire in situazioni di svantaggio.
D. Come si finanzia, a sua volta, la Cassa Conguagli e come si inserisce in questa complessa architettura?
R. Riceve una percentuale delle tariffe pagate da tutti i consumatori italiani di elettricità, quindi da utenze sia familiari sia aziendali. Ha anche un’altra funzione rilevante, di carattere ispettivo. Poiché dove esistono interventi finanziari c’è la possibilità che si verifichino irregolarità, con la nostra attività ispettiva controlliamo se i dati fornitici relativamente alla produzione di energia da fonti rinnovabili o alternative corrisponde alla realtà. Attraverso questi controlli abbiamo recuperato decine di milioni di euro a vantaggio del contribuente.
D. Con quale delle società in cui è stata suddivisa l’Enel ha a che fare la Cassa Conguaglio?
R. Poiché tra i vari compiti che svolge deve controllare i quantitativi di energia conferiti al Gestore, ha rapporti con i produttori privati, con con gli acquirenti pubblici o privati, con i distributori, con i distributori soggetti a regimi tariffari speciali. Insomma con tutti i segmenti, tranne che con la trasmissione di energia, funzione riservata alla Terna.
D. Quali rapporti la Cassa Conguaglio ha con l’Autorità per l’Energia e il Gas?
R. La Cassa è praticamente un braccio dell’Autorità, è un ente funzionale ad essa. Agisce sotto il suo controllo e in funzione di quello che essa decide. Ha anche compiti ispettivi, ma tutto per delega dell’Autorità. E poiché siamo in una fase di transizione e di profondo cambiamento, nello svolgimento della propria attività può incontrare anche qualche difficoltà.
D. Quali sono i problemi e le tendenze del mercato elettrico?
R. Si assiste a una resistenza al cambiamento da parte degli operatori ex monopolisti, esattamente l’Enel per l’energia elettrica e l’Eni per il gas. Quest’ultimo manifesta una certa avversione verso la liberalizzazione del mercato; oggi infatti uno dei temi di maggiore attenzione al centro del dibattito politico è costituito dalla prospettata separazione della rete dei metanodotti di proprietà dell’Eni. Ritengo che si debba puntare alla presenza di grandi reti di trasmissione controllate dal settore pubblico. Un esempio viene dagli acquedotti sul cui ammodernamento da anni si arrovella la Regione Puglia; la realizzazione dell’opera necessita di interventi pubblici, ma nello stesso tempo il servizio al cittadino può essere gestito in regime di competizione da una pluralità di operatori. Chiaramente le grandi reti trasmissive non possono essere duplicate, ciò avrebbe un costo eccessivo e non avrebbe senso costruirne altre; dal punto di vista economico, le reti sono dei monopoli naturali e non possono non avere un carattere pubblicistico; ma le funzioni di erogazione dell’acqua, di gestione del servizio e di rapporti con la clientela vanno affidate a più privati, per creare un regime concorrenziale; instaurandosi la concorrenza, si verificherà un abbattimento delle tariffe.
D. Quanto è stato fatto per l’elettricità dovrebbe farsi per il gas l’anno prossimo?
R. Si dovrebbe fare già da quest’anno. Va elaborato un primo elenco di possibilità di approvvigionamento alternativo. È necessario definire la situazione dei gasdotti per assicurare anche ad altri soggetti la possibilità di acquistare direttamente il gas; è necessario indurre l’Eni a consentire ai privati di accedere ai suoi impianti, per creare una pluralità di concorrenti. Perché è chiaro che, se il gas russo o algerino può essere acquistato solo dall’Eni, è difficile parlare di mercato liberalizzato. Questo settore comunque è connesso a quello elettrico, nel quale non può essere trascurato l’ulteriore sviluppo delle fonti energetiche.
D. Che cosa significa questo?
R. Che dobbiamo risolvere anche il problema della rivalutazione di fonti energetiche come il carbone. Dobbiamo incentivare le fonti alternative superando alcune resistenze incomprensibili come quella sull’energia eolica. Chi sostiene che questa fonte di energia non va utilizzata perché provoca disagi alle popolazioni dal punto di vista acustico e ottico, non ragiona in linea con i tempi, perché comunque la produzione di energia comporta conseguenze negative; ma di essa non si può fare a meno. L’eolica è una fonte di energia pulita che non si può trascurare.
D. Che dire dell’energia nucleare?
R. Si assiste da tanti anni a un dibattito sull’argomento, ma oggi probabilmente gli studi, l’esperienza e le tecnologie consentono di produrre energia da questa fonte con molta più sicurezza di un tempo. Il problema va riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica; non possiamo tacere sul fatto che acquistiamo una rilevante quantità di energia elettrica dalla Francia, dove è prodotta da oltre 60 centrali nucleari sparse in tutto il Paese. Per cui anche il problema della sicurezza va visto in un contesto europeo, perché un incidente a una centrale nucleare coinvolgerebbe tutti; va compiuto un esame completo da parte dell’Unione europea per fissare standard di sicurezza, nell’ambito di una politica europea che consenta al nostro Paese di diversificare ulteriormente le fonti di energia.
D. Diversificare in maniera incondizionata?
R. È un problema che il Governo e il Parlamento dovranno affrontare, perché senza approvvigionamento di energia di fonte nucleare le tariffe elettriche, in pratica il nostro costo dell’elettricità, saranno sempre maggiori rispetto a quelle vigenti negli altri Paesi europei che hanno altre possibilità. L’Inghilterra ha il petrolio praticamente in casa, la Francia ha il nucleare ecc. Dobbiamo diversificare le nostre fonti magari utilizzando le opportunità e le disponibilità dei Paesi adriatici appena entrati o in via di ingresso in Europa, come la Croazia, il Montenegro, l’Albania, luoghi di investimento, di localizzazione e di sviluppo di risorse energetiche derivate dal nucleare. In tutta quella fascia esistono centrali nucleari che possono essere riattate e rimodernate per renderle compatibili con gli standard attuali. L’energia elettrica così prodotta potrebbe essere sfruttata anche per le nostre esigenze; questo richiederebbe la posa in opera di alcuni elettrodotti sotto l’Adriatico. È una prospettiva industriale interessante e tra l’altro l’Enel partecipa già al programma.
D. Quanto costa la Cassa e quali risultati pratici ha ottenuto?
R. Svolge le proprie funzioni avvalendosi esclusivamente di personale distaccato del Gestore del Servizio Elettrico; attualmente il numero dei dipendenti distaccati è di 32 unità più 8 collaboratori. Nel 2006 il numero è rimasto invariato rispetto al 2005; quest’anno dovrebbe essere bandito un concorso pubblico per completare l’organico. Tra i risultati ottenuti figurano il contenimento dei cosiddetti «oneri di sistema» attraverso la razionale gestione dei proventi e l’oculato impiego delle risorse finanziarie; è stato possibile sia contenere il livello delle giacenze bancarie non utilizzate sia coprire con immediatezza gli oneri che diversamente avrebbero comportato effetti negativi sulle tariffe elettriche a carico della collettività. Abbiamo contenuto al massimo gli interessi sulle somme versate alle imprese produttrici per reintegrare gli oneri da esse non recuperabili; di fronte all’iniziale onere stabilito in oltre 1.400 milioni di euro, abbiamo erogato agli aventi diritto circa 1.330 milioni; restano circa 70 milioni, presumibilmente erogati nei primi mesi dell’anno in corso.
D. E i risultati nel settore delle fonti rinnovabili?
R. Oltre al costante controllo compiuto con il Gestore del Servizio Elettrico, la Cassa ha svolto un intenso programma di verifiche negli impianti di produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili, da fonti assimilate alle fonti rinnovabili e da quelle di cogenerazione. Tali verifiche hanno prodotto buoni risultati sia per il segnale di rigore lanciato ai produttori, sia per la pronta censura effettuata quando si sono riscontrate situazioni di irregolarità tecnico-amministrativa. Nel primo anno la verifica ha riguardato 50 impianti per una potenza complessiva di oltre 3.200 megawatt; per 17 di essi sono emersi problemi interpretativi delle norme e la relativa interpretazione è stata rimessa all’Autorità. Questa ha chiesto alla Cassa di recuperare somme indebitamente percepite per 14 milioni di euro e abbiamo avviato la riscossione coattiva; per il secondo anno erano in programma 50 interventi ispettivi e sono state compiute verifiche nei confronti di 27 imprese di distribuzione riscontrando anomalie in 7 di esse; 3 istruttorie sono state chiuse e sono stati recuperati 40 mila euro.
D. Qual è attualmente il regime degli incentivi per la produzione di energia elettrica?
R. Con la Finanziaria 2007 si è stabilito che i contributi vadano solo a chi produce energia elettrica con fonti rinnovabili; sono stati eliminati gli incentivi alle fonti assimilate: carbone, metano e rifiuti petroliferi. Sono salvi (secondo un disegno di legge su energie da fonti rinnovabili), i contributi concessi alle fonti assimilate a quelle rinnovabili per gli impianti già autorizzati, realizzati e operativi. La diminuzione del numero degli aventi diritto alla contribuzione comporterà una rilevante riduzione degli oneri e l’abbassamento delle tariffe. Alla riorganizzazione del sistema dovrebbero aggiungersi, con decreto ministeriale, altre misure dirette a incentivare l’impiego a fini energetici delle materie prime provenienti dai contratti di coltivazione; di prodotti e di materiali residui provenienti dall’agricoltura, dalla zootecnia, dalle attività forestali e di trasformazione alimentare nell’ambito di progetti volti a favorire la formazione di distretti locali agro-energetici; di materie prime provenienti da pratiche di coltivazione a basso consumo energetico e in grado di conservare o integrare il contenuto di carbonio nel suolo.
D. Quale sarà la destinazione futura della Cassa?
R. La sua opera appare sempre più preziosa e indispensabile nell’ambito della razionalizzazione e liberalizzazione del sistema energetico; la Cassa dispone di grandi professionalità e di esperienza maturata nell’attività istruttoria e ispettiva svolta direttamente o per incarico dell’Autorità, e nella gestione dei proventi e dei contributi di sua pertinenza. |