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Mediterraneo

In prima linea
la Marina Militare Italiana

 


l 2005 è stato un anno di consolidamento e di svolta per la Marina». In questa semplice affermazione il Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Sergio Biraghi, ha riassunto un grande e significativo lavoro compiuto da questa Forza Armata nel breve giro di un anno: un lavoro consistente, appunto, nel consolidare le scelte degli anni precedenti e nell’attuare una svolta. Il consolidamento, ha spiegato l’Ammiraglio, è consistito nel portare a termine la ristrutturazione diretta a razionalizzare l’impianto complessivo dell’Arma, a conferirle la massima efficienza operativa ed economica, ad adeguarla nel modo migliore al nuovo modello professionale interforze necessario per la politica estera e per la sicurezza. «Oggi la Marina è perfettamente in grado di svolgere, al più alto livello, tutti i compiti che le vengono affidati», ha affermato Biraghi.

Quanto alla «svolta», essa ha riguardato in particolare le decisioni adottate in relazione agli investimenti, soprattutto quelli destinati al rinnovamento dei mezzi navali, da compiere tempestivamente per evitare di rendere inutile tutto il lavoro svolto per ammodernare la Forza Armata. La Marina Militare, infatti, ha impostato un piano di rinnovamento della flotta destinato a sostituire le molte unità in via di eliminazione per «limiti di età»; gran parte dell’attuale Squadra Navale è stata infatti realizzata sulla base di una legge del 1975 emanata in riferimento alla situazione internazionale dell’epoca.
Con la caduta del Muro di Berlino e la fine del sistema bipolare, alla Marina sono stati affidati, soprattutto fuori dal Mediterraneo, compiti nuovi e più impegnativi che essa ha svolto efficacemente, in molti casi addirittura usando mezzi ai limiti delle sue possibilità operative. Inoltre, pur nella mancanza di adeguate risorse finanziarie, è stato messo a punto un piano di investimenti per conferire alla flotta caratteristiche e standard di una Marina moderna, ossia di ridotte dimensioni ma dotata di mezzi tecnologicamente avanzati e di personale qualificato, adatto alle nuove esigenze di politica estera e di sicurezza del Paese.

Recentemente è stato approvato un piano finanziario per la realizzazione di dieci nuove fregate, che sono state definite dall’Ammiraglio Biraghi «la vera spina dorsale della Marina per i prossimi trent’anni». «Nel bilancio relativo al 2006 occorrerà prevedere, rispetto a quello già difficile del 2005, una drammatica riduzione delle spese di investimento e di esercizio. Questo comporterà il rallentamento di molti programmi, ma anche significative contrazioni della disponibilità operativa dello strumento militare per il prossimo futuro», avverte Biraghi.
Il Capo di Stato Maggiore non si nasconde il problema degli uomini: «Quelli della Marina sono eccellenti, sarebbe un grave errore non mantenerli al massimo livello di preparazione e di rendimento; è un patrimonio essenziale per la protezione dei nostri mari e deve essere preservato. Compiono sempre e nel modo migliore il loro dovere, anche in condizioni di estrema difficoltà, creando le premesse perché tutto ciò venga riconosciuto, e venga assicurato alla Marina un futuro all’altezza del suo prestigioso passato e delle sue grandi responsabilità attuali».

In questa prospettiva e in funzione del processo di globalizzazione dei mercati in corso, anche ai fini dello sviluppo economico acquista un valore fondamentale la tutela della sicurezza nel Mediterraneo, nel quale si concentra un’intensissima attività di traffico commerciale che deve essere protetta dalle organizzazioni criminali dedite al contrabbando, al commercio delle armi, all’immigrazione clandestina, al supporto delle attività terroristiche. Nel Mediterraneo e nel Mar Nero si affacciano 25 Paesi con oltre 80 porti e 2 mila collegamenti; e vi transitano normalmente petroliere che trasportano il 20 per cento del greggio mondiale. In Italia arrivano o partono ogni anno più di 170 milioni di tonnellate di idrocarburi, e aumenta il traffico merci: per via mare si svolge il 62 per cento delle importazioni e il 47 per cento delle esportazioni.

Tanto basta a far comprendere come le Forze marittime dei Paesi del Mediterraneo e del Mar Nero devono essere messe in grado di svolgere una crescente azione di controllo e di lotta contro le attività illegittime, perché al momento non tutte dispongono di mezzi e tecnologie adeguate; inoltre non è possibile per un solo Paese combattere fenomeni criminali di tali dimensioni senza una cooperazione molto stretta tra tutti i Paesi interessati. Risultati importanti sul piano operativo nella tutela della sicurezza dell’area mediterranea sono stati conseguiti nel 2005 dalla Marina italiana con l’approvazione, da parte di tutte le Marine del Mediterraneo, di un progetto di controllo del traffico mercantile da essa proposto e subito avviato con l’obiettivo di renderlo pienamente operativo entro il prossimo ottobre.

In occasione dell’ultimo Simposio regionale delle Marine del Mediterraneo e del Mar Nero la Marina Militare italiana ha illustrato il progetto, consistente nell’adozione di un sistema di controllo denominato V-RMTC, ossia «Virtual regionale maritime traffic centre», basato su una rete di comunicazione che permette un rapido scambio dei dati sul traffico mercantile, limitato in un primo tempo alle unità mercantili di stazza lorda pari o superiore a 300 tonnellate impegnate in navigazioni internazionali, per garantirne in ogni momento il controllo e la massima sicurezza. Hanno aderito alla proposta le Marine di 26 Paesi.

L’iniziativa della Marina Militare italiana ha suscitato un grande interesse e la richiesta di maggiori approfondimenti. Il 5 dicembre scorso il Capo di Stato Maggiore della Marina ha presentato il progetto a Parigi all’Assemblea dei Paesi dell’Unione Europea Occidentale. Avviata sin dallo scorso giugno, la costituzione della rete si articola in due fasi: nella prima, destinata a consolidare la cooperazione, il Comando in Capo della Squadra Navale agisce come centro di raccolta e di diffusione delle informazioni, valutandole in base alla sensibilità e all’esigenza di ogni partecipante; nella seconda fase si attua il collegamento diretto tra tutte le centrali operative navali con lo scambio automatico delle informazioni. Anche commisurati ai costi, i risultati sono apparsi più che soddisfacenti e utili a sviluppare ulteriormente la cooperazione.

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