MOSTRE,
PRESENTAZIONI, AVVENIMENTI ECC.
a cura di
GIOSETTA CIUFFA
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Antichi
tessuti e paramenti in mostra tra i tesori
salvati dai bombardamenti
uante
volte, assistendo a una cerimonia religiosa, abbiamo ammirato la bellezza
dei paramenti indossati dai ministri di culto e ci siamo interrogati su
materiali, significato e colori di tali vesti? Per illuminarci di conoscenze
al riguardo e anche un po’ di grazia divina - non è forse
anche questo uno degli scopi dell’uso di tali sontuose vesti? -,
nell’abbazia di Montecassino fino al 30 settembre prossimo è
possibile visitare la mostra «I tesori salvati di Montecassino:
antichi tessuti e paramenti sacri». L’esposizione, a lungo
auspicata e voluta da Sua Eccellenza Bernando D’Onorio, Abate Vescovo
di Montecassino, è curata da Roberta Orsi Landini, coordinata da
Don Pietro Vittorelli e organizzata dall’Abbazia in collaborazione
con il Comitato nazionale per la Battaglia di Montecassino promosso dal
Ministero per i Beni e le Attività culturali. Si tratta di pianete,
tunicelle, mitrie, piviali, parati: in tutto circa ottanta pezzi, alcuni
dei quali salvati dai bombardamenti, altri da poco restaurati dopo essere
andati dispersi ed essere stati ritrovati in maniera pressoché
rocambolesca, e ora esposti in una suggestiva processione realizzata per
mostrarne in pieno l’effetto.
Seta, taffettà, damasco, velluto, lino: questi sono i materiali
utilizzati nella tessitura, spesso arricchiti con oro, argento e pietre
preziose; nella maggior parte dei paramenti sono riprodotti episodi tratti
dalla storia di Cristo e dei santi, anche in relazione al tempo in cui
la veste si indossava. Infatti queste vesti, dopo il periodo di esposizione,
saranno nuovamente indossate dagli officianti per la celebrazione: restituire
integralmente i tessuti non come oggetti puramente fini a se stessi ma
anche alla propria funzione è sicuramente un grande merito. Sono
esposti, inoltre, due paliotti provenienti dall’Italia meridionale,
in sete policrome e fili d’oro e d’argento, con coralli nella
cornice e perle in alcune zone del disegno, rappresentanti episodi dell’Antico
Testamento e delle storie di San Benedetto. Ammirare oggetti di tale fattura
è ormai raro: basti pensare alla cura dei particolari - volti,
braccia e gambe realizzati in raso di color avorio -, all’effetto
di chiaroscuro volutamente ricercato, alla complessità della scena.
A
Venezia disegni francesi dei sec. XVII e XVIII
A Venezia, nella chiesa della Carità delle Gallerie dell’Accademia,
sono esposti fino al 20 giugno alcuni disegni francesi dei secoli XVII
e XVIII del gabinetto dei disegni e stampe dell’Accademia stessa.
Si possono ammirare opere di importanti artisti quali Nicolas Poussin,
Ludovico Dorigny, Charles Le Brun, François-Xavier Fabre, Claude
Lorrain, Raymond la Fage, Claude-Joseph Vernet e Charles Alphonse Dufresnoy.
Prosegue così la sistematica catalogazione scientifica della collezione
permanente di grafica del gabinetto dei disegni e stampe delle Gallerie
dell’Accademia; essa comprende circa 30 fogli, molti di grande qualità
e per la maggior parte mai esposti prima d’ora, selezionati e studiati
dal curatore Pierre Rosenberg, già direttore del Louvre.
Un
pittore francese a Villa Aldobrandini di Frascati
Nelle Scuderie Aldobrandini di Frascati fino all’11 luglio
è visitabile la mostra «Un pittore francese in villa. François
Marius Granet a Frascati», realizzata a cura della Soprintendenza
speciale per il Polo museale romano con il contributo della Presidenza
della Provincia di Roma. Protagonista è la grande tela del pittore
François Marius Granet raffigurante «Domenichino accolto
dal Cardinale Aldobrandini presso la Villa Belvedere di Frascati»
(1822-1823) di collezione privata, eccezionalmente proposta al pubblico.
Accanto ad essa un gruppo di pregiati acquerelli su Frascati, di cui tre
preparatori al dipinto, messi a disposizione dal Louvre, documentano il
fecondo momento creativo dell’artista nei mesi di permanenza nella
Villa Aldobrandini. Granet, come molti giovani aristocratici, artisti
e letterati europei, viaggiò in Italia secondo la tradizione del
Grand Tour, alla scoperta della patria della classicità, al fine
di conoscere la luce dei paesaggi mediterranei, il folklore e i costumi
dei luoghi. La tappa centrale del viaggio italiano era costituita per
tutti da Roma e dai suoi dintorni. Sponsor la Banca Popolare del Lazio
e la società S&PA.
Prima
in Cina ed ora a Mosca il mondo degli Etruschi
Fino al 20 giugno il Museo Statale di Belle Arti Pushkin di Mosca
ospita «Il mondo degli Etruschi», mostra organizzata da vari
enti - Centro Promozioni e Servizi di Arezzo, Regione Toscana, Toscana
Promozione e Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana -, con
il supporto dei Ministeri degli Affari esteri, dei Beni e Attività
culturali e dell’Ambasciata d’Italia a Mosca. Già esposta
in Cina, la mostra sarà poi visitabile al National Museum of Scotland
di Edimburgo dal 16 luglio al 31 ottobre prossimo.
Curata da Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttrice della sezione etrusca
del Museo archeologico nazione di Firenze, l’esposizione presenta
450 oggetti provenienti dai musei della Toscana: pezzi unici di straordinaria
manifattura che illustrano le arti in cui gli Etruschi furono maestri,
come la lavorazione del bronzo e l’oreficeria. La mostra è
organizzata secondo un criterio cronologico che copre un arco di tempo
di oltre mille anni: dagli albori alla fine della civiltà etrusca,
cioè dal IX secolo a.C. con il cosiddetto «periodo villanoviano»,
al I secolo a.C. con la completa romanizzazione di tutta l’Etruria.
È divisa in 5 sezioni realizzate alla luce delle più recenti
ricerche e attingendo all’enorme patrimonio archeologico dei musei
della Toscana: «Alle origini della civiltà etrusca»
(900-725 a.C.); «La cultura dei principi» (725-580 a.C.);
«La società urbana» (arcaismo 580-480 a.C. ed età
classica 480-325 a.C.); «Ellenismo e romanizzazione» (fine
IV secolo-inizi I secolo a.C.); «Aspetti della religiosità
etrusca».
Roma:
quadri, stampe e disegni dei principi Corsini
L’Accademia Nazionale dei Lincei e l’Istituto Nazionale
per la Grafica chiudono le celebrazioni per il IV centenario dei Lincei
con una mostra di disegni e stampe dei principi Corsini. Esposta nel Palazzo
Poli di Roma fino al 18 luglio prossimo, la raccolta, frutto del gusto
del cardinale Neri Maria Corsini (1685-1770), nipote di papa Clemente
XII e fondatore della Biblioteca corsiniana, faceva parte dei manoscritti
e delle stampe di questa. Inaugurata come biblioteca pubblica nel 1754,
essa fu via via ampliata fino a Tommaso Corsini, senatore del Regno che
nel 1883 la donò all’Accademia dei Lincei. Quadri, stampe,
disegni e documenti illustrano l’origine e la formazione della raccolta
mettendo in luce il ruolo dei bibliotecari, in particolare di Giovanni
Gaetano Bottari e Luigi Maria Rezzi. Grazie alla varietà e alla
ricchezza del fondo, le stampe testimoniano lo sviluppo dell’incisione
italiana ma anche tedesca, fiamminga e francese, dalle prime stampe fino
a quelle di Dürer, Mantegna, Raimondi, Carracci, Salvator Rosa, Piranesi,
Goya. Prestigiosi disegni fanno parte dei nuclei principali della collezione:
quello fiorentino con opere di Maso Finiguerra, Leonardo da Vinci, Filippino
Lippi, Pontormo, Vasari, Volterrano; e quello romano, in particolare barocco,
con opere di Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Ciro Ferri. Esposti
inoltre disegni di scuola genovese, bolognese, veneta, lombarda, napoletana,
francese e fiamminga.
SIENA-
PALAZZO DELLE PAPESSE
Arte cinetica: il gruppo zero tra Germania ed Italia a cavallo degli anni
cinquanta e sessanta
l Palazzo delle Papesse di Siena ospita fino al 19 settembre
«Zero. 1958-1968 tra Germania e Italia», dedicata al Gruppo
Zero e alle origini dell’arte cinetica in Italia, con una selezione
di lavori prodotti tra i tardi anni Cinquanta e gli anni Sessanta. I curatori,
Marco Meneguzzo e Stephan von Wiese, si sono concentrati soprattutto sui
fondatori del movimento tedesco, Otto Piene, Heinz Mack e Günther
Uecker, e sulla contemporanea nascita in Italia di una serie di gruppi
artistici, come l’Azimuth e il Gruppo T a Milano, o il Gruppo Enne
a Padova, dei quali viene offerta un’ampia panoramica antologica.
La retrospettiva intende fotografare il momento in cui gli itinerari dei
tre artisti tedeschi si sono intersecati e verificare anche, attraverso
l’esposizione di un’opera espressamente realizzata per il
Palazzo delle Papesse, dove siano approdati indipendentemente, senza tralasciare,
inoltre, un approfondimento riguardo la sorte artistica dei corrispondenti
italiani che, sviluppando poetiche autonome, si sono trovati a cooperare
in Europa con i colleghi tedeschi. La mostra si articola così lungo
una storia che, partendo dalle origini del Gruppo Zero in Germania, con
chiari riferimenti ad artisti come Manzoni, Klein o Fontana, approda in
Italia evidenziandone le affinità con la logica dei gruppi degli
inizi degli anni Sessanta e con le ragioni dell’arte cinetica e
programmata: sono presenti opere di Yves Klein, Jean Tinguely, Heinz Mack,
Otto Piene, Günther Uecker, Hans Haacke, Piero Manzoni, Lucio Fontana,
Gianni Colombo, Gabriele de Vecchi, Giovanni Anceschi, Dadamaino, Alberto
Biasi, Enzo Mari, Getulio Alviani, Davide Boriani, Manfredo Massironi,
Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Nanda Vigo, Grazia Varisco. Nel
caveau del Palazzo è inoltre visibile «A máquina do
mundo», installazione dell’artista brasiliana Laura Vinci,
mentre nel bookshop del museo continua il progetto «Art books chosen
by artists» di Luca Pancrazzi: dieci artisti contemporanei propongono
dieci fra i loro libri preferiti in un progetto per ottenere «il
migliore dei bookshop possibili».
ROMA-
MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XX SECOLO
Dipinti, carte, foto, libri e film: l'universo di Ed Ruscha, che si ispira
a strade, autostrade, parcheggi e pompe di benzina
l Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, ospita fino
al 12 settembre 2004 la prima mostra retrospettiva dedicata in Italia
a Ed Ruscha, curata da Paolo Colombo e organizzata dal Maxxi stesso con
il Museum of Contemporary Art di Sydney e la Neue Nationalgalerie di Berlino.
Sono esposti 20 dipinti, 70 lavori su carta, numerose fotografie, 30 libri
d’artista e 2 film: materiale raramente esposto nel passato e opere
realizzate appositamente per le mostre a Sydney, Roma e Berlino.
Nato nel 1937 nel Nebraska, dal 1956 Ruscha vive e lavora a Los Angeles,
città da cui trae continua ispirazione: strade e autostrade, parcheggi,
pompe di benzina, palme, piscine, quartieri residenziali e glamour hollywoodiano
sono, infatti, i reiterati protagonisti delle sue opere. La sua produzione
artistica intreccia linguaggi diversi che vanno dall’arte pop a
quella concettuale, dall’astrazione al realismo, sperimentando le
tecniche più diverse e impiegando, in alcune opere su carta, i
materiali più insoliti come polvere da sparo, fiori bolliti, cioccolato,
tintura di iodio, spinaci, sangue, tuorlo d’uovo, oltre ai più
tradizionali acrilici e pastelli.
Ruscha ritiene assai importante nella propria opera la relazione tra il
dominio visivo e quello verbale; il linguaggio viene studiato ed esplorato
nel suo potere evocativo con ironia sottile e inespressiva, dalle singole
parole agli slogan tratti da giornali, dizionari, insegne stradali, film
e conversazioni radiofoniche, ai giochi di parole enigmatici il cui significato
rimane volutamente sfuggente.
L’esposizione comprende diverse tra le più note opere storiche
quali «Twentysix gasoline stations», libro del 1963 che raccoglie
le fotografie in bianco e nero delle stazioni di servizio lungo l’autostrada
66; «Some Los Angeles apartments», del 1965, «Thirtyfour
parking lots», del 1967, «Nine swimming-pools», del
1968 e «Few palm trees», del 1971, accanto a lavori dell’ultimo
decennio, tra i quali la serie «The end» ispirata ai fotogrammi
finali delle pellicole hollywoodiane, e recenti tele che ritraggono singole
parole, sagome, strade viste dall’alto e profili di montagne alle
quali l’artista ha sovrapposto parole e frasi.
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