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Marco Comastri:
informatica, in arrivo
una nuova rivoluzione

Marco Comastri, amministratore delegato della Microsoft Italia

 

eader incontrastata nelle tecnologie informatiche nel mondo, la Microsoft è presente in Italia dalla metà degli anni Ottanta. Attualmente ha tre sedi, a Milano, Roma e Torino, e oltre 600 dipendenti. In questi anni ha siglato importanti accordi con aziende e istituzioni italiane così da imporsi come uno dei protagonisti dell’evoluzione tecnologica del Paese. Accompagnando e in alcuni casi guidando i cambiamenti del mondo italiano dell’informatica, ma anche assistendo all’aumento del gap tecnologico che assicura all’Italia un triste primato: il rapporto tra prodotto interno e investimenti tecnologici più basso tra quelli dei Paesi occidentali sviluppati.

Dal 2003 è amministratore delegato della Microsoft Italia Marco Comastri, ex vicepresidente nel Gruppo Ibm della Software e della Integrated Technology Services, ingegnere, con una grande passione per la vela. Da due anni insediato nella plancia di comando della multinazionale, ha tra i propri obiettivi «quello di contribuire allo sviluppo dell’innovazione nelle piccole e medie imprese italiane, avviando iniziative dirette ad assistere gli imprenditori nell’uso della tecnologia come fattore competitivo». Un elemento che ritiene decisivo per lo sviluppo del sistema produttivo di un Paese che ha quasi quaranta milioni di telefonini, ma dov’è radicata una cultura della piccola e media industria che ancora guarda con diffidenza la posta elettronica e internet.

«L’uso delle tecnologie–spiega Comastri–è direttamente proporzionale al grado di apertura dell’industria e al livello di globalizzazione. Oggi nessuno più discute in Italia l’esigenza di avere un’industria pronta a competere a livello globale e di farlo anche con la tecnologia. Però stiamo ancora scontando dei ritardi in tal senso».

Domanda. Com’è cambiato in questi vent’anni l’atteggiamento del Paese verso le nuove tecnologie?
Risposta. Quando la Microsoft nacque in Italia, nel 1985, il quadro dell’informatica era completamente diverso. Il personal computer era stato introdotto solo da qualche anno e il settore si stava completamente ristrutturando. Prendeva forma l’industria del «software pacchettizzato» e dei servizi, maturava il settore dell’hardware, entravano in scena nuovi protagonisti: veniva fondata la Compaq, poi la Dell e gli altri leader. L’Italia aveva a quell’epoca un’industria nazionale forte, con l’Olivetti in pole position, anche se già negli anni immediatamente successivi, con l’avvento degli standards e dell’economia di volume, diveniva essenziale la capacità di mantenersi globali e super-efficienti, che poneva enormi pressioni all’industria esistente e cambiava le regole del gioco. Nelle aziende utilizzatrici si avvertiva il valore della nascente informatica distribuita; ad esempio, nelle banche le tecnologie «pc-based» cominciavano a fare capolino nell’automazione delle filiali. Naturalmente in Italia si soffriva della mancanza di un’economia di mercato matura quale poteva esservi negli Usa o in altri Paesi occidentali.

D. Quali sono i ritardi che scontiamo rispetto agli altri Paesi occidentali?
R. Non c’è sufficiente attenzione, a mio avviso, al valore dell’innovazione, specialmente nel mondo delle piccole e medie imprese. Alla fine questo provoca danni e si traduce in minore capacità di usare la leva dell’innovazione per essere competitivi. Le aziende rischiano di essere meno efficienti e di avere costi di prodotto più elevati e minore produttività. Non si colgono i benefici dell’innovazione, con il risultato che le aziende finiscono per essere meno interconnesse, meno globali, meno presenti su internet, e avere un’infrastruttura di amministrazione, di controllo, di budgeting meno moderna, sistemi meno sofisticati di vendita e marketing e minori strumenti per impostare una strategia innovativa di relazione con i clienti.

D. Ritiene adeguato il livello di investimenti tecnologici in Italia, da parte del settore sia pubblico sia privato?
R. Sul fronte privato siamo indietro. In tecnologie informatiche le piccole aziende italiane hanno una spesa per dipendente che è circa la metà della media dell’Unione europea; producono circa il 76 per cento della ricchezza nazionale, ma contribuiscono solo per il 36 per cento agli investimenti in tale settore. Ritengo questo livello non adeguato alle pressioni cui sono soggette le nostre aziende nella produttività, nell’efficienza e quindi nella competitività. Nel settore pubblico c’è stato un maggior impegno che ha consentito di creare quell’attenzione e quella sensibilità, da parte delle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali, che ora comincia a dare i propri frutti.

D. Perché le piccole e medie imprese italiane sono così diffidenti verso l’innovazione tecnologica?
R. Quelle appartenenti a settori tradizionalmente trainanti non sono tutte tecnologicamente molto attrezzate, e dedicano più attenzione ai fattori di eccellenza tradizionali. Inoltre la loro ridotta dimensione ha reso meno urgente il ricorso massiccio all’informatica per aumentare il livello di automazione e lavorare in maniera efficace sui volumi. E c’è poi carenza di sensibilità e di cultura informatica, nonché di responsabilità dei fornitori di tecnologie e di servizi informatici: forse non abbiamo saputo spiegare fino in fondo e in maniera semplice ed efficace quali reali benefici la tecnologia può dare alle aziende calandosi realmente nei loro panni e dimostrando quali ritorni siano possibili da questi investimenti. Le nuove generazioni imprenditoriali sono più attente. Si assiste a un incrocio generazionale, i baby-boomers sono ora gli imprenditori genitori che incontrano la net-generation, i loro figli, nuova generazione imprenditoriale cresciuta con internet e con il boom della tecnologia. Mi aspetto una svolta in senso positivo: l’esperienza e la competenza si sposano con il mondo nuovo della globalizzazione e della tecnologia, rendendo possibile quel salto di qualità che potrebbe conferire un impulso innovativo alle aziende.

D. Com’è il vostro rapporto con la Pubblica Amministrazione? Si sforza per colmare il gap tecnologico?
R. Abbiamo un rapporto continuo con gli enti sia centrali sia locali; lavoriamo con loro in una serie di progetti di ammodernamento delle infrastrutture informatiche e di soluzioni per l’amministrazione telematica. Credo che la Pubblica Amministrazione italiana abbia fatto passi avanti rilevanti nell’introduzione di servizi innovativi, ma molto resta ancora da fare. Il Sistema pubblico di connettività costituisce uno sforzo notevole per unificare il funzionamento delle reti di connessione in tutto il territorio nazionale. Tuttavia c’è ancora bisogno di favorire lo sviluppo di applicazioni cooperative, che sono la chiave per realizzare soluzioni di scambio fra le varie amministrazioni e aprire la strada alla realizzazione di servizi elettronici avanzati per il cittadino.

D. Può fare qualche esempio?
R. Il progetto di posta elettronica certificata, che ha visto la collaborazione fra le Poste Italiane e la Microsoft, destinato ad agevolare le relazioni elettroniche fra aziende e fra queste e la Pubblica Amministrazione, rendendo possibili transazioni veloci con piena validità legale. La realizzazione di soluzioni per la Pubblica Amministrazione richiede uno sforzo non facile, perché coinvolge sistemi eterogenei e complessi, controllati e amministrati. Non ci sono soluzioni magiche, occorre lavorare per gradi e su diversi fronti. Per questo abbiamo creduto che il miglior modo per contribuire a questo sforzo è fornire strumenti che consentano di semplificare e accelerare i progetti. Abbiamo introdotto un insieme di soluzioni, collettivamente denominate Easi - Egovernment acceleration solutions per l’Italia -, che distribuiamo gratuitamente a beneficio di quanti vogliono sviluppare applicazioni e soluzioni complete per la Pubblica Amministrazione usando tecnologie della Microsoft.

D. Curate anche la formazione sulle nuove tecnologie?
R. Sì, lo schema che abbiamo definito per aiutare lo sforzo di innovazione della Pubblica amministrazione comprende un Centro di competenza che fornisce gratuitamente formazione e consulenza agli enti pubblici e agli operatori informatici operanti in questo settore, e che ha lo scopo di aiutarli a superare la complessità e a produrre soluzioni informatiche nel miglior modo possibile. Il Centro è operativo da tre anni e nel 2004 ha svolto 70 seminari formativi per oltre 800 utenti, aiutando le Amministrazioni a consolidare competenze tecniche qualificate. Infine, per sostenere lo sforzo di riuso dei progetti all’interno della Pubblica Amministrazione, abbiamo avviato una collaborazione con la Regione Lombardia per la costituzione di un portale del riuso, destinato a facilitare il ricorso a progetti innovativi con modalità avanzate, che prevede anche un forum di discussione aperto agli enti locali della regione.

D. Quale sarà l’evoluzione delle tecnologie informatiche nei prossimi anni e come si prepara la Microsoft a questi cambiamenti?
R. Direi senza ironia che l’era digitale è appena iniziata. Il modo in cui viviamo, lavoriamo e comunichiamo sta cambiando. La convergenza in atto di tutti i sistemi di trasmissione in quello digitale ci consentirà di tradurre in quest’ultimo tutte le forme di espressione: voce, testi, musica, video e telefono, e quindi di comunicare, divertirci, imparare in maniera più semplice, economica, completa, senza limitazioni temporali e di luogo. Siamo nel mezzo di un’evoluzione importante per l’individuo nelle sue varie forme: come consumatore, cittadino, genitore, studente, paziente. La Microsoft sta compiendo consistenti importanti investimenti in quest’area.

D. In che cosa in particolare?
R. Innanzitutto nelle versioni Windows per il consumatore: Windows Media Center, per l’integrazione delle tecnologie di intrattenimento per la famiglia, e Windows Mobile, che consente una nuova generazione di applicazioni intelligenti sui telefoni cellulari. A queste vanno aggiunte quelle per il gioco, tra le quali il nuovo Xbox 360 consente un salto di qualità delle funzioni e dell’interattività, e l’Msn, oggi primo portale nel mondo per numero di utenti. Con le nuove funzioni di ricerca e con i servizi avanzati quali la musica e il messenger, quest’ultimo consente al consumatore un’esperienza unica. Sono in arrivo innovazioni importanti anche nel mondo del lavoro: abbiamo coniato una nuova locuzione, The New World of Work, per indicare l’accesso alle informazioni, i processi lavorativi e la collaborazione all’interno dell’azienda.

D. È possibile per una persona normale seguire tante novità?
R. Oggi tutti viviamo in un mondo caratterizzato dall’informazione. Conviviamo con essa, in maniera ancora parzialmente conflittuale. Mentre offre enormi vantaggi, crea ancora problemi, ha dei limiti. C’è da una parte un sovraccarico di informazioni che costano molto. Il numero di e-mail mediamente scambiate nelle aziende è decuplicato dal 1997. Molti impiegati lamentano costanti perdite di concentrazione a causa delle continue interruzioni che rendono più frustrante e meno efficiente la giornata lavorativa. Come contraltare a questo eccesso c’è una carenza di informazioni quando si tratta ad esempio di disporre velocemente e in maniera semplice di dati di vendita divisi per categorie di clienti, di prodotti e di aree, o di conoscere i dettagli di un cliente relativamente a una parte della nostra attività. Sono problemi sui quali stiamo lavorando. Ne scaturiranno innovazioni che trasformeranno l’informatica da strumento di utilità puntuale a strumento di aggregazione delle attività informative.

D. Quanto spendete nella ricerca?
R. Circa 7 miliardi di dollari in sette settori tecnologici che includono, oltre alle aree tradizionali della Microsoft, altre relativamente nuove: soluzioni per aziende, famiglie, gioco, mobilità ecc. Sulle prime tre aree convogliamo la maggior parte delle risorse, perché sono cruciali e condizionano il lavoro delle aziende. Nelle altre investiamo per sviluppare nuove opportunità nell’era digitale. Credo che nessuno stia compiendo uno sforzo così ampio per offrire al consumatore le nuove possibilità fornite dal sistema digitale e dalla grande flessibilità delle reti. Le soluzioni destinate alle aziende sono di particolare rilevanza per Paesi come l’Italia in cui l’automazione delle piccole e medie imprese deve ancora essere completata e richiede prodotti di grande semplicità, costi ridotti e assistenza completa.

D. Molti faticano a gestire il proprio computer, perché alcune operazioni richiedono troppa competenza. Come semplificarne l’uso?
R. Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante. Il computer è diventato uno strumento flessibile, per le esigenze di lavoro, in casa, nella comunicazione, nella formazione, nell’intrattenimento. Oggi si usa lo stesso computer portatile in ufficio o a casa; si passa dalla rete aziendale fissa alla trasmissione radio o all’Adsl in maniera automatica, non ci si accorge di aver cambiato sistema. Qualche tempo fa occorreva cambiare la configurazione per usare il modem, formare il numero di telefono, compiere una serie di operazioni. Era tutto più complicato. Ora si ascolta musica, si accede a internet, si guardano i filmati, nello stesso tempo si elaborano documenti. Il software viene aggiornato automaticamente dalla rete senza alcun intervento. Tuttavia c’è ancora da migliorare, rendere tutto più semplice affinché anche persone senza alcuna conoscenza informatica possano usare il computer. Bisogna anche aumentare la capacità di questo, farlo diventare autoconfigurabile, autogestibile e autoriparabile. Sono i campi in cui stiamo lavorando, i risultati si otterranno nei prossimi anni. Alla fine del 2006 introdurremo una nuova tecnologia denominata Longhorn, destinata a aggiornare Windows con queste nuove conquiste.

D. E nel settore della sicurezza?
R. Questa costituisce una priorità per tutta l’industria informatica. Se gli attacchi ad essa non saranno tenuti sotto controllo, c’è il rischio di penalizzare il commercio elettronico, gli scambi, la crescita in rete dei settori musicale, cinematografico, dei contenuti. Il cammino in quest’area non è semplice, richiede tecnologia, procedure, leggi, cultura. Stiamo operando in molte aree. Abbiamo aggiornato Windows con la versione SP2, disponiamo di un programma denominato Trustworthy Computing per introdurre sistemi di sicurezza uniformi nei nostri prodotti e regole ferree nello sviluppo dei nuovi. Abbiamo stretto accordi con enti governativi e privati per fornire le migliori conoscenze in questo campo e le più adeguate protezioni per le loro installazioni informatiche. Informiamo continuamente clienti e consumatori sulle procedure da seguire in caso di attacchi informatici, curiamo corsi di formazione e di aggiornamento agli specialisti informatici. In Italia la pirateria dimezza il fatturato causando all’industria una perdita di circa 1,3 miliardi di euro. Nell’Unione europea la perdita è del 35 per cento, per un importo complessivo di 12 miliardi di euro.

D. Dopo la crisi di cinque anni fa il settore è in fase di rilancio. Quali sono le prospettive di crescita?
R. Sono ottimista. L’informatica è un fattore fondamentale di crescita e competitività e le aziende che vogliono svilupparsi e mantenersi competitive vi faranno ricorso in maniera selettiva ma in misura consistente. Nascono nuove applicazioni per il consumatore e le famiglie che definirei rivoluzionarie e questo sarà un altro motivo di crescita dell’industria. Noi continueremo a lavorare osservando le esigenze degli utenti e offrendo strumenti semplici ma efficaci, com’è nella nostra tradizione.

 

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