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EUROPA UNITA:
MA QUANTO DISINTERESSE, I NOSTRI CARI AMICI-NEMICI

di VICTOR CIUFFA

sostenitori dell’unificazione europea sfoggiano, tra i vantaggi che questa avrebbe o piuttosto dovrebbe avere per l’Italia, la definitiva scomparsa delle rivalità, ostilità, lotte, guerre che per secoli hanno sconvolto il Vecchio Continente provocando, soltanto nell’ultimo, addirittura due conflitti mondiali. Negli appena sette anni dal 1939 al 1945 l’Inghilterra e la Francia si allearono contro la Germania; questa con l’Italia contro l’Inghilterra e la Francia; poi l’Inghilterra e la Francia con la Polonia contro la Germania; quindi la Germania con l’Urss contro l’Inghilterra e la Francia; di seguito l’Urss con l’Inghilterra e la Francia contro la Germania e l’Italia; e inoltre l’Inghilterra e la Francia con gli Stati Uniti contro la Germania e l’Italia; e la Germania e l’Italia con il Giappone contro l’Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti e l’Urss ecc. ecc.
Una tragica ballata con continui e disinvolti scambi di dame e cavalieri che si allargò in un intrico di alleanze offensive o difensive coinvolgendo quasi tutti i Paesi del mondo, ma soprattutto causando purtroppo milioni di morti, feriti, mutilati, e immani perdite di beni. Basta rileggersi la storia dei trattati degli ultimi due secoli per ricordare come si sono costantemente comportati i Paesi europei tra di loro e in particolare con l’Italia; una storia di intrighi, inganni, accordi, voltafaccia, tradimenti, cui talvolta anche l’Italia ovviamente ha partecipato, secondo gli altri per la sua naturale indole di voltagabbana, secondo noi per difenderci dalle loro prepotenze, ruberie, estorsioni, sfruttamenti.
Ora, a sentire i sostenitori di «questa» attuale Europa unita, grazie proprio a tale unificazione - per ora solo monetaria perché quella politica nessuno di loro sa quando avverrà, se mai avverrà -, tutte le tragedie dei secoli passati sarebbero scongiurate: niente più gelosie, inimicizie, rivalità, prepotenze, estorsioni, sfruttamenti, e quindi niente più guerre, morti, invalidi, distruzioni. Se fornissero, però, una qualche garanzia sull’avverarsi di questa che è un’aspirazione comune, il processo di unificazione europea sarebbe da incoraggiare, sollecitare, favorire da parte di tutti, per prima cosa mettendo da parte quelle rivalità che proprio gli altolocati rappresentanti dei vari Paesi puntualmente alimentano, un giorno sì e l’altro pure, non nelle più lontane periferie dell’Unione ma nel cuore stesso dei suoi organi istituzionali: la Commissione e il Parlamento europeo. Invece questo non avviene.
Anzi, al contrario, i rappresentanti soprattutto di certi Paesi non perdono occasione per difendere esclusivamente i loro interessi, per calpestare quelli degli altri, per rinverdire il loro atteggiamento prepotente, intransigente e arrogante, senza la minima preoccupazione di salvare quanto meno la forma, ma manifestando apertamente il loro fastidio non solo verso gli interessi, ma verso la civiltà, le tradizioni, la cultura, i valori morali degli italiani.
Il loro comportamento in recentissime occasioni autorizza a pensare che, inducendo l’Italia ad entrare in Europa - il favore l’ha fatto essa a loro, non viceversa come cercano di far credere le loro interessate quinte colonne locali -, le hanno teso una trappola nella quale, per opera proprio di tali quinte colonne, essa è ingenuamente caduta. È opportuno aspettare ancora per dirlo? Va bene, aspettiamo, ma è indubbio che certi atteggiamenti imprimono una forte spinta in favore di questa interpretazione.
Un caso riguarda la politica estera: non è che gli Stati Uniti siano stinchi di santo, ma è un fatto che il loro imperialismo ha garantito all’Europa oltre mezzo secolo di pace. E bisogna ringraziarli. Nelle famiglie numerose deve esservi un solo capo a decidere, con i suoi pregi e difetti, chiunque sia e qualunque cosa ordini; altrimenti sarebbe il caos. Potrà essere odiato per gli ordini e i divieti che impone; a distanza si riconoscerà che ha perseguito l’interesse dei singoli familiari e dell’intera famiglia. Lo stesso deve avvenire nella comunità internazionale. I Paesi europei si comportano così? In politica estera neppure per sogno: non sono ancora indipendenti e già si sono messi a contestare il capo, ovvero gli Stati Uniti. Si possono certamente disapprovare gli sbrigativi metodi made in Usa; ma non si può sostenere che esiste o che potrà esistere un’Unione europea se ciascun Paese si mette a fare una propria politica estera: chi si allea con uno, chi simpatizza per un altro, chi manda le truppe in Irak e ve le mantiene, chi ve le manda e poi le ritira, chi non ve le manda affatto, chi critica tutti e tutto e così via.
Ma le divergenze diventano più clamorose e manifeste negli affari interni dell’Unione europea. Due casi dello scorso mese dimostrano che l’unificazione politica, ma anche economica, dell’Europa o è una pia illusione di sinceri europeisti, o è un illusionismo di interessati Houdini. I casi Alitalia e Buttiglione sono eclatanti. Quanto al primo, se l’Europa realizzata fosse veramente quella promessa, dovrebbe essa stessa essere interessata a salvare la compagnia aerea di uno dei suoi primi e più importanti Paesi; dovrebbe spingere le altre compagnie europee ad aiutarla ad uscire dalla crisi, non ad eliminarla per spartirsene le spoglie. Questo non è europeismo, è cannibalismo. Come al solito, a danno degli italiani. E con la complicità di ignobili e immorali spie e killer italiani.
Quanto al caso Buttiglione, ovvero alla discriminazione attuata contro un rappresentante ufficiale del popolo italiano nella Commissione europea, dal momento che rispetto a 60 anni fa la situazione è cambiata e che i «diversi» godono oggi via via di una giusta e crescente tutela, se però non si tutelano anche i non diversi si ricomincia con i metodi escogitati, appunto 60 anni fa, contro gli ebrei: all’epoca ad opera del centro-sud europeo, oggi del centro-nord. La responsabilità non cambia.
Ma è compatta l’Italia in questa situazione? Ovviamente no, perché l’attuale minoranza politica è interessata a sostenere il contrario della maggioranza e viceversa. Ottenendo però, maggioranza e minoranza, un risultato unico, quello magistralmente sintetizzato nell’antico proverbio «Tra i due litiganti il terzo gode». Il terzo, ossia i nostri cari amici-nemici europei.

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