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L’assurdita' dei racconti su Gesu' all’acabar de la vida

Bruno Piattelli, stilista

Porgiamo entrambe le guance. Pronti ad accettare anche le tesi ed opinioni più ardite. Non la storia o le storie, che, tali essendo, possono assoggettarsi a punti di vista, purché si riesca a renderle plausibili, ma un racconto, una piccola novella che possa essere accettata secondo una semplice logica umana.
Desideriamo dimostrarci disponibili, pronti ad aiutarli, i credenti, i quali, se si soffermassero talvolta a seguire l’iter degli episodi e dei tempi nei quali credono, si renderebbero conto delle impossibilità se non  dell’assurdità dei presupposti e della loro consecutio e rimarrebbero quanto meno sconcertati.
E di questo «Gesù all’Acabar de la vida» ancora una volta viene in evidenza com’è stato bistrattato non da chi non crede, ma dalla maggior parte dei fatti ricostruibili o da quasi tutte le parole che gli fanno dire e non ha detto. E noi non credenti seguitiamo a batterci per lui.
Qui siamo affascinati dallo sceneggiato che Corrado Augias ci presenta, e che non è il primo dell’argomento, con il quale ci racconta la storia del mondo in diciotto ore. Chi non crede insiste, persevera, cerca di dare motivazioni a se stesso e convincimenti agli altri.
La storia, quella romana si ricostruisce bene. Pagane/umane le figure dei personaggi. Pilato, magna pars assente, preoccupato della propria carriera politica e della parte di marito, Claudia e Lucilio suscitano più che attenzione, e poi quando dicono l’uno di Alcmane e l’altra della Saffo sublime, fanno anche tenerezza. La parte di Richelieu è affidata a Nikephoros, mai troppo apparso alla ribalta nelle centinaia di tentativi di scalare un racconto veritiero, mentre va ascritta all’autore la qualifica di anatomopatologo per la descrizione delle crocefissioni, iperrealismo letterario.
Anche le «testimonianze» sono il riguardo che Augias rivolge a Gesù. Ciascuno coi propri umani sentimenti commenta il personaggio che sente proprio e gli rivolge pensieri secondo il proprio essere.
Miryam, di diritto, li supera tutti. Il fuoco va puntato sul dialogo tra Gesù e Barabba in quanto è la giustificazione del libro e, per chi vuol capire, l’assunto della morale cristiana. La mia considerazione finale esula dal libro, ma sono ricondotto ad essa ogni volta che termino la lettura di testi di analogo argomento.
 Perché tutto questo ha ancora necessità di essere studiato, analizzato, atomizzato per cercare delle verità che gran parte dei ricercatori, abbagliati dalla luce che cercano di accendere, non si avvedono  essere state denunciate ab initio.
Tutto si è svolto secondo la volontà di Dio. Ma allora quali assassini, quali traditori, se non strumenti, supposti da Lui benedetti? Ci si può domandare, sempre con il dovuto rispetto, non poteva prendere un percorso più breve e poi perché tanta distrazione sul trattamento riservato a Suo figlio? Ma la storia, l’intrigo quanto piace agli uomini.   

Tags: Febbraio 2016

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