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Conti pubblici

Un’Autorità?
Ma se ve ne
sono già tre!

di FRANCESCO ZACCARIA
preside della Facoltà di Economia dell’Università San Pio V di Roma

 

 

ono state nuovamente formulate proposte di istituzione di una nuova Autorità amministrativa indipendente competente in conti pubblici. Queste proposte muovono dall’asserzione dell’inadeguatezza delle valutazioni sui conti pubblici e dalla conseguente incertezza delle risultanze e dei dati nei conti stessi. Pare che un’indicazione in tal senso sia stata espressa dallo stesso candidato alla guida del Governo di centrosinistra Romano Prodi.
L’ultima presa di posizione, autorevole, è quella apparsa sul quotidiano Il Sole 24 Ore il 4 gennaio scorso: nell’articolo «La verità sui conti e il peso sul futuro» il prof. Guido Tabellini ha proposto ancora l’istituzione di una nuova struttura «burocratica» indipendente con una serie di compiti in materia di conti pubblici. Pur rispettando la qualificazione scientifica dello studioso e l’importanza della sede in cui la proposta è stata formulata, una valutazione attenta porta ad enucleare non poche controindicazioni a proposte simili.

Nell’articolo, come in altre indagini di questo orientamento, si attribuiscono all’istituenda Autorità indipendente due funzioni da tenere nettamente distinte: una di governo delle politiche fiscali e una, collegata alla prima ma certo da essa distinta, di «certificazione» della correttezza dei dati dei conti pubblici e dei risultati che da essi emergono. Quanto al primo punto, la tesi è che all’Autorità dei conti pubblici, come burocrazia indipendente, dovrebbe essere conferita una specie di delega per la formulazione della politica fiscale; il secondo punto prevede l’attribuzione a un’Autorità indipendente di poteri di certificazione imparziale dei dati della finanza pubblica.
Il primo ordine di idee è assai poco condivisibile sotto il profilo istituzionale e di architettura del sistema. La politica fiscale è, per propria caratteristica di base, un’attività «politica», cioè di scelte di merito per il conseguimento di obiettivi definiti, anche nell’interesse generale, da una parte politica che esprime una maggioranza di Governo. Non vedo come potrebbe entrare in queste scelte un’Autorità indipendente che è, per la propria natura giuridico-istituzionale, un’entità asettica, imparziale, neutrale. Le Autorità indipendenti operano bene per la tutela di diritti costituzionalmente garantiti o per conseguire finalità che non possono essere assicurate, per la loro delicatezza e per l’inerenza a situazioni complesse e «sensibili», che da entità neutrali. Non è questo il caso della politica di bilancio.

Più interessante potrebbe sembrare il secondo punto, quello certificativo, la verità sui conti pubblici. V’è, infatti, l’esigenza che qualcuno ponga fine a discussioni spesso interminabili (ma il disavanzo è del 3,07 o del 3,71 per cento del prodotto interno?); quindi di una specie di certificatore affidabile in quanto qualificato e imparziale. Ma, a ben vedere, nel sistema italiano queste entità esistono e da molto.
Primo. Nell’ambito della struttura ministeriale vi è un’Amministrazione qualificata, formata da esperti con una lunga tradizione di servizio nell’ambito dei conti pubblici - la Ragioneria generale -, che opera con eccellenti tecnici da quasi 140 anni. Questa Amministrazione è oggi dotata di un sistema informativo di prim’ordine. Certo, essa è una parte dell’apparato governativo, quindi non è imparziale come lo sono la Consob o la Commissione Antitrust, ma è uno strumento qualificato del Governo per l’adozione delle scelte di politica di bilancio (con fior di strumenti per le previsioni) e la realizzazione delle politiche stesse.
Esiste, in secondo luogo, un ente pubblico dotato di una propria autonomia, l’Istat, cui sono affidati compiti di rilevazione delle statistiche nazionali e quindi anche di quelle del settore pubblico. L’Istat ha un’innegabile qualificazione tecnica nell’uso degli strumenti statistici. Si arriva, infine, alla Corte dei conti, un’istituzione peculiare dei sistemi latini e a diritto amministrativo. In Italia ha una particolare importanza, da un secolo e mezzo: è una magistratura formata da personale selezionato per cultura giuridico-amministrativa e tecnico-contabile e al di fuori di rapporti di dipendenza dal Governo.

Sono elementi garantiti da una posizione peculiare cui nessuno può dire: hai definito il disavanzo aggregato dell’Amministrazione pubblica in misura che non ci piace, ti trasferiamo o ti riduciamo lo stipendio. La Corte dei conti ha le caratteristiche di un’Autorità indipendente, neutralità e imparzialità in primo luogo, anche se non è giuridicamente un organismo pubblico del genere. Il ricorso di alcuni Paesi anglosassoni a formule organizzative come le Autorità indipendenti si deve al fatto che questi sistemi non dispongono di un organo qualificato e imparziale come la Corte dei conti.
Queste tre istituzioni costano, e una possibile nuova Autorità indipendente sarebbe anche una struttura costosissima. Il quesito è questo, dettato non da conservatorismo istituzionale ma da una ragionevole attenzione all’economicità del sistema: prima di istituire l’ennesima Autorità indipendente che si aggiungerebbe alle troppe esistenti, non sarebbe meglio coordinare e far funzionare in modo efficiente i «guardiani del bilancio» esistenti? Vi è molto da fare e l’analisi degli interventi da realizzare andrebbe al di là di un breve articolo.

In sintesi, le attribuzioni della Corte dei conti vanno meglio definite, la sua cultura tecnico-contabile e finanziaria va potenziata, occorre puntare sull’adeguato coordinamento fra le tre istituzioni. Le prese di posizione sulla necessità di un’Autorità indipendente dei conti pubblici, pur sempre autorevoli, peccano di superficialità quando sottovalutano capacità e potenzialità degli organismi esistenti. Per alcune innegabili imperfezioni si rischia di stravolgere il sistema costituzionale e di gettare l’acqua con il bambino. È un tema di rilievo per il futuro assetto istituzionale della Repubblica.
Sarebbe bene farne oggetto di un dibattito serio e documentato. Non ci si può fidare di valutazioni a orecchio né riporre una fiducia aprioristica in formule organizzative, le Autorità indipendenti, come fossero un toccasana nei sistemi economici contemporanei per cui la costituzione di un organismo del genere risolverebbe ogni problema di affidabilità dei conti pubblici. Sarebbe bene che si esprimessero i vertici della Ragioneria, dell’Istat e della Corte dei conti.
Indicazioni come quella di Tabellini e qualche altra presa di posizione nello stesso senso sono meritorie, perché richiamano l’attenzione sul problema dell’affidabilità dei conti pubblici e suonano l’allarme su alcune distonie. Ma prima di dar luogo a interventi così incisivi, occorre ponderare seriamente, anche per evitare di creare entità amministrative doppioni o poco utili e di aggravare la babele giuridica e informativa che tocca alcune aree del Paese e, fra queste, quella dei conti pubblici.

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