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RETROSPECCHIO

Secondo una ricerca della Bocconi, non arreca benefici
l’acquisizione di aziende italiane da parte di società straniere



Il dibattito sull’acquisizione di imprese italiane da parte di società straniere si concentra spesso su questioni di patriottismo ma, secondo uno studio dell’Università Bocconi di Milano, andrebbe sottolineato anche l’effetto sulla redditività. Nel 64 per cento dei casi l’acquisizione, dopo due anni, si è tradotta in un peggioramento della redditività per la società italiana tipo, percentuale che sale all’85 se essa aveva un risultato iniziale superiore alla media settoriale. La ricerca riguarda un campione di 92 imprese oggetto, tra il 1996 e il 1999, di un’acquisizione che ha comportato il trasferimento del controllo e conseguenze sui risultati. Nei due anni successivi all’acquisizione non si sono registrati benefici netti per l’impresa tipo. Secondo Barbara Del Bosco, docente di Economia e Gestione delle imprese nell’Università Bocconi e autrice della ricerca, in questo orizzonte temporale le difficoltà legate al trasferimento e all’integrazione del personale, al coordinamento delle attività e alla combinazione delle culture aziendali e nazionali sembrano prevalere sui vantaggi connessi ad apporti di risorse e competenze dell’acquirente.

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