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le professioni per l’italia: QUEL CHE PROPONGONO I SAGGI, QUELLO CHE e' CONDIVISIBILE E QUELLO CHE INVECE e' DISCUTIBILE

Anna Maria Ciuffa e Maurizio De Tilla

In merito alle proposte formulate dai Saggi nominati dal Capo dello Stato per indicare al Governo le proposte da attuare, il Movimento Le Professioni per l’Italia ha espresso alcuni pareri che riportiamo. Sulla proposta relativa al finanziamento pubblico dei partiti, l’LPI propone aggiustamenti diretti a costringere questi ultimi alla formazione di uno Statuto ispirato a principi democratici da attuare nella vita interna. I Saggi sembrano ignorare che non esiste un solo partito in Italia nel quale la classe dirigente non sia «padre-padrone» nella scelta dei candidati e nella gestione della politica.
Ma quali garanzie si possono assicurare con l’attuale situazione italiana che da tempo configura solo partiti di natura personale ed egemone? I Saggi hanno affermato, inoltre, che «il finanziamento pubblico delle attività politiche costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica»; sembrano ignorare che è proprio il declino dell’etica pubblica, che essi stessi denunciano, ad imporre l’esclusione totale del finanziamento dei partiti. A cosa servono regole più rigorose se poi nessuno le rispetta e se si continua a profittare del denaro pubblico?
Sulla proposta relativa alla modifica del referendum abrogativo siamo invece d’accordo. I Saggi propongono cinque modifiche: l’aumento del numero delle sottoscrizioni della proposta referendaria in relazione all’incremento della popolazione; la collocazione del giudizio di ammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale dopo la raccolta non di tutte le firme, ma di un certo numero, ad esempio 100mila, adeguato a comprovare la serietà della proposta; la definizione più articolata dei requisiti di ammissibilità.
Ed ancora: la definizione del quorum di validità del risultato calcolandolo nel 50 per cento più uno della percentuale dei votanti nella più recente elezione per la Camera dei deputati; il divieto, per un periodo limitato, di ripristinare la norma abrogata e comunque di aggirare il risultato referendario. Le indicazioni sono tutte appropriate, specialmente l’ultima. Spesso il Parlamento ha varato leggi che hanno vanificato i risultati dei referendum: nei casi sulla responsabilità dei giudici, sul finanziamento dei partiti, sulla gestione pubblica dell’acqua ecc.
La proposta dei Saggi di indire un dibattito pubblico sui grandi interventi infrastrutturali trova il Movimento LPI d’accordo, ma non basta. Secondo i Saggi, i grandi interventi infrastrutturali devono essere deliberati e attuati solo dopo un ampio e regolato confronto pubblico, per favorire la partecipazione dei cittadini a decisioni che hanno un impatto rilevante sull’ambiente. La proposta sembra accettabile, perché si eviterebbe ro scempi del paesaggio e dell’ambiente, anche se poi andrebbe completata con regole più stringenti sulla gestione degli appalti e sulla loro esecuzione; è risaputo che il costo delle opere pubbliche supera il 40 per cento della spesa necessaria e questo costituisce uno spreco, un abuso che incrementa fortemente il deficit del bilancio pubblico.
Sulla procedibilità delle conseguenze giuridiche dei comportamenti, l’LPI è d’accordo sul principio, non sulla formulazione. I Saggi infatti propongono che si dia certezza al diritto con strumenti interpretativi che assicurino tale procedibilità; l’affermazione è esatta, ma dubitiamo sull’efficacia della loro proposta di «rafforzare l’autorità dei precedenti provenienti dalle giurisdizioni superiori, e gli obblighi di motivazione in caso di scostamento da interpretazioni consolidate». È una dizione generica, che genera qualche perplessità. Perché spesso è oscuro proprio il precetto legislativo, e i giudici, con le disparate interpretazioni anche delle giurisdizioni superiori, finiscono per aumentare l’incertezza nell’applicazione delle leggi. D’altra parte legislazione e interpretazioni sono mutevoli per l’evoluzione dei tempi.
Quanto all’idea di istituire in Par-lamento una «Commissione redigente mista, la sua realizzazione è auspicabile, ma dipende dalla coesione politica che al momento non c’è. I Saggi hanno proposto che la revisione costituzionale si compia attraverso una tale Commissione costituita, su base proporzionale, da parlamentari e non parlamentari. Le precedenti Commissioni interparlamentari incaricate di studiare la modifica della Costituzione non hanno sortito alcun effetto, ed è utopistico che si proceda alla redazione di un «testo di riforma da presentare al Parlamento che lo voterà articolo per articolo senza emendamenti». Con-dividiamo l’acuta riserva di Valerio Onida che dissente da questa proposta in quanto ritiene che si rischierebbe di innescare un procedimento speciale in deroga all’articolo 138 della Costituzione.
E arriviamo alla forma di Governo «razionalizzata» e all’elezione diretta del presidente della Repubblica secondo il modello semi-presidenziale, opzione alla quale l’LPI è favorevole. Il gruppo di lavoro dei Saggi manifesta opinioni diverse. I primi tre Saggi ritengono preferibile il regime parlamentare, più coerente con il complessivo sistema costituzionale, e capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica. Il quarto Saggio sostiene che l’attuale crisi del sistema istituzionale richiede una riforma più profonda che, proprio grazie all’elezione diretta del presidente, garantisce una forte legittimazione democratica e un’adulta capacità di decisione. Saremmo d’accordo con il Saggio di minoranza se, cambiando sistema elettorale e tipo di Governo, nulla cambiasse; l’attuale stallo della politica dipende dall’esistenza di tre forze in campo, con sostanziale equipollenza politica ed elettorale. Ma sarà così anche domani?
Quanto alla legge elettorale, i Saggi rilevano che, con l’attuale bicameralismo paritario, nessun sistema elettorale garantisce la formazione di una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento; tesi che smentirebbe quanti attribuiscono l’attuale invulnerabilità solo a tale legge. Non si comprende quindi l’osservazione del Gruppo di lavoro secondo cui in ogni caso va superata la legge elettorale vigente. Secondo i Saggi, la nuova legge potrebbe prevedere un sistema misto in parte proporzionale e in parte maggioritario, un alto sbarramento, implicito o esplicito, un ragionevole premio di governabili. La proposta è debole. Se non si interviene decisamente sulla Costituzione permane fortemente il rischio di invulnerabilità.   

Tags: Giugno 2013

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