FERROVIE.
ALTA VELOCITA' A NAPOLI, OVVERO IN PROVINCIA DI AFRAGOLA
di
Giorgio Fozzati
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colpo la city di Afragola, in Campania, è diventata il cuore pulsante
di tutto il Sud Europa. Vi si svolgono i più importanti meeting
finanziari e alla sera, nel nuovo auditorium da diecimila posti sempre
esaurito, si può assistere a uno dei più bei concerti dell’Orchestra
del Teatro alla Scala di Milano, ormai trasferitasi lì. Ci sono
tutte le boutique delle grandi firme sull’Avenue Bassolino, dedicata
all’ex sindaco di Napoli divenuto poi presidente della Regione Campania.
Gli chef di mezza Europa si ritrovano adesso nei migliori ristoranti della
cittadina che offrono cucina francese, etnica e, ovviamente, campana.
I nuovi zar hanno investito quantità gigantesche di denaro per
costruire il più fantastico villaggio turistico, con un mare artificiale
dotato di acqua salata e popolato dai migliori saraghi e pescespada, il
tutto su una superficie di quasi cinquanta chilometri quadrati prima adibita
a discarica del Napoletano. I più rinomati architetti del mondo,
da Richard Meier a Renzo Piano, da Mario Botta a Kenzo Tange, hanno progettato
i palazzi che dipingono lo skyline di Afragola. Per le strade non si vedono
automobili, la circolazione è tutta sotterranea, i mezzi di trasporto
sono a propulsione all’idrogeno, l’inquinamento è ridotto
ai minimi termini, chi porta il cane a passeggiare è sempre dotato
di una paletta ecologica.
Improvvisamente un annuncio: «Si avvisano i signori viaggiatori
che il sogno è finito. Slacciate le cinture di sicurezza, indossate
la mascherina di protezione e scendete dal treno senza lasciare, come
al solito, il giornale e l’ombrello. Le Ferrovie dello Stato ringraziano
per aver scelto di viaggiare sul nuovo treno ad alta velocità».
Scendiamo abbagliati dall’architettura di Zaha Hadid, autrice del
progetto della nuova Stazione di Afragola, e ci accorgiamo non solo che
stavamo sognando, ma che il sogno è bruscamente terminato.
È terminato, cioè, non solo quello, irrealizzabile, di un’Afragola
trasformata nel cuore pulsante del Sud Europa, ma anche quello che dovrebbe
essere invece una realtà: il collegamento ferroviario, grazie all’alta
velocità, tra Roma e Napoli in 50 minuti. Un sogno cominciato all’inizio
del viaggio quando una voce gentile ha annunciato: «Viaggeremo comodamente
e velocemente da Roma fino ad Afragola». E poi? «Poi una navetta
vi porterà a Napoli», spiega solerte e sorridente il controllore
cui chiedo di spiegarmi l’arcano. Ma noi volevamo andare a Napoli,
non ad Afragola. Sappiamo che cosa significa percorrere 10 chilometri
tra la Stazione di questa cittadina e quella di Napoli Centrale. Significa
scendere tutti dal treno superveloce, attraversare il marciapiede e salire
sulla navetta, sempre che sia già pronta ad aspettare. Tempo previsto
tra discesa e risalita, 15 minuti. Tempo di percorrenza dei dieci chilometri,
altri 15 minuti, sempre che tutto fili liscio.
Siamo partiti da Roma convinti di arrivare a Napoli in 50 minuti, e invece
impieghiamo un’ora e 20 minuti, in pratica appena dieci minuti meno
di quanti ne occorrevano in passato. Si spendono più soldi, ma
non si arriva a destinazione. E questa sarebbe l’alta velocità?
Qualche anno fa, per promuovere lo scalo di Newark, i voli diretti a New
York costavano la metà se si accettava di atterrare in questo aeroporto
anziché al John Fitzgerald Kennedy. Ma si sapeva dove si arrivava,
e inoltre si risparmiava abbastanza. Con la linea ad alta velocità
succederà il contrario: pagheremo caro e salato per andare da Roma
a Napoli e finiremo ad Afragola.
Quando entrò in servizio il nuovo treno veloce Pendolino, abitavo
a Firenze; le Ferrovie dello Stato decisero di farlo transitare alla Stazione
di Firenze Rifredi, mal collegata con la città. Dopo poco dovettero
capitolare, e far arrivare il bel treno rosso e crema alla Stazione di
Santa Maria Novella, dalla quale con due passi si arriva in Piazza Duomo.
Far giungere il treno ad alta velocità ad Afragola è l’ennesimo
affronto fatto a Napoli, tagliata fuori dal collegamento veloce che permetterebbe
di arrivare, per esempio, da essa a Firenze in poco più di due
ore e un quarto: provate ad andarci in auto. Sinceramente penso che questa
sia un’operazione avviata all’insuccesso, con un discreto
bagno di quattrini. Napoli non merita questo declassamento. Vorrei chiedere
al presidente della Regione Antonio Bassolino e al sindaco di Napoli Rosa
Russo Iervolino di intervenire presso i vertici di Trenitalia, che fortunatamente
sono stati recentemente rinnovati, per far riesaminare il problema per
il bene di tutti i viaggiatori, per le stesse Ferrovie e per i napoletani.
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