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Mauro Cicchinè:
sempre più capitali privati nelle opere pubbliche

Mauro Cicchinè, presidente della banca Dexia-Crediop

a qualche anno il mondo bancario appare in grande fermento. In Italia, in particolare, in queste ultime settimane esso è stato ancora più del solito al centro dell’attenzione: clamorose fusioni messe in atto da istituti di credito nazionali hanno riportato alla ribalta l’argomento, offrendo la possibilità di constatare l’esistenza, per le banche, di favorevoli occasioni di sviluppo anche all’estero. Tra i banchieri convinti di ciò figura Mauro Cicchinè, presidente della Dexia-Crediop. Una banca speciale, come racconta egli stesso in questa intervista.

Domanda. Che cosa è la Dexia-Crediop?
Risposta. Cominciamo con un po’ di numeri. La prima cosa che vorrei dire è che, se noi riusciamo a compiere determinate operazioni, è per il fatto che abbiamo alle spalle il Gruppo Dexia, piuttosto robusto e potente. Un Gruppo che alla fine del 2004 ha raggiunto un totale di bilancio di 389 miliardi di euro, fondi propri per 12 miliardi, un utile netto di un miliardo 772 milioni, un Roe, cioè il rapporto tra utile netto e patrimonio netto, del 18,8 per cento. Per cui si tratta di un Gruppo molto consistente. Sempre nel 2004 ha aumentato del 24 per cento la valorizzazione di borsa e in Europa è la 14esima o 15esima banca, secondo i sistemi di calcolo applicati. All’interno del Gruppo, poi, la Dexia-Crediop è una delle società più dinamiche. Alla fine del 2004 la Dexia-Crediop aveva un totale di bilancio di circa 26 miliardi di euro e un utile di esercizio di 271 milioni di euro come s.p.a.; e di 98,5 milioni come Gruppo. L’utile 2004 è stato largamente influenzato dal cosiddetto «disinquinamento fiscale»; normalizzando i dati, esso è comunque in costante aumento. Il Roe è stato del 10 per cento e il risultato è certamente positivo se si considera la bassa rischiosità dei nostri crediti; particolarmente interessante è il rapporto cost-incom, che si è attestato sul 25 per cento. Il 2005 è cominciato in modo positivo e il totale di bilancio presenta una notevole crescita dovuta a consistenti operazioni recentemente concluse.

D. Perché una banca così solida non ha sportelli?
R. Perché si diversifica dal resto del mercato. L’unica entità a noi paragonabile è la Mediobanca. Solo che, mentre noi siamo più rivolti verso gli enti pubblici territoriali e le infrastrutture, Mediobanca lo è su tutto il resto. Non avendo sportelli, Dexia-Crediop effettua la raccolta o attraverso prestiti o, nella maggior parte dei casi, attraverso emissioni obbligazionarie che vengono collocate o all’estero o dal sistema bancario italiano, dato l’alto rating della nostra banca che, ad oggi, è il più alto in Italia. Dopo i noti casi di insolvenza di taluni emittenti italiani, le nostre obbligazioni sono molto richieste.

D. Quali sono le operazioni tipiche svolte dalla banca?
R. Sono i finanziamenti diretti, le sottoscrizioni a fermo di obbligazioni, il project finance e l’advisoring. Tutta la nostra operatività è incentrata sulla Pubblica Amministrazione e sul mondo delle infrastrutture. Le condizioni di mercato rendono di volta in volta più interessanti i prestiti diretti o le emissioni obbligazionarie, mentre il project financing viene utilizzato per operazioni specifiche «non recourse». L’advisoring è un importante settore di attività e viene richiesto, sempre dalla nostra specifica clientela, in occasione di scelte operative importanti.

D. Quali altre attività svolge il Gruppo Dexia?
R. Presente in 20 Paesi, ha una vasta gamma di prodotti che vengono gestiti da società specifiche quali la FSA, società statunitense specializzata nel «Credit Enhancement»; la Dexia Bill, che è una delle banche europee più conosciuta per le gestioni patrimoniali e per il private banking; mentre la RBC Dexia Investor Servic è uno dei gruppi a livello mondiale specializzato nella gestione amministrativa dei fondi di investimento. Quest’ultima società è pure presente in Italia dove, da poco impiantatasi, vanta già una clientela notevole.

D. Quali prospettive offre il mercato italiano alla Dexia-Crediop?
R. Le prospettive sono strettamente correlate all’andamento del mercato, che in Italia sta attraversando un momento particolarmente delicato perché, a causa delle difficoltà economiche del Paese, è logico aspettarsi una contrazione della spesa pubblica, e quindi contestualmente della nostra attività. Tuttavia riteniamo che questa contrazione verrà bilanciata da operazioni necessarie per realizzare iniziative che la finanza pubblica in questo particolare momento potrebbe demandare al project financing.

D. Quali sono i vostri principali concorrenti?
R. La concorrenza viene da tutto il mondo. L’Italia è stata scelta dalle maggiori banche mondiali per i loro interventi. Abbiamo una concorrenza estremamente qualificata proveniente per buona parte dall’estero; inoltre c’è la Cassa depositi e prestiti che è stata recentemente riformata e che continua a gestire il 45-50 per cento del mercato italiano. La Dexia-Crediop è al secondo posto, dopo di essa. Comunque sono convinto, e i dati lo dimostrano, che il 2005 sarà un anno positivo nonostante sia cominciato in Italia con una serie di problemi e con mesi di stallo dovuti alle consultazioni elettorali, che non hanno consentito di operare. Prevediamo pertanto un futuro positivo, anche se non mancheranno difficoltà.

D. Che significa per una banca d’affari come la vostra, dedicata alla finanza pubblica, curare lo sviluppo sostenibile?
R. Il nostro Gruppo ha come interlocutori principali gli enti pubblici territoriali e il mondo delle infrastrutture. Un chiaro orientamento sul tema dello sviluppo sostenibile, o l’adesione ad organizzazioni europee o mondiali che garantiscono l’impiego del denaro in attività che non siano lesive del futuro dell’uomo, sono i requisiti considerati oggi indispensabili. Questo significa che non si possono finanziare, per fare qualche esempio, società produttrici di armi, di alcolici o di tabacco. Una serie di norme interne prescrivono che i prestiti da noi concessi siano diretti ad iniziative coerenti con lo sviluppo sostenibile dell’uomo e del mondo.

D. Come si comporta in proposito la Dexia-Crediop?
R. Ha sottoscritto la «Dichiarazione delle istituzioni finanziarie sull’ambiente e lo sviluppo sostenibile» del programma Onu per l’ambiente del 1998; il «Global Compact», pure dell’Onu, del 2002; la «Dichiarazione universale dei diritti all’accesso ai servizi essenziali», approvata per iniziativa della Francia nel summit di Johannesburg del 2002; i «Principi Equator», del settembre 2004. Inoltre ha ottenuto la certificazione Iso 14001. Infine aderisce al gruppo di lavoro dell’Associazione Bancaria Italiana sulla responsabilità sociale. Questo per le certificazioni.

D. E siete in grado di osservare tutte queste prescrizioni?
R. Osserviamo una serie di «buone pratiche» anche all’interno del Gruppo. Un esempio semplice: il cestino dei rifiuti del mio ufficio è diviso in due scompartimenti, rispettivamente per la raccolta differenziata di carta e di plastica. Negli uffici usiamo solo carta riciclata e ci atteniamo a comportamenti virtuosi.

D. Rivolgendovi ad enti pubblici territoriali non vi scontrate con l’eccessiva burocratizzazione delle procedure?
R. Il problema principale è la legislazione spesso carente. Ma questo non interessa le singole operazioni che, per la maggior parte, seguono standards europei. Quello che accade, invece, è che periodicamente vengono modificate le modalità di finanziamento con leggi imprecise, che bloccano l’attività per molti mesi. Ne risentiamo le conseguenze perché le procedure non sono sempre ben regolamentate.

D. Che cosa ha significato per la Crediop, presente in Italia dal 1919, entrare in un Gruppo mondiale come la Dexia?
R. C’è stato un primo passaggio, dal settore pubblico a quello privato. Il Crediop, ovvero Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche, era dello Stato, del Ministero del Tesoro. È stato acquistato dall’Istituto San Paolo di Torino, passando così al settore privato. Il secondo passo compiuto, che ritengo fondamentale per il nostro futuro come lo è stato per il nostro recentissimo passato, è consistito nell’uscire dalla situazione tipica esistente negli anni 90. Mentre nel resto del mondo il finanziamento agli enti locali era divenuto estremamente sofisticato con la nascita continua di nuove formule, questo non succedeva in Italia dove pertanto i pubblici amministratori erano pesantemente discriminati nei confronti dei loro colleghi europei, che avevano invece la possibilità di scegliere in una vasta gamma di offerte. Tutto questo creava una distonia dannosa per il Paese.

D. Come è stata superata?
R. Il Crediop si è trovato di fronte a un bivio. All’estero venivano usati sistemi di finanziamento che noi non avevamo, e non si poteva continuare così. Quindi o ci aggiornavamo, il che non era semplice perché avremmo dovuto copiare gli altri rimanendo comunque in una situazione di ritardo; o dovevamo in qualche nodo importare dall’estero la conoscenza di questi sistemi. Così è nata, per motivi estremamente tecnici, l’operazione che ha portato alla nascita della Dexia-Crediop. È stata seguita una procedura che gli americani chiamano «win-win»: il San Paolo ha venduto alla Dexia una quota di azioni della Crediop e quest’ultima ha ottenuto in cambio la possibilità di usare sistemi di finanziamento estremamente innovativi. Questo a noi ha procurato un grande vantaggio nel mercato italiano, mentre alla Dexia ha aperto le porte dell’Italia. Poi è avvenuta la fusione dell’Imi con il San Paolo, e quest’ultimo ha venduto le restanti azioni della Crediop in suo possesso al Gruppo Dexia. Alla fine dell’operazione la Crediop è diventata al 70 per cento di proprietà della Dexia e al 30 per cento di un gruppo formato dalle Banche popolari di Milano, Verona-Novara ed Emilia Romagna. Si tratta di banche per noi estremamente importanti perché prima ci servivamo delle filiali del San Paolo come nostre antenne nel mercato, e adesso di queste tre banche che dispongono di oltre tremila sportelli in Italia.

D. Qual è stato il vantaggio di tutte queste operazioni?
R. Il vantaggio è che tutte le entità del Gruppo Dexia a livello mondiale creano specifiche strutture finanziarie che, opportunamente modificate in base alle normative e fiscalità nazionali, possano essere utilizzate da tutte le altre. Con questa opportunità ogni entità è sempre aggiornata sul meglio a livello mondiale per ciò che riguarda le operazioni da proporre alla nostra clientela specifica.

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