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RETROSPECCHIO

Penne Aurora
alla conquista della Cina

Azienda torinese specializzata nella creazione di penne e di articoli di lusso, l’Aurora rappresenta dal 1919 uno dei più significativi casi di successo per il made in Italy nel mondo. L’azienda conta oggi 130 dipendenti e nel 2004 ha fatturato 10 milioni di euro, derivante in gran parte dalle esportazioni. Le vendite oltre confine sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi anni: dal 3 per cento della produzione che si registrava all’inizio degli anni 90 al 40 per cento di oggi. «Per raggiungere questi risultati è necessario puntare su innovazione e design; abbiamo investito nelle tecnologie, nei processi produttivi e nella ricerca estetica, sviluppata sia internamente sia in collaborazione con affermati designers», spiega il direttore generale Cesare Verona. Numerose penne Aurora sono nate dalla fantasia di Marcello Nizzoli, Giorgetto Giugiaro, Giampiero Maria Bodino, Marco Zanuso. Quest’ultimo ha creato la famosa Hastil, primo strumento di scrittura esposto nel Museo di Arte Moderna di New York. E a New York recentemente l’azienda ha inaugurato un nuovo «shop in shop» all’interno del più importante e prestigioso negozio di penne degli Stati Uniti, il Fountain Pen Hospital.
L’Aurora ha raddoppiato così la propria presenza in quel Paese dopo l’apertura, avvenuta lo scorso marzo, di un negozio a Washington. A fine aprile, poi, Cesare Verona ha aperto il primo punto vendita a Pechino, un «corner» all’interno del West Lufthansa Shopping Center, il più grande centro commerciale della Cina, situato nella parte est della capitale cinese. Inoltre l’azienda ha stretto un accordo con un distributore cinese per la commercializzazione dei propri prodotti e ha in programma l’apertura entro l’anno di un altro punto vendita a Shanghai. «Le nostre penne sono fatte a mano e ancora oggi sono il risultato di un fine artigianato accompagnato dalla tecnica e dall’uso di materiali pregiati; non temiamo la concorrenza dei prodotti di qualità medio-bassa, fatti in serie. Alla luce dello sviluppo economico che sta avendo, la Cina può essere considerata un mercato di sbocco in quanto il consumatore cinese ha oggi un’accresciuta capacità di spesa ed è particolarmente sensibile al made in Italy», dice Verona. (Stef. Mastr.)

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