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UMBERTO CAIRO:
COME PILOTARE
LE AZIENDE
NEL LABIRINTO DELLE TLC


L’amministratore delegato della Emmetiesse spiega come, grazie
alla conoscenza del settore, l’azienda aiuta le imprese
ad adottare, tra le tante
esistenti, le soluzioni
di comunicazione migliori
e le gestisce per loro conto
alleggerendo gli imprenditori
e i manager di un pesante
impegno quotidiano

«I costruttori sono
tanti e internazionali,
guardano al mercato
mondiale mentre
molte imprese
hanno bisogno
di cure e di attenzioni
diverse; c’è bisogno
pertanto di aziende
territoriali in grado
di analizzare il futuro
e di offrire e gestire
localmente le soluzioni
più idonee»


ncor giovane dirigente d’azienda, Umberto Cairo ama il cimento e le novità. Che vi sono state nell’azienda in cui lavorava ma che ha preferito lasciare per provare qualcosa di nuovo da solo. Un giorno infatti ha pensato: «Perché non tentare di camminare con gambe mie e in una azienda creata da me?». E ha deciso: «Ricominciamo daccapo». Oggi guida la Emmetiesse, una società di fornitura e di servizi per impianti di telecomunicazione. Ogni tanto qualcuno lo ritiene parente di Urbano Cairo, presidente della Cairo Communication, già vicedirettore di Publitalia ‘80 e amministratore delegato della Mondadori Pubblicità, ma famiglie, rami d’interesse e vie professionali sono totalmente diverse. Umberto ama la buona cucina, è un appassionato di tutto quanto concerne il vino e la sua degustazione. E, per esempio, sa poco di calcio, nonostante un tiepido tifo per il Milan. Ama dipingere e in genere la pittura in tutti i suoi imprevedibili aspetti: quasi un controsenso rispetto alla rigidità tipica di un ingegnere e degli studi che l’hanno condotto alla laurea e al tipo di lavoro cui si è dedicato. E la Emmetiesse racchiude le due anime del suo ispiratore: serietà, professionalità, competenza, ma anche squarci di fantasia e di creatività.

Nella sua nuova esperienza ha preso il sopravvento soprattutto la figura dell’ingegnere: la voglia di creare e di costruire qualcosa, dal campo virtuale - far crescere una società e rafforzarne le fondamenta -, a quello più concreto che implica la fornitura di impianti e di servizi a una clientela composta da aziende piccole, medie e grandi; nonché l’ambizione di farsi conoscere come imprenditore e non più soltanto come manager. Insomma degustazione per ogni palato, non solo a tavola.

Domanda. Qual’è la storia della sua decisione e quindi della sua azienda?
Risposta. Fino all’anno scorso, per oltre un decennio mi sono dedicato a guidare filiali di multinazionali che intendevano sviluppare attività in Italia. Aziende di telecomunicazioni che mi chiedevano di «tradurre» per il mercato italiano le loro strategie mondiali. Ho conosciuto multinazionali francesi, svedesi, canadesi e tedesche, e naturalmente tante psicologie e culture, e ho vissuto tante strategie diverse. Ma un giorno mi sono chiesto: «Se avessi un’azienda, quale modello strategico utilizzerei e quale attività?». Da questo interrogativo è nato il desiderio di misurarmi e di valutare nuove esperienze. Mi si è presentata l’occasione di affrontare il mercato come imprenditore, quindi non più come «traduttore» ma «creatore di strategie». L’opportunità mi è stata offerta dalla Emmetiesse, società nata nel 1982 per l’installazione di centraline telefoniche in ambito prevalentemente lombardo. Questa azienda era ideale per innestare la nuova formula, così l’anno scorso ho cominciato a guidarla secondo una diversa e più lungimirante visione del mercato e del futuro.

D. Quale tipo di attività svolge attualmente?
R. Oggi la Emmetiesse è un’azienda di ingegneria delle comunicazioni in grado di fornire e di gestire impianti di telecomunicazione quali centrali telefoniche, reti dati, sistemi di videosorveglianza e comunicazione, sistemi radiomobili per aziende piccole o grandi, al fine di soddisfare i loro bisogni di comunicazione. Noi forniamo impianti ma soprattutto vogliamo gestirli per garantire i costanti risultati.

D. Con quale nuova idea è ripartita la Emmetiesse?
R. L’idea è molto semplice: oggi le comunicazioni costituiscono un’area importantissima per ogni azienda. Il problema è che i fornitori sono tanti e soprattutto internazionali, guardano al mercato mondiale, che spesso è una generalizzazione del mercato locale. Quest’ultimo, invece, richiede cure e attenzioni diverse. Le soluzioni a disposizione sono molte, ma occorre scegliere le più adatte e poi gestirle. C’è bisogno pertanto di aziende territoriali che siano in grado di analizzare il futuro imparando anche dal mercato mondiale, ma che localmente offrano e gestiscano le soluzioni più idonee. Questo compito le multinazionali non desiderano né sanno farlo. Si apre quindi uno spazio per chi conosce la tecnologia e i bisogni delle imprese. La mia azienda ha l’ambizione di farlo alleggerendo gli imprenditori e i manager della gestione quotidiana del problema.

D. Dove punta ad arrivare?
R. Con mio fratello Filippo che è mio socio in affari, desidero ricreare questa azienda dandole più ampie dimensioni che ci consentano più stabilità e sinergie. Un’azienda che sia in grado di interpretare i bisogni dei clienti di domani e di modellare se stessa in modo da essere sempre più idonea a soddisfarli. Il futuro si materializza giorno dopo giorno nell’innovazione, e questa richiede sempre di più cultura e conoscenza. Ma per il futuro bisogna partire dal presente, e il presente richiede esperienza. Oggi è fondamentale disporre di personale preparato, esperto e che abbia voglia di mettersi alla prova costantemente.

D. Quali esperienze precedenti può utilizzare?
R. Alla Emmetiesse desidero trasmettere tutta le mie capacità e le mie conoscenze in campo internazionale, in particolare quelle acquisite nel mondo francese; le aziende di telecomunicazione d’oltralpe hanno molte qualità e pregi che vanno «importati» da noi. Il nostro mestiere è comprendere le esigenze del cliente, proporre soluzioni e gestirle in modo che egli possa dedicarsi al proprio mestiere senza curarsi di attività che non gli competono.

D. È più importante progettare, realizzare, attivare o collaudare? In quale di questi verbi ritenete di rispecchiarvi di più?
R. Sicuramente nel collaudare. Il collaudo è l’atto finale che corona la realizzazione di un’idea, di un progetto dal quale parte la soddisfazione del cliente; poi continua con la gestione dell’impianto e del sistema. Noi abbiamo acquisito esperienze nei settori della telefonia, delle reti, dei dati, di internet, della mobilità, cioè nei sistemi di radiotrasmissione, nella videosorveglianza, insomma in tutto ciò che consente a un’azienda di comunicare. Ma anche la competenza necessaria per valutare i piani tariffari del cliente, i contratti con i fornitori di connettività e di traffico e tutte le decisioni che l’utente deve adottare per muoversi nella giungla degli operatori di telefonia fissa e mobile.

D. Le vostre commesse provengono dal Ministero delle Poste, dalle case editrici, perfino dal Teatro alla Scala di cui siete sponsor tecnici. Come servite realtà così diverse?
R. Tutti hanno bisogno di comunicare, magari in modi diversi e sicuramente con obiettivi ed esigenze diverse. Ma tutti comunicano. La nostra soddisfazione deriva dall’avere compreso le esigenze complesse di utenti così importanti, che spesso sono società di primo piano nel proprio settore, come il Teatro alla Scala. In questa realizzazione, per esempio, abbiamo fornito tutti i sistemi di comunicazione, dalle centrali telefoniche alla rete dati di altissima capacità e affidabilità, fino al sistema di telefonia mobile. Facciamo comunicare tutti, anche nel modernissimo palcoscenico multitecnologico inaugurato il 7 dicembre del 2004: dal direttore d’orchestra alle maschere di sala.

D. Quando parla della sua azienda, su quale elemento, tra prodotti e tecnologia, punta il dito?
R. Né sui prodotti e neppure sulle tecnologie. Questi cambiano, si modificano, si evolvono. Io punto il dito sulla cultura, sull’esperienza, sul desiderio di vedere oltre. Cultura e competenza si accumulano e creano il valore degli individui e dell’impresa. Ecco perché il personale della Emmetiesse dovrà essere sempre di più formato in Italia e all’estero, e quindi dovrà sviluppare esperienze e conoscenze nei nostri laboratori interni prima di recarsi dai clienti.

D. Il vostro refrain è «Piccolo o grande, ogni cliente è una sfida». Quali sono i risultati, tra sfide vinte e sfide perse?
R. La vita è costituita di sconfitte e di vittorie. L’importante è che le vittorie siano superiori alle sconfitte. Il nostro scopo è migliorare la qualità della vita. E questo si ottiene con la professionalità, l’organizzazione e il buon senso. Poi viene il successo. Il nostro traguardo per il 2006 consiste nel raddoppiare il numero di clienti acquisiti nel 2005, in altre parole crescere per garantirci sinergie e stabilità. Cercheremo di acquisire un maggior numero di clienti minori ma anche e soprattutto grandi, e di espandere il giro d’affari. La nostra ricetta è partire dalla soddisfazione dei clienti attuali che contribuisce a costruire e diffondere la nostra reputazione tra altre aziende che potranno richiedere i nostri prodotti e servizi.

D. Visto che è un buongustaio, può associare un vino o un piatto alla qualità delle vostre proposte?
R. Se comincio dal vino, indico il Sassicaia. Forse si penserà che sono ambizioso. In realtà guardo alla caparbietà del suo ideatore, il marchese Mario Incisa della Rocchetta che negli anni 60 decise di recarsi in Francia per studiare le tecniche usate dai francesi per produrre i vini migliori. Quando tornò nella propria terra, in Toscana, superando le numerose resistenze locali avviò la produzione di quello che oggi è considerato uno dei migliori vini del mondo, persino di molti vini francesi che aveva studiato. Se il marchese non avesse appreso le tecniche dai francesi, perfezionandole con le proprie esperienze, oggi produrrebbe un buon vino tradizionale ma probabilmente non avrebbe mai raggiunto l’eccellenza che gli viene riconosciuta. La Emmetiesse sta intessendo relazioni con costruttori francesi, e non solo, per apprendere competenze e conoscenze che desideriamo applicare in Italia fondendole con il sapere locale. Confidiamo nel successo, magari non come quello del Marchese, ma comunque soddisfacente. Quanto al piatto di riferimento, propongo «sformatine tiepide di zucca con marmellata di cipolle», un classico reinterpretato con innovazione, nel quale il dolce si unisce al salato, il morbido al saporito. Come la Emmetiesse è l’unione tra tecnologie e servizi, tra conoscenze e innovazione, nel più equilibrato bilanciamento dei valori per la soddisfazione del cliente.

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