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Televisione, un mondo
che ruota
intorno all’alcova

di Delfo Galileo Faroni

 

sistono nella nostra società alcune situazioni e condizioni di cui si deve parlare senza riguardi di sorta, e manifestare nei loro riguardi una netta contrarietà. Non farlo costituirebbe non solo una forma di favoreggiamento ma di vera e propria complicità. Per cominciare, va premesso subito che l’Italia è un Paese nel quale non esiste la legalità e dove un’ambiziosa teppaglia occupa posti di potere e responsabilità.

Ricettacolo per eccellenza di personaggi contrassegnati dal più basso livello morale, da una tendenza all’edonismo assolutamente morbosa, da una convinzione di onnipotenza, da una presunzione di possedere una natura divina è la televisione. L’atmosfera che aleggia nei sacrari della tv è costituita da un torbido groviglio di rivalità, di ambizioni e di vizi. Per non parlare della corruzione, dello smodato desiderio di dimostrarsi superiori, della ricerca spasmodica di ammirazione, di celebrità, di venerazione.

Parliamo dei vizi, argomento che intendiamo approfondire senza veli o schermi. Recentemente qualcuno ha detto che l’alcova è un eccezionale veicolo di successo per chi intende fare carriera in televisione. Questa strada, sia chiaro, può essere percorsa da soggetti di sesso sia maschile sia femminile e il motivo è il seguente. Nell’ambiente televisivo la morale è una qualità poco diffusa, mentre sono moltissimi gli arrivisti privi di scrupoli che, in un sistema di favoritismi di ogni genere, non disdegnano di accettare rapporti sessuali ricattatori o partecipare a disordinate relazioni anche contro natura.

La bassezza di questi comportamenti è intollerabile, e soprattutto la prassi di approfittare della condizione di debolezza e di inferiorità altrui. Un mondo popolato di persone prive di ogni dignità, che ricorrono a ridicoli sotterfugi per nascondere i loro veri istinti; di individui che, mancanti di doti morali e di risorse culturali, attratti solo dal piacere calpestano il codice etico che prescrive il dominio delle passioni, l’ obbedienza alle leggi, lo spirito di abnegazione.

Se li sottoponiamo a un’acuta osservazione, emerge uno straordinario campionario di dissoluti, amorali, immorali, deviati, affetti da perversioni, cocainomani, morfinomani; vicino ad essi operano ovviamente, ma sempre più raramente, anche delle persone normali; in generale, però, sono quasi tutti succubi del mito della televisione. Se disgraziatamente le aspirazioni velleitarie di tutte queste persone finiscono pateticamente in un fallimento per il rifiuto del personaggio che dovrebbe favorirle nella scalata, non restano loro che l’emarginazione e il blocco della carriera.

Conferma questo sistema lo stuolo di pupe imbellettate in minigonna e con seni ben in mostra che entrano ed escono di scena con troppa facilità; il che dimostra il ricorso e l’efficacia di un’arma, l’alcova, ma anche il suo limite. Sono questi amanti di sfrenate libertà psicosessuali a stravolgere la dignità, la morale, il diritto. Purtroppo questi personaggi, per lo più artisti, sono sostenuti, applauditi e seguiti da una massa di beoti che aspirano al brivido della trasgressione e sono attratti da atti e comportamenti erotici oggi esibiti in tv con grande disinvoltura.

Circolano storie piccanti di celebrità della televisione che, nonostante le loro gravi lacune sul piano morale, continuano a restare impassibili nel loro posto. Ma non di rado gli stessi fattori che li hanno favoriti ne determinano l’esclusione, per cui piombano nella malinconia e nello sconforto. Del resto si è sempre saputo che tutte le intime storie di sesso legate all’alcova hanno un principio ma anche una fine.

Alcuni di questi personaggi, per loro fortuna, possiedono capacità compensative che gli consentono di controllare e di assorbire le delusioni e le beffe cui inesorabilmente vanno incontro soprattutto per l’instabilità affettiva di chi per professione opera nel regno della frivolezza, dello sfarzo, del fasto, del lusso e dell’eleganza. Questa è la faccia vera della realtà. Purtroppo i nostri sono discorsi vani, visto che da sempre nelle nostre tv tutto è lecito.

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