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La guerra di Suez.
Vendons enfants,
de la Patrie

di VICTOR CIUFFA

a decisione adottata dal Governo francese di fondere la società Gaz de France con la Suez per evitare che quest’ultima, attraverso un’offerta pubblica di acquisto delle sue azioni annunciata dall’Enel, finisse in mano del Gruppo italiano, quindi in mano straniera, ha destato un grande ma ingiusto e ingiustificato scalpore. Ingiusto, perché il Governo francese non solo non ha fatto nulla di male, ma ha compiuto un atto doveroso in difesa degli interessi di tutti i francesi, cosa che non hanno fatto i Governi italiani per i propri cittadini dal 1992 in poi; ingiustificato, perché quel che è successo era ampiamente previsto da certi politici che, da destra o da sinistra, protestano ma che invece avevano posto, proprio loro, le condizioni perché ciò avvenisse; per cui, se strillano, rivelano o che non si rendono conto di quello che fanno o che sono in malafede.

Da una quindicina di anni è cominciata in Italia la liturgia delle false privatizzazioni: false non perché siano state fatte solo nominalmente nel senso che lo Stato sia rimasto padrone delle aziende pubbliche; ma perché sono state attuate in maniera del tutto diversa da come si era annunciato. Sono servite, infatti, a vendere le aziende pubbliche ai privati ma non a creare concorrenza nel mercato; a regalarle a qualche amico ma non a ridurre prezzi e tariffe e a migliorare la qualità di prodotti e servizi; a eliminare il monopolio pubblico ma non ad evitare la formazione di oligopoli, ossia monopoli privati con licenza di aumentare prezzi e tariffe e di abbassare la qualità dei servizi.

Non occorrevano indovini per prevedere dove si sarebbe andati a finire svendendo o regalando il patrimonio dello Stato e degli enti pubblici. E non siamo che all’inizio della colonializzazione dell’economia italiana e quindi del popolo italiano da parte di un’Europa o meglio di altri Paesi d’Europa che sanno tutelare bene gli interessi dei loro amministrati. La responsabilità di tutto ciò non è loro, perché ognuno svolge il proprio compito ed esercita il proprio mestiere; la responsabilità è di quei governanti italiani che in questi 15 anni hanno continuato a propinare ai concittadini l’immagine di un’Europa degli ideali, legandoli mani e piedi e asservendoli in realtà a un’Europa dei fatti propri.

Il vecchio e il nuovo Testamento narrano due vicende simili: quelle di Giuseppe venduto dai fratelli e di Gesù tradito da Giuda per trenta denari, anzi trenta euro visto quello che vale la tanto declamata moneta europea, e i guai che ha procurato alla massa degli italiani. Perché sorprenderci se i governanti francesi difendono il loro patrimonio nazionale? Vanno ammirati, sono onesti, competenti e coscienziosi verso i loro rappresentati. Oppure dovevano essere come certi nostri «tecnici» che, approfittando di un momento di debolezza della vecchia classe politica chiamata a rispondere di accuse giustificate e ingiustificate, ne hanno usurpato il ruolo senza essere stati votati neppure dalla loro cameriera e hanno frettolosamente allestito una Porta Portese, un mercatino di rigattieri per svendere agli amici i gioielli degli altri e aprire le porte agli speculatori stranieri?

Questi stanno acquistando tutto in Italia, con la complicità di certi nostri connazionali i quali fanno sospettare che, se non stanno con loro in società, comunque ricevono all’estero qualche contropartita: magari nel faraonico e costosissimo carrozzone politico, economico, burocratico definito Unione Europea. Facendo parte del quale e ottenendone tutti i vantaggi, fingono di dimenticare però le recenti sue clamorose disavventure: ma non sono stati proprio i francesi a rifiutare, nel recente referendum, l’adesione a un’elitaria, verticistica e quindi antidemocratica Costituzione europea? Ci si aspettava che ci regalassero o ci svendessero un patrimonio del valore notevolmente superiore, dal punto di vista strategico, a quello offerto dall’Enel per l’acquisto delle azioni Suez? Riteniamo così ingenui o stupidi i nipotini della Bastiglia? E poiché chi ha rappresentato l’Italia in Europa in questi 15 anni non sono stati i vecchi politici italiani che l’avevano fatta ma i nuovi «tecnici», ossia i professorini e i ragionieri, questi hanno anche un’altra grande responsabilità. Hanno volontariamente «obliterato» - dato che non è possibile alla loro età non averla vissuta o studiata -, la storia d’Italia degli anni 30 e 40: quando Francia e Inghilterra decretarono le sanzioni non perché l’Italia volesse la Suez, ma perché voleva solo passare per Suez per raggiungere l’Etiopia, un Paese talmente povero che nessuna grande potenza europea l’aveva voluto.

«Come si permette un Gruppo un tempo ai primi posti del mondo nel proprio settore, l’Enel, ma oggi smembrato, svenduto, in attesa di ulteriori acquirenti, di fare quello che nel suo Paese i governanti gli hanno proibito, cioè di prosperare, aumentare, acquistare, diventare più grande e potente?», si saranno chiesti a Parigi. Sorge anche il sospetto che l’operazione fosse fatta per conto terzi, cioè per rendere più appetitosi i bocconcini per i prossimi ulteriori privati acquirenti. Del resto non bisogna andare lontano per vedere che la strada delle pseudo privatizzazioni italiane è come l’Appia Antica: popolata in ogni lato di sepolcri.

Come la Sme, l’Alfa Romeo, la Telecom Italia, le Ferrovie dello Stato, l’Acea, presto l’Alitalia ecc. ecc. Un tempo matrone romane fiorentissime e prosperose, fruttifere per la loro «gens» e prodighe di prodotti e servizi sempre più numerosi e di qualità per i «clientes», ovvero la massa degli utenti; ora dimagrite, impoverite, affamate, malpagate, a servizio di pochi privati crapuloni. Certamente nelle aziende di Stato c’erano sprechi e inefficienze; ma i flussi finanziari che generavano e che servivano a tenere occupati tanti lavoratori alimentavano consumi, produzione, profitti, investimenti, occupazione, ricchezza e progresso del Paese. In nome del libero mercato, della concorrenza e dei maggiori vantaggi per tutti, quel sistema è stata abbattuto, centinaia di migliaia di lavoratori licenziati, lo sviluppo bloccato, i servizi ai cittadini sono enormemente scaduti, ma prezzi e tariffe sono aumentati, nonostante il progresso tecnico e scientifico che avrebbe dovuto ridurre i costi ed elevare la qualità. Vendons enfants, de la Patrie.

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