back


Farmaceutici

Grazie alla Kedrion
il primo impianto
in Russia di prodotti
plasmaderivati

L’amministratore delegato
della Kedrion Andrea Marcucci


L’azienda italiana
fornisce alla struttura
russa tecniche,
prove cliniche e file
di registrazione,
garantisce assistenza
all’avvio
della produzione
e realizza un intenso
programma di training
per l’alta qualificazione
del personale


rasferire know how anziché vendere semplicemente il prodotto. Praticamente creare da sé i propri concorrenti. Quasi un paradosso. Ma «quando si producono farmaci considerati di rilievo strategico, quando si producono emoderivati–spiega Andrea Marcucci, amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Kedrion–, assieme al ritorno economico, all’accrescimento del valore per l’azionista, alla standardizzazione e al miglioramento continuo delle procedure per la sicurezza e per la qualità del prodotto di livello internazionale, è una responsabilità sociale dell’impresa considerare anche un altro obiettivo: quello di assistere i diversi territori nel raggiungimento di standard elevati di produzione e nel difficile e lungo cammino verso l’autosufficienza».
Specializzata nella produzione di plasmaderivati, con 600 dipendenti, due siti produttivi a Lucca e a Napoli, 140 milioni di fatturato, crescita compresa tra il 5 e il 10 per cento negli ultimi cinque anni, investimenti pari a quasi il 5 per cento dei ricavi nella ricerca, la Kedrion è la sola società europea che realizza il «technology transfer» grazie al quale sarà costruito il primo impianto a standard internazionale della Repubblica Russa, precisamente a Kirov, nella regione del Volga.

L’azienda italiana, una delle protagoniste del distretto farmaceutico della Toscana, fornisce alla struttura russa specifiche tecniche e validazioni, prove cliniche e file di registrazione, garantisce il monitoraggio dell’avvio della produzione e realizza un intenso programma di training per l’alta qualificazione del personale. «Lavorare con i Paesi che vogliono crescere e innalzare la qualità dei propri farmaci è, infatti, parte dello scopo della Kedrion–spiega il presidente Paolo Marcucci–. Si mira anche all’estero, come accaduto in Italia, a operare da partner strategico dei sistemi sanitari, piuttosto che a creare semplici relazioni commerciali».

La Kedrion - che è presente in Europa, Sud America e Asia ed è una delle sei aziende più grandi del settore al mondo - «ha intrapreso un percorso specifico di CSR ovvero responsabilità sociale dell’impresa, è certificata SA 8000, ha varato un Codice di condotta etica e ha istituito un Comitato etico che opera in totale autoregolamentazione. Fino ad oggi l’uso di farmaci plasmaderivati di qualità elevata in Russia–aggiunge Andrea Marcucci–, è stato limitato. Per un verso per motivi di bilancio, e per altro verso perché gli impianti locali non avevano autonomia per garantire la qualità totale dei prodotti. La nuova politica sanitaria della Russia è diretta a ottenere, nel lungo periodo, una parziale autosufficienza, appunto attraverso l’acquisizione di know kow internazionale, la realizzazione di impianti di standard elevato e la creazione di un movimento interno di donatori volontari».

Poiché la materia prima necessaria a questa produzione, cioè il plasma umano, è disponibile per definizione, «si trattava per la Russia–precisa l’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica–di acquisire le tecnologie per la raccolta e la trasformazione del plasma in farmaci. Importando tecnologia occidentale avanzata anziché prodotti, sarà possibile preparare in Russia i farmaci plasmaderivati utilizzando plasma nazionale. Questo comporterà una maggiore disponibilità di prodotti di elevata qualità e sicurezza, necessari per la cura dell’emofilia, della ipoproteinemia e delle immunodeficienze, e, di conseguenza, comporterà un miglioramento del trattamento terapeutico dei pazienti russi».

La realizzazione dell’impianto di Kirov - con oltre 250 addetti altamente qualificati e una capacità di lavorazione di 300 mila litri di plasma all’anno espandibile fino a 600 mila litri - ha conseguenze in termini di promozione e di allargamento del livello terapeutico e innalzamento degli standard per medici e pazienti, ma anche in termini di creazione di saving di risorse e supporto al processo di autonomia produttiva nel territorio. E rappresenta l’avvio di un processo di «creazione» di una leva economica nel territorio.

L’impianto, che sarà a regime nel 2010, viene realizzato in accordo con una società tedesca di ingegneria e con le Autorità sanitarie locali, in particolare con l’Istituto Volga, Centro nazionale di expertise nel campo degli emoderivati del Servizio federale di supervisione della salute e dello sviluppo sociale. Ma in Russia, dove Kedrion da oltre 10 anni ha registrato e distribuito tutte le principali specialità medicinali derivate dal plasma, si ipotizza la costruzione di altri impianti secondo il modello Kirov.

«La Kedrion–conclude l’amministratore delegato Andrea Marcucci–, rappresenta l’anello industriale di una catena che va dal donatore di sangue all’utilizzatore, passando per le strutture trasfusionali. E sulla base del proprio patrimonio consolidato di esperienza e di competenza opera per rafforzare in ambito internazionale il ruolo strategico dei sistemi sanitari dei Paesi che in questo settore registrano un ritardo. Tutto ciò non solo perché siano garantiti gli standard di eccellenza, sicurezza e qualità, ma anche per sostenere il triplice obiettivo di valorizzare la donazione, garantire la disponibilità degli emoderivati in tempi e quantità certi, e, soprattutto, contribuire ad avvicinare i diversi Paesi all’obiettivo dell’autosufficienza».

back