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Fiume Tevere

ROBERTO GRAPPELLI:
SEMAFORO E VIGILI VIRTUALI REGOLANO
LE PIENE MINACCIOSE
DEL FIUME


L’ing. Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di Bacino
del Tevere


Il Comune di Roma sta
elaborando proposte
dirette a sottrarre
il Tevere dall’isolamento
cui è stato destinato
per anni, confinato
com’è nel tratto urbano
a 17 metri sotto
il piano stradale

n semaforo invisibile e uno staff di vigili urbani virtuali addetti al traffico delle acque hanno consentito lo scorso novembre ai romani di non incappare nei capricci del Tevere, improvvisamente imbaldanzito e diventato minaccioso a causa delle grandi piene provocate dall’inusuale quantitativo di pioggia abbattutosi in pochi giorni nel suo bacino. Il funzionamento di questo virtuale meccanismo entrato in azione in quella circostanza è stato illustrato nei giorni scorsi dall’ing. Roberto Grappelli, segretario generale dell’Autorità di Bacino del Tevere, nel Circolo del Ministero delle Infrastrutture, alla presenza del viceministro Francesco Nucara, del direttore generale del Ministero dell’Ambiente prof. Paolo Togni, dei segretari generali delle Autorità di Bacino di rilievo nazionale.

Interessante un territorio di circa 17 mila chilometri quadrati in cui ricadono 6 regioni, 14 province e circa 400 Comuni, oltre alla Città del Vaticano, l’Autorità di Bacino del Tevere, preposta alla pianificazione e al coordinamento degli interventi nell’intero bacino idrografico con il coinvolgimento delle istituzioni locali, ha predisposto in passato gli atti propedeutici che gli enti competenti devono adattare ad esigenze e caratteristiche del territorio e attuare. Il Comitato istituzionale presieduto dal ministro dell’Ambiente Altero Matteoli ha inserito, nella prima elaborazione del piano di bacino che è suddiviso in 10 piani stralcio tematici, altri due riguardanti la tutela e la valorizzazione del tratto umbro del Tevere e la sistemazione dei bacini montani.

L’Autorità ha diviso la pianificazione in due fasi: la prima, urgente, diretta alla sicurezza del territorio e alla difesa idrogeologica; la seconda, mirante a unire in una visione unitaria di bacino la sicurezza e il migliore uso dell’acqua e del territorio, nel rispetto dei beni ambientali, paesaggistici, culturali, archeologici. Nel corso della prima fase l’attività di individuazione, studio e definizione delle aree ha consentito la formazione di un’efficiente collaborazione tra le istituzioni interessate.

In questo quadro, ha riferito l’ing. Grappelli, in occasione delle abbondanti precipitazioni dello scorso novembre si è sperimentata una nuova procedura definita «governo delle piene», concordata in precedenza tra l’Autorità di Bacino per la parte conoscitiva, la disponibilità di dati, l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio; la Protezione civile per gli interventi di coordinamento e di emergenza; la Regione Lazio, l’Agenzia regionale della Difesa del suolo, la Regione Umbria e le Province di Perugia e Terni, per il servizio di piena.

Basata su una visione globale degli eventi meteorici in corso in tutto il bacino, questa procedura ha permesso di pianificare e sfasare, tramite la regolazione delle dighe di Montedoglio, Corbara e Casanova, le diverse piene che stavano per sovrapporsi in vari tratti dell’asta principale del Tevere e dei suoi affluenti. Tramite un «semaforo ideale» e alla presenza di «ideali vigili del traffico idrico», è stato possibile differire nel tempo il transito delle varie piene, accodandole una dietro l’altra. Ciò ha attenuato le «punte» ed evitato il pericoloso innalzamento dei livelli di piena, rimasti nei limiti stabiliti.

In quel mese a Roma, nell’Isola Tiberina, il livello di piena non ha mai superato gli 11,30 metri, rimanendo sempre al di sotto dell’«occhialone» di Ponte Sisto, vecchio osservatorio dei romani per la verifica della situazione; pertanto non si sono registrate particolari situazioni di rischio, neanche il rigurgito delle fogne che avviene quando l’acqua supera i 12 metri; questo perché l’apertura della diga di Corbara ha permesso, con gli «ideali vigili del traffico idrico», di sfasare le varie onde di piena in transito nel Tevere e in arrivo dai suoi affluenti. Una non corretta regolamentazione dei flussi sia a monte che a valle di Roma, ha avvertito Grappelli, potrebbe portare a una situazione di crisi all’altezza di Ponte Milvio, il famoso «Ponte Mollo» nel quale ancora potrebbe verificarsi uno straripamento del Tevere: basta ricordare le aree inondate dalle piene del 1846, del 1870 e del 1937, che potrebbero riverificarsi in certe particolari situazioni di pioggia uniforme e prolungata in tutto il bacino, e di piene di durata superiore alle 72 ore, con terreni già fortemente imbibiti.

Con interventi integrativi della seconda fase, l’Autorità di Bacino, d’accordo con la Regione Lazio, con il Comune di Roma e con il Ministero dei Beni ambientali, sta predisponendo soluzioni atte a garantire la difesa idraulica di Roma, delle aree intorno e a monte di essa, che interessano ben 14 Comuni, salvaguardando parimenti lo storico ponte romano che non fu demolito neanche quando Giuseppe Garibaldi fuggì da Roma per salvarsi dalle truppe francesi accorse in difesa del Papa contro la Repubblica Romana.

Gli atti predisposti per la perimetrazione delle aree a rischio assoggettate a specifiche misure di salvaguardia sono utili anche per la Protezione civile e per il servizio di piena, in quanto indicano le zone di possibile allagamento. In occasione delle piogge di novembre e dicembre scorsi, le perimetrazioni compiute dall’Autorità nei territori umbri e laziali hanno coinciso con le superfici che si sono allagate, e hanno costituito un valido aiuto per la Protezione civile e gli uffici territoriali competenti.

Ma con ciò, precisa l’ing. Grappelli, non si è risolto il problema del rischio, specialmente di danni alle persone e alle infrastrutture; il metodo intrapreso è positivo e, migliorato e attuato rigorosamente, può attenuare i rischi nel reticolo idraulico principale; c’è invece ancora molto da lavorare per il reticolo secondario e minore, per il quale le Regioni stanno approfondendo studi e rilievi in base ai criteri stabiliti dall’Autorità di Bacino con parte dei fondi assegnati dal Ministero dell’Ambiente.

Gli importi occorrenti per la difesa idrogeologica, la tutela ambientale e la risorsa idrica in tutto il bacino idrografico del Tevere ammontano globalmente a circa 2 miliardi 200 milioni di euro, 95 milioni dei quali per la tutela ambientale e 500 milioni per la risorsa idrica. Per quest’ultima, salvo alcune puntuali difficoltà, la situazione nel complesso non è allarmante come in altre zone d’Italia. È necessario però vigilare e disciplinare in modo coerente l’uso delle risorse idriche superficiali e sotterranee, e a tal fine si sta definendo un piano stralcio che, in linea con i piani regolatori degli acquedotti in corso di redazione da parte delle Regioni, tende a garantire, unitamente al bilancio idrico e ai criteri per stabilire il minimo deflusso vitale nei corsi d’acqua, un soddisfacente standard di qualità e quantità delle acque nell’intero bacino idrografico: Roma è l’unica città europea alimentata da sorgenti e non da acque depurate dai fiumi.

Dopo aver individuato e perimetrato le aree a rischio, la seconda fase degli interventi è necessaria per garantire una pianificazione omogenea, la sicurezza e l’uso delle acque. L’Autorità di Bacino va intesa come un’istituzione che non vieta ma propone studi utili a chi deve programmare l’assetto sociale, economico e urbanistico. A tal fine ha redatto il piano stralcio per l’area romana, che interessa essenzialmente il Tevere da Orte alla foce e il Fiume Aniene, piano che, già adottato dal Comitato istituzionale nel 2004, stabilisce gli obiettivi analoghi a quelli prefissati per l’asta principale del Tevere umbro, tra Perugia e Orte.

Con questi due piani si stabiliscono, nel rispetto dei criteri relativi alla salvaguardia idrogeologica, il miglior uso dell’acqua e la vivibilità del territorio interessato, demandando poi agli enti preposti la specifica attività di pianificazione locale. Ciò al fine di garantire che questa non determini danni a monte e a valle del tratto interessato, e che sia inserite in una visione unitaria di bacino.

Sia nel tratto urbano di Roma sia fuori, un esempio è costituito dall’occupazione, lungo le sponde, di specchi d’acqua da parte di galleggianti e natanti vari, che non possono essere assoggettati solo a una disciplina locale ma devono rispettare criteri validi per tutto il territorio; non disciplinarli in una visione unitaria crea situazioni di rischio che, nel caso specifico, interessano non solo Roma ma anche i Comuni limitrofi. Nella disastrosa piena del 1870 i romani furono meno fortunati dei loro discendenti: i molteplici mulini ubicati lungo le sponde del Tevere, immortalati anche dal Vanvitelli, furono travolti e, trascinati a valle, ostruirono i ponti aumentando il rigurgito delle acque a monte.

Per fornire maggiori dettagli su aspetti specifici del territorio romano l’Autorità di Bacino ha svolto ulteriori indagini sui fondali da Castel Giubileo alla foce, dirette a individuare un possibile canale navigabile, ritrovare reperti archeologici, attuare interventi di protezione civile ecc. È stata studiata anche la valle dell’Aniene, chiamato Teverone, con particolare riferimento alle cave di travertino che incidono sulle falde, alla difesa idraulica di Tivoli per salvaguardare la città e due importanti reperti storici, il Ponte Lucano e il Mausoleo dei Plautii.

Il piano stralcio relativo alla tutela e valorizzazione del tratto umbro del Tevere a monte di Roma sarà redatto prevedendo anche studi sulla sicurezza e la vivibilità; un caso è costituito dal porto e dalla fornace di Baschi. Riportare il Tevere ai livelli del passato non sarà più possibile, afferma il segretario generale dell’Autorità di Bacino, ma lo sforzo che le Amministrazioni locali stanno facendo per la sicurezza idraulica, nel rispetto di quanto stabilito dall’Autorità stessa, punta a ricollegare il fiume a Roma e agli altri territori interessati, e a considerarlo non solo un pericolo ma un bene da utilizzare nel rispetto delle radici storiche e culturali. L’Amministrazione comunale di Roma sta elaborando proposte dirette a sottrarre il Tevere dall’isolamento cui è stato destinato per anni, confinato com’è nel tratto cittadino a 17 metri sotto il piano stradale. Un altro esempio è il Lago Trasimeno, connesso a tutto lo schema idraulico del fiume; l’Autorità ha istituito un «Osservatorio Lago Trasimeno» per verificare l’attuazione del piano, data l’importanza di salvaguardarne i livelli idrici, la qualità delle acque e l’esercizio, nel territorio circostante, di turismo, pesca, agricoltura e zootecnia. L’Osservatorio, che ha già effettuato le prime indagini, dovrà fornire suggerimenti e formulare proposte per un’eventuale revisione del piano stesso, per migliorarlo ai fini dello sviluppo delle attività del territorio.

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