Vincenzo Vita:
Provincia capitale?
Sì, ma internazionale
L'on. Vincenzo Vita, assessore alla Cultura e alla Comunicazione della Provincia di Roma

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rande esperto di media e comunicazione, temi sui quali ha scritto vari saggi, sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni nei passati Governi di centrosinistra Prodi, D’Alema e Amato, oggi assessore alle Politiche culturali, della Comunicazione e dei Sistemi informativi della Provincia di Roma, Vincenzo Vita sta cercando di realizzare un programma di attività ispirato a un nuovo «realismo» e capace di una visione di ampio respiro, con un ruolo importante da svolgere sul piano nazionale e internazionale. Anzi di più: in un momento in cui le difficoltà economiche generali e i tagli della finanza pubblica, particolarmente pesanti sulla cultura, mettono seriamente in crisi il sistema delle Amministrazioni locali, Vita sta cercando, di concerto con i Comuni, le Comunità montane, il mondo delle associazioni, di moltiplicare e qualificare l’offerta culturale. I risultati ottenuti sono ancor più significativi se si considera che questa Provincia è stata sempre schiacciata dalla presenza di un capoluogo importante come Roma.
Domanda. Qual è un primo bilancio dell’attività del suo Assessorato?
Risposta. La trasformazione della provincia di Roma da un’aggregazione di Comuni a un distretto culturale. Un nostro recente convegno sul tema «La cultura ha una provincia in più», organizzato a Roma con una vasta partecipazione di studiosi e operatori si è concluso con un documento programmatico che pone le basi e le linee guida per ridisegnare la nostra politica culturale. Un punto di partenza è già rappresentato dai Comuni dei Castelli romani che costituiscono un distretto in fieri, in quanto si tratta dell’area più aggregata della provincia. Per stimolare questo processo nelle altre aree dobbiamo mettere in campo iniziative permanenti. Stiamo istituendo un’associazione di teatri della provincia per dare vita a un circuito teatrale; abbiamo compiuto un ampio e meticoloso studio, abbiamo esaminato le sale esistenti e ne abbiamo scelte 9, in grado di ospitare produzioni anche molto impegnative; oltre ad essere a norma, come è d’obbligo per tutte, sono dotate di strutture e servizi adeguati alle attività teatrali più complesse. In campo musicale abbiamo espletato un bando triennale per la formazione di laboratori, con la partecipazione di scuole e centri di musica; l’iniziativa è diretta a riunire, in istituzioni organizzate e in un certo senso «formalizzate», le attività che fioriscono spontaneamente nella provincia, in modo che i giovani musicisti possano farsi conoscere e possano trovare nuove opportunità professionali.
D. E nel settore più moderno della produzione audiovisiva?
R. Puntiamo anche in questo campo allo sviluppo di un distretto da realizzare in collaborazione con la Regione Lazio; a tal fine possiamo avvalerci della collaborazione della nuova Giunta regionale, politicamente analoga a quella della Provincia e del Comune di Roma. Operiamo per stimolare un’attività più strutturata e meno episodica nel campo della produzione di film e di documentari; ma soprattutto, data la bellezza straordinaria della provincia di Roma, promuoviamo la loro realizzazione nei «set» naturali che questa possiede, ossia l’inserimento nella produzione di spettacoli e film delle più belle piazze di Roma, dei prestigiosi monumenti presenti nella città e nei tanti luoghi di pregio storico e paesaggistico della provincia.
D. Quali altre iniziative avete in programma?
R. Una novità è l’uso del nuovo Auditorium di Roma progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2003. Abbiamo stipulato una convenzione anche con il vecchio Auditorium Pio VI di Via della Conciliazione che, progettato da Marcello Piacentini e inaugurato nel 1950 per le udienze pontificie, nel 1958 divenne sede dell’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia; recentemente restaurato, è ora oggetto di un accordo tra un gruppo di imprenditori privati e la Provincia di Roma per ospitarvi eventi e spettacoli organizzati da quest’ultima; è dotato di 1.850 posti a sedere nella sala grande e di un foyer di 800 metri quadrati usato anche per convegni e conferenze. Un altro accordo è stato raggiunto con il Teatro Eliseo di Via Nazionale, che ci dà la possibilità di disporre di una valida struttura nel Centro della città.
D. E le attività tradizionali dell’Amministrazione provinciale?
R. Non trascuriamo i settori tradizionali come le biblioteche, che nella provincia di Roma costituiscono un punto di eccellenza e che cerchiamo di rendere multimediali, la rete dei musei, le tante mostre. Ad alcune di queste la Provincia partecipa insieme ad altri enti; altre sono inserite direttamente nella «Festa di Primavera», la festa della Provincia che è giunta alla seconda edizione e che quest’anno ha avuto un programma straordinariamente ricco e denso di manifestazioni. Da un primo bilancio, gli oltre 500 eventi organizzati nell’ambito della Festa di Primavera - conclusasi con un memorabile concerto di Lucio Dalla, Niky Nicolai e del Quartetto di Stefano Di Battista -, hanno visto la partecipazione di circa un milione di cittadini. Un risultato oltre ogni previsione, che ha premiato il lavoro svolto insieme a tanti Comuni e istituzioni.
D. Quali mostre hanno avuto più successo di pubblico?
R. Quelle sui Capolavori del Guggenheim nelle Scuderie del Quirinale; su Edvar Munch nel Vittoriano; sulle avanguardie artistiche russe, pure nel Vittoriano, straordinariamente bella e inedita in Italia. Una mostra, questa, sulle varie forme di lavoro del primo trentennio del secolo scorso, stagione insieme affascinante e terribile perché diede vita alle tendenze culturali che successivamente avrebbero fatto fortuna - le avanguardie artistiche che hanno fatto scuola -, ma purtroppo anche agli autoritarismi e totalitarismi; in Russia fu proprio lo stalinismo ad annientare le avanguardie. Sempre nel complesso del Vittoriano, con il quale abbiamo una convenzione, abbiamo patrocinato lo scorso aprile un’esposizione di arte contemporanea giapponese anche di avanguardia, documentata da 270 opere di 265 artisti.
D. Sono in programma anche accordi con enti situati al di fuori dell’area provinciale?
R. L’attività intrapresa, le realizzazioni compiute, i programmi in corso e allo studio rientrano in quello slogan coniato per la campagna elettorale del 2003 da Enrico Gasbarra allora candidato alla Presidenza: «La Provincia capitale». Tutto ciò dimostra che la Provincia di Roma intende attuare una concreta politica culturale attenta alla tradizione ma nello stesso tempo aperta a tutti i nuovi fermenti instaurando rapporti e operando - non sembri un’ambizione eccessiva - anche con l’Europa e con altri Paesi extraeuropei. Già ha stabilito convenzioni con varie istituzioni straniere, come la Provincia di Atene e quella di Buenos Aires. Ora ci accingiamo a una serie di iniziative a New York, a Los Angeles e a Mosca, dove ripeteremo una mostra che ha già riscosso successo nel Vittoriano, «I disegni di Milo Manara» che si ispirano ai film di Federico Fellini.
D. Perché è stato scelto proprio questo disegnatore?
R. Milo Manara era il grafico prediletto dal regista e le sue opere rievocano atmosfere, luoghi e climi che rimangono nella memoria collettiva. Lo scorso mese di giugno, organizzata dalla Provincia di Roma, si è svolta nella Casa del Cinema la cerimonia della consegna del Premio Fellini 2005 al regista svedese Igmar Bergman che ha inviato a ritirarlo la moglie, l’indimenticabile attrice Liv Ullmann. Con queste iniziative abbiamo fatto rivivere una stagione cinematografica che fu davvero eccezionale.
D. Fino a quale livello potrebbero giungere le vostre iniziative?
R. Coltivo il sogno di dare un contributo di idee e risorse per rilanciare la vita culturale della provincia, realizzando il passaggio da interventi casuali a un autentico progetto di politica culturale. La provincia non può e non deve essere come una periferia della capitale. Un nostro recente studio indica l’assoluta omogeneità dei consumi culturali in provincia rispetto a quelli dei cittadini di Roma. Chi conosce la provincia romana sa che vi sono luoghi straordinari. Il nostro intento è farli diventare punti di riferimento per la società multimediale che, culturalmente, è nomade. Perché la «dolce vita» deve essere riferita soltanto a Via Veneto e non anche ad alcuni luoghi della provincia, se la loro offerta culturale è adeguata? In fondo recarsi a Frascati o a Tivoli non è più difficile di andare da un quartiere all’altro di Roma. Perché se è vero che il nuovo Auditorium si trova a Roma, è anche vero che la provincia comprende anche Roma. Il grande salto che intendiamo fare è far sì che gli abitanti della provincia si rechino a Roma per assistere ai grandi eventi culturali, e i romani in provincia.
D. Quali grandi eventi sono stati allestiti nella provincia?
R. Faccio un paio di esempi: le Scuderie Estensi di Tivoli, edificio cinquecentesco recentemente restaurato proprio con il nostro contributo, hanno ospitato lo scorso maggio la mostra «Mecenati e dimore storiche nella provincia di Roma», sui più grandi artisti, architetti, cardinali e principi della provincia romana; a Villa d’Este, pure a Tivoli, è stata inaugurata a fine maggio una grande retrospettiva di Pericle Fazzini, con un’ampia selezione delle sculture più significative e rappresentative dislocate nella suggestiva cornice del giardino, e dei suoi disegni, ospitati nell’appartamento del Cardinale. Alle Scuderie Estensi stiamo pensando anche di istituire un Festival della Poesia come si fece alcuni anni fa a Castelporziano.
D. Non è disagevole recarsi in tali località lontane?
R. Era disagevole tre o quattro decenni fa, oggi tutti hanno l’auto e i giovani il motorino; e il sistema di trasporti pubblici offre maggiori servizi. Inoltre per trasferirsi da una periferia all’altra di Roma si impiega più tempo che per recarsi da Roma a Frascati o a Tivoli. Vogliamo far rivivere la provincia, eliminare l’idea che sia un’occasione solo per il fine-settimana. E tutto questo senza escludere ovviamente le sagre e le manifestazioni paesane che rivestono ancora oggi una funzione vitale di identità locale che non va assolutamente persa.
D. Qual è il livello di informatizzazione dei Comuni?
R. Stiamo contribuendo alla messa in rete di tutti i Comuni, ormai 107 su 120 sono collegati; ogni addetto della Provincia dispone di un computer e non credo che molti altri enti pubblici o privati possano vantare questo livello; riteniamo fondamentali l’alfabetizzazione e la formazione informatica, e stiamo compiendo un grande sforzo per la formazione gratuita che oggi svolgiamo attraverso nove aule fisse e due mobili, che raggiungono i Comuni più piccoli. Attualmente oltre 6 mila cittadini l’anno usufruiscono dei corsi gratuiti di informatica nella provincia di Roma. Alla formazione di base vanno aggiunti quella specifica per la patente europea del computer e corsi avanzati di design digitale per giovani laureati. È un nostro contributo per superare il divario che separa le zone ricche da quelle in via di sviluppo del Paese, ma anche, in scala ridotta, la città di Roma da parte del territorio circostante. Siamo anche impegnati nei temi più attuali della società dell’informazione, tra i quali la proposta di direttiva europea sulla brevettabilità del software. Un’ipotesi che prevede la possibilità di brevettare le idee, ossia beni comuni come l’acqua o l’aria. E che avrebbe conseguenze nefaste sul piano economico.
D. Per l’autunno che cosa prevede?
R. Iniziative non meno interessanti. Ad esempio una mostra sul ’700, adattissima per questa provincia che in quel secolo è stata meta di artisti da tutta Europa. Abbiamo intenzione di valorizzare le Ville tuscolane ma non è facile perché occorrono risorse finanziarie che non abbiamo; ogni anno nella legge finanziaria si riducono i fondi per la cultura. Un edificio straordinario che stiamo cercando di adibire a sede permanente per mostre di arte contemporanea e rappresentazioni teatrali è il Castello Colonna di Genazzano. Un altro evento in ottobre sarà un grande convegno internazionale a Roma e a Palestrina sui fratelli Thomas ed Heinrich Mann, in occasione del cinquantenario della morte del primo avvenuta il 12 agosto 1955. I fratelli Mann soggiornarono a Palestrina che fornì loro molti motivi di ispirazione per i loro racconti. Molti luoghi della provincia sono legati a personaggi della cultura. Questo fa immaginare la provincia di Roma come un sistema culturale, e in questa direzione si orienta la nostra attività.
D. Oltreché di interesse nazionale, la Rai è una delle maggiori aziende della provincia di Roma. Avendo lei contribuito alla politica del settore nella passata maggioranza parlamentare in veste di sottosegretario alle Comunicazioni, quali provvedimenti suggerirebbe in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni politiche del 2006?
R. Come primo atto proporrei l’abrogazione della legge Gasparri sulle telecomunicazioni, varata dal Governo Berlusconi.
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