Televisione.
Una disastrosa calata
di personaggi
di
Delfo Galileo Faroni

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ella melma delle nostre Tv, tra politici falliti, tangentisti, sindacalisti, malloppieri, finanzieri, bancari truffatori, professionisti di mezza tacca, tenutarie di poco raffinati salotti culturali, mammolette di lusso, sguazzano ora i cosiddetti «famosi». In questi ultimi tempi, grazie a trasmissioni ideate da autori sprovvisti di genialità e oppressi da angustie mentali, si è verificata una disastrosa calata di personaggi convinti di essere diventati famosi per aver compiuto gesta leggendarie. Cominciamo da un dongiovanni spaccone napoletano di nome Antonio Zequila, considerato da molti una specie di mandrilletto, secondo noi un po’ dandy, che mette in mostra un’ottima ipertrofia muscolare da anabolizzanti, ma anche un aspetto angosciato, caratterizzato da assenza ideativa e limitatezza mentale.
Naufrago sull’isola dei famosi dove l’avevano relegato insieme ad attori artisticamente tramontati, faceva sfoggio con perfido piacere di disordinati appetiti sessuali, soddisfatti con l’entusiastica partecipazione di note attrici; e si soffermava a raccontare con sarcasmo dettagli paradossali che, stando alle denunzie che si è attirato, non sembrano rispondere alla realtà. Un atteggiamento di sciupafemmine chiacchierone, bravissimo solo nell’accumulare antipatie. Di questo camaleonte la tv ha fatto un idolo, lui vi ha creduto e si è autodivinizzato.
Un senso di pena suscita invece Maria Giovanna Elmi, ex presentatrice, definita la «teen-ager della terza età», anche lei ospite di quel tormentato soggiorno in un’isola sperduta del Brasile dove, senza un barlume di dignità, si è sottoposta al crudele supplizio di una vita selvaggia e primitiva, affogata nella bassezza di una promiscuità allucinante. Si dice che dalla pazienza nasca la forza, e questo è stato il caso di Maria Giovanna che con aria spettrale, per riguadagnare la fama perduta, sembrava raccomandarsi a Gesù Nazareno.
E passiamo a una coppia di famosi di alto bordo, artista lei, uomo dell’alta finanza lui: Anna Falchi e Stefano Ricucci. Entrambi avidi di fama e ossessionati dal desiderio di stupire, sono diventati i protagonisti di un melodramma all’italiana. Lei, indubbiamente in possesso di grande fascino, è stata Miss Italia e ardente fidanzata di un campione sportivo e di un collega di lavoro. Dall’aspetto fragile e confuso, capace di slanci romantici, non è mai salita alla ribalta con pieno successo. Una figura rimasta nella penombra fino all’incontro con il principe azzurro, il grassoccio ex odontotecnico zagarolese Ricucci, rapidamente salito alla ribalta economica tra applausi, squilli di tromba, inchieste giudiziarie.
Mentre covavano un gigantesco affare economico portato avanti con sistemi da supermercato, attratti da tentazioni snobistiche i due famosi colombi convolavano a nozze con comunione dei beni e teatralizzazione esasperata della cerimonia nuziale. C’era il Gotha dei profittatori della finanza italiana, anime nere come l’inchiostro che, in un clima di fibrillazione, sfoggiavano un’ipocrisia conformistica; oggi sembra inverosimile si sia svolta in quel modo e con quelle facce toste.
Cometa nel firmamento economico italiano o, meglio, fedele esecutore degli interessi di potenti oligarchie economico-finanziarie, il Ricucci è stato presto raggiunto da provvedimenti giudiziari che ne hanno messo a nudo la personalità di un povero Cristo, fanfarone e squattrinato, finito senza il minimo ritegno nel groviglio di velleitarie e stravaganti scalate di potere, disponibile a impersonare la disinvoltura finanziaria dei nostri super potenti banchieri.
Non possiamo lesinare uno sguardo a un’altra «famosa», salita alla ribalta dopo anni di tentativi: la pupona imbellettata Loredana Lecciso, dall’aspetto di faina, poco raffinata, vogliosa, piacente, desiderabile, statuariamente bella ma priva di sex appeal, sprovvista sul piano artistico di ogni pudore, dominata da un eccezionale senso di rampantismo che nessuno ha preso sul serio, e per questo rimasta al palo. Non le manca l’ardire di mettersi a tu per tu con personaggi illustri dell’arte e della critica i quali, seccati per i suoi atteggiamenti e per le sue pantomime, ne hanno fatto un tiro al bersaglio. Tutto sommato, visto che la poverina, ossessionata dalla fama, non sa ballare, non sa cantare, non sa recitare, non è in grado neanche di sillabare, e accertato il vuoto della sua cultura, abbiamo deciso di tollerare la sua aria beffarda e ci scusiamo se, senza riguardi, le abbiamo manifestato il nostro pensiero.
Ci resta un po’ di spazio per graffiare un’altra poco leggiadra «famosa» che, nei propri spettacoli da farsa mediocre, urla e gesticola come una venditrice di panini imbottiti in una stazione di periferia. Il suo nome è Simona Ventura, attrice, presentatrice, conduttrice, animatrice, intervistatrice, cantante, ballerina e quanto altro, una specie di superprivilegiata e superprotetta della tv di Stato, logorroica e infantile, che furbescamente è attenta e studia tutte le mosse che la seduzione insegna, e che purtroppo non si è resa conto che ormai è una primadonna passata di moda. Le sue bizze, i suoi atteggiamenti smaniosi e i suoi discorsi banali indispettiscono. Sarebbe meglio che tenesse il becco chiuso, e che la numerosa banda di idioti smettesse di applaudirla. Ma per fare questo è necessario sfrattarla dalla tv. Speriamo che qualcuno ci pensi.
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