chiudi
RETROSPECCHIO

Capolavori
di marmo scolpiti dai robot


Il robot Marmot 6400 in azione

In grado di scolpire statue e quindi di diventare uno strumento prezioso per il patrimonio delle città d’arte offeso dai crescenti assalti vandalici, il robot messo a punto dalla Scienzia Machinale - società nata nell’ambito del reparto Robotica della Facoltà di Ingegneria della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -, deve le origini a un gruppo di ricercatori che in un programma post-lauream avviarono una ricerca allargata dal calcolo informatico all’arte. Oggi a Massa Carrara il robot Marmot 6400 studia una statua o il corpo di una persona con uno scanner tridimensionale ed è in grado di riprodurre in parte o per intero quello che memorizza e che il programma gli ordina. Il robot può scandire un dito dell’Apollo di Veio e riprodurlo grande come una colonna. Con gli strumenti creati da un’équipe che si richiama a Leonardo Da Vinci sin dal nome di Scienzia Machinale, sono state eseguite varie opere: tra esse la trasposizione della Venere Barberini e di altre statue. Alcune sono state realizzate all’estero, a cura di un’équipe di scienziati francesi dell’Archeopole i quali, in un progetto condotto da Pierre Yves Saillant, hanno riprodotto la Sfinge di Delphi, una delle statue più note dell’antichità. Marmot potrà essere impiegato in opere riguardanti l’arredo urbano ma anche nel rifacimento di statue famose, intoccabili perché una recente legge ha vietato di riprodurle attraverso il calco diretto. Al momento il robot, unico in grado di scolpire statue, riproduce in serie sculture decorative in marmo grigio di Carrara; situato in un laboratorio in cui opera un’équipe composta dallo scienziato Gianluca Parrini, dal direttore commerciale della Scienzia Machinale Dedalo Piffer e dai collaboratori, il Marmot 6400 legge una statua o un corpo attraverso uno scanner prodotto dalla giapponese Minolta; con l’ausilio dei collaboratori di Parrini replica una parte o interamente quello che ha memorizzato. Ma i vari robot che da anni l’azienda di Pisa crea potranno avere numerosi impieghi. Una delle prossime applicazioni avrà luogo nell’Afghanistan, dove attualmente si sta valutando l’opportunità di ricostruire i Buddha di Bamiyan che furono distrutti dai talebani. La New 7 Wonders Foundation ha chiesto al Politecnico di Zurigo di realizzare un modellino del possibile nuovo Buddha; per farlo, una squadra guidata dal professor Armin Gruen ha utilizzato fotografie metriche scattate nel 1970 dall’archeologo austriaco Robert Kostka. I risultati dei tentativi svizzeri saranno illustrati in un prossimo seminario, che si svolgerà a Kabul, da Paul Bucherer-Detschi, curatore del «museo in esilio» afgano di Bubendorf, località in Svizzera nella quale sono stati raccolti i tesori d’arte afgani strappati alle distruzioni.

chiudi