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Traffico

FABRIZIO RIVOLTA:
PISTE CICLABILI,
NON BLOCCHI
DELLA CIRCOLAZIONE

 

Fabrizio Rivolta,
amministratore delegato
del Gruppo



ondato nel 1951, il Gruppo Rivolta opera nei settori del ciclo, motociclo, auto e industria avvalendosi di oltre 500 collaboratori, di 150 dipendenti in Italia, 50 in Spagna e 10 in Germania, di 6 aziende e di una rete di vendita di 300 agenti presenti capillarmente nel territorio dei tre Paesi. Nel 2005 ha fatturato complessivamente 63 milioni di euro con un aumento del 9 per cento rispetto all’anno precedente. Guidata dal capostipite Aristide Rivolta, l’azienda si affermò immediatamente grazie al Tip Top, rivoluzionario sistema di riparazione delle camere d’aria con pezze di gomma autovulcanizzanti; negli anni 70 si divise in due divisioni, ciclo-auto-industria e tessile-calzature; successivamente Franco, figlio di Aristide, creò una terza azienda, la Pogliani & Rivolta per la vendita di attrezzature per auto.

Alla fine degli anni 80 la Rivolta creò la divisione Ciclo, aprì un nuovo stabilimento a Milano e acquisì l’esclusiva per la distribuzione dei prodotti dell’americana Hunter Engineering, produttrice di autoattrezzature; intanto a Franco subentrava il figlio Fabrizio Rivolta. Nel 1993 il Gruppo si trasferì a Pessano con Bornago, alle porte di Milano, e creò il marchio Areo per i prodotti per la bicicletta e per l’auto, raggiungendo un fatturato di 80 miliardi di lire; nel 2000 acquisì una società spagnola con sede a Barcellona, che entrò nel Gruppo come Rivolta Iberica, e nel 2006 ha costituito in Germania la Rivolta Deutschland. Illustra i risultati e i programmi del Gruppo l’amministratore delegato Fabrizio Rivolta.

Domanda. Che cosa è avvenuto nel vostro specifico settore nel periodo a cavallo dell’approvazione della legge finanziaria 2007, nelle vendite sia dei prodotti di consumo sia delle attrezzature tecniche?
Risposta. Non abbiamo avvertito contraccolpi derivanti dalle misure adottate, abbiamo registrato un andamento generale positivo. Il mondo della gomma nel quale operiamo è soggetto anche all’influenza di fattori climatici; il fatto che vi sia stato un inverno non rigido, anzi particolarmente mite, ha influito in maniera positiva. Ma anche prescindendo da questo specifico fattore, per quanto riguarda le attrezzature per auto la tendenza in atto consente di formulare previsioni ottimistiche per il futuro e quindi induce a investire più di un anno fa.

D. Questo avviene anche per i vostri prodotti di consumo?
R. Le prospettive per questi sono un po’ diverse, le decisioni di acquisto possono variare giorno per giorno; le attrezzature, invece, vengono rinnovate in considerazione del futuro e se si prevedono difficoltà si tende a rinviarne l’acquisto. In linea di massima anche per i prodotti di consumo prevale l’ottimismo, a prescindere ovviamente da fattori politici che non influiscono sull’andamento economico. Anche gli indici generali sembrano andare meglio, e si tende ad investire di più nelle auto-attrezzature; si assiste insomma a un risveglio, al desiderio di aggiornarsi in questo campo.

D. Le attrezzature richiedono investimenti rilevanti?
R. Da modesti a rilevanti investimenti. Noi siamo specializzati in quelle a servizio dei pneumatici, destinate quindi al sollevamento dell’autovettura, allo smontaggio delle gomme, al computer per il controllo delle ruote. Vendiamo tutti i prodotti per l’assistenza del pneumatico e dei sottoscocca delle autovetture. Forniamo una gamma di prodotti diversi, da quelli meccanici che contengono poca elettronica ai più sofisticati in questo campo, fino ad arrivare a veri e propri computer.

D. Fino a dove si spinge l’elettronica nel suo campo?
R. La sua punta di diamante è il controllo dell’assetto delle ruote. Questo è il compito proprio del computer che dispone di un software molto sofisticato. Il computer più evoluto si avvale di sensori chiamati bersagli, applicati alle ruote e dotati di telecamere che registrano l’assetto della vettura, elaborano i dati, indicano le eventuali correzioni da apportare. Sono strumenti ormai indispensabili in ogni officina, perché consentono agli addetti di ottenere quante più informazioni è possibile, rapportate ai valori che dovrebbe avere; la correzione avviene poi meccanicamente sulla vettura. Dietro a tutto questo vi sono, ovviamente, un software e una tecnologia sofisticata.

D. Tutto questo si risolve a vantaggio della sicurezza?
R. Certamente, va a beneficio della sicurezza. Le attrezzature oggi sono sempre più sofisticate dal punto di vista meccanico e tecnologico; qualsiasi variazione dell’assetto delle ruote si avverte immediatamente, mentre un tempo, se l’auto incorreva in una falla stradale, si avvertiva meno. Oltreché per una maggiore sicurezza, questo controllo è diventato fondamentale anche per un minor consumo del pneumatico e per una migliore stabilità. Le nuove auto sono sempre più precise, dotate di una ricca e adeguata strumentazione; ma come tutti i meccanismi più precisi, bisogna tenerle a punto; se ci si accorge che qualcosa va fuori norma, occorre subito controllare e intervenire. Per questo si assiste a una maggiore domanda di questo tipo di macchinari sofisticati capaci di individuare e correggere difetti che prima non si avvertivano neppure.

D. Quindi voi dovete da una parte seguire e dall’altra anticipare le nuove tendenze e i nuovi dispositivi?
R. Certamente. Ho parlato dell’assetto ruote ma anche per quanto riguarda il pneumatico si è verificata un’evoluzione profonda. Oggi esistono pneumatici super-ribassati, pneumatici tubeless che non si forano perché hanno una struttura molto diversa da quella tradizionale. Per smontarli dai cerchi occorrono attrezzature particolari, principalmente meccaniche ma che, pur non essendo elettroniche, dispongono di un’alta tecnologia perché devono servire i nuovi pneumatici esistenti sul mercato, che sono sempre più grandi e super-ribassati. Tutti chiedono, infatti, auto dai cerchi più grandi rispetto a dieci o vent’anni fa, e per il cui smontaggio ed equilibratura sono indispensabili strumenti adeguati.

D. Da che cosa dipendono i notevoli progressi realizzati in così pochi anni?
R. Il pneumatico ha conosciuto una rivoluzione profonda specialmente negli ultimi 10 anni; è cambiato totalmente, anche quello normale è diventato sempre più ribassato, sempre più di grandi dimensioni, sempre più largo, di misure diverse. Sono molto cambiati, inoltre, sia la struttura interna sia i materiali impiegati per costruirlo.

D. Come va il mercato della bicicletta?
R. È un campo totalmente diverso. Noi vendiamo componenti, equipaggiamento e prodotti di consumo per questo mezzo, per cui siamo interessati al suo uso. Negli anni passati spesso si acquistava una bicicletta che si riponeva in garage senza usarla; ne sono stati venduti milioni di esemplari, ma bisognerebbe sapere che fine fanno, se sono usati o meno. Il trend comunque è positivo perché il mercato si divide in due aree, le biciclette acquistate per hobby e quelle usate per fare sport. C’è chi usa la bicicletta solo la domenica e chi la considera un mezzo di trasporto quotidiano; in generale si tende a usarla di più, anche in relazione alla zona d’Italia in cui si risiede. In Toscana e in Emilia la popolazione è tradizionalmente più portata ad usarla, nel Sud un po’ meno. Comunque le si riconosce un’importanza crescente. Milano sarebbe una città perfetta per la bicicletta, perché soffre di un notevole inquinamento atmosferico e non è Roma con i suoi sette Colli che ne rendono più difficile l’uso; la città è abbastanza piccola e piatta, il centro è ristretto, ci si potrebbe spostare in maniera molto agevole, ma non vi sono le piste ciclabili e si rischiano incidenti. In altri Paesi come la Germania le piste ciclabili consentono di usare la bicicletta come un’autovettura. I nostri amministratori locali dovrebbero compiere un sforzo maggiore, perché è l’unico mezzo non soggetto ai blocchi domenicali della circolazione, è assolutamente valido, è utile per la salute, è un mezzo simpatico; la tendenza all’aumento del suo uso è in atto, è un fenomeno positivo ma lento.

D. Ritiene utili i tentativi delle autorità locali di risolvere i problemi del traffico attraverso i sempre più frequenti blocchi della circolazione?
R. Se desiderassero effettivamente risolvere il problema dell’inquinamento, investirebbero maggiormente nelle piste ciclabili nelle grandi città ma anche nei piccoli Comuni. Dovrebbero dedicare più attenzione ed essere più sensibili al problema, invece non ci pensano e non prendono iniziative in tale direzione. I blocchi domenicali o infrasettimanali non servono a risolvere il problema.

D. Come è andato il vostro bilancio 2006 rispetto al 2005?
R. Come Gruppo abbiamo registrato una crescita del 10 per cento del fatturato e siamo abbastanza soddisfatti. Il profitto è aumentato, abbiamo in corso vari investimenti; in Spagna, dove siamo presenti dal 2000, registriamo crescite consistenti e speriamo di ottenere questi risultati anche in Germania, un mercato molto competitivo ma attraente, dove l’anno scorso abbiamo costituito una nuova società. Ora stiamo penetrando in Svizzera, che per la bicicletta costituisce un mercato piccolo ma interessante.

D. All’estero su quali prodotti puntate di più, di consumo o le attrezzature? E in quali Paesi avete le maggiori chance?
R. In Spagna ci muoviamo come in Italia, vendiamo sia per le quattro, sia per le due ruote; in Germania siamo partiti con le due ruote e desideriamo consolidarci in questo settore perché è molto consistente, così pure in Svizzera; poi passeremo alle quattro ruote. La nostra organizzazione ha dimensioni europee; abbiamo affrontato per primi questi Paesi per le opportunità presentatesi e per le loro potenzialità. Anche la Francia potrebbe essere interessante sotto questo profilo. Entriamo sempre gradualmente, puntiamo a consolidarci, affrontiamo un mercato alla volta perché le difficoltà non sono tutte prevedibili; quest’anno dalla Spagna entreremo in Portogallo e dalla Germania n Austria.

D. E nei nuovi Paesi dell’Est? Avete trasferito all’estero la produzione?
R. Fabbrichiamo prodotti abbastanza evoluti, per cui siamo più portati a vendere in mercati che richiedono oggetti più sofisticati. I mercati dell’Est sono ancora limitati, si svilupperanno ma occorre del tempo. In Slovenia già vendiamo qualcosa, fa parte dell’euro, ed è un po’ come l’Austria. Romania e gli altri Paesi sono ancora indietro. All’estero, in Estremo Oriente, realizziamo solo alcuni prodotti, ma con la nostra tecnologia e il nostro design. Siamo un modello un po’ anomalo rispetto ai nostri concorrenti, che non sono né presenti né organizzati come noi.

D. State studiando prodotti nuovi?
R. È difficile inventare qualcosa di nuovo; realizziamo prodotti con la nostra tecnologia ma distribuiamo anche altri prodotti innovativi, come una catena da neve composta di tessuto che dalla Norvegia noi abbiamo introdotto in Italia e in Spagna due anni fa: è una calza che avvolge il pneumatico e svolge la funzione della catena di ferro, con il vantaggio che si monta più facilmente e rapidamente. Una rivoluzione: due anni fa, quando l’abbiamo presentata in Italia, nessuno la conosceva e voleva, non si riteneva efficace, invece risponde egregiamente all’uso specifico. Un nostro merito è anche la ricerca di questi prodotti.

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