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«Attraverso», olio su tela, 2011

Per lungo tempo il lavoro di Patrizia Balzamo è stato improntato sull’esecuzione di ritratti; in seguito la sua poetica si è evoluta verso un’indagine più approfondita dettata dall’esigenza di porre l’attenzione sui filtri che gli esseri umani interpongono nella loro percezione di sé stessi e nel rapporto tra il sé e il mondo. Nelle sue tele, dunque, la visione dell’esterno è velata da tende o si osserva attraverso reti, veneziane, cancelli, grate che simboleggiano difese, arretramenti, barriere, impossibilità o forse scorci diversi che permettono necessarie distanze dalle cose o dall’altro da noi. Nelle mostre più recenti torna al suo amore originario per il volto e per la figura, talvolta celata da strisce di colore, dove l’attenzione si concentra sugli occhi e sugli sguardi. Patrizia Balzamo comincia giovanissima a dipingere; da subito si rende conto delle difficoltà che occorre fronteggiare se si vuole penetrare nel mondo e nel mercato dell’arte: per un lungo periodo sceglie dunque di accantonare i pennelli. In un momento di grande sofferenza, l’artista torna alla pittura, quasi come fosse panacea. Ma è solo l’inizio: con il fluire di emozioni e intuizioni, se ne entusiasma con sempre maggiore trasporto. È affascinata dalla complessità della natura, dalle sue infinite sfaccettature, dalla stratificazione poetica dei suoi messaggi. Il carattere inquieto, spinto dalla curiosità, dal nuovo, dal cambiamento, trova nella pittura l’elemento giusto nel quale muoversi, sentire e percepire qualcosa che si trasforma e evolve continuamente. I colori, le espressioni, i sentimenti traslati nello sguardo sono esempi della gioia o della tristezza del momento. I soggetti che la colpiscono sono i visi, le espressioni, gli sguardi, il vissuto del soggetto in un particolare istante. Il qui ed ora dell’esistere. Tutto ciò la porta a dedicarsi alla ritrattistica, uno stile che le permette di sviluppare un profondo senso di riflessione e introspezione, rilevabile negli atteggiamenti dei soggetti; osservare i suoi ritratti è come passeggiare in una strada affollata: alle armonie dei dipinti sembra si aggiungano i brusii delle voci, i pensieri dei soggetti, rendendoli comunicativi ed empatici, quasi come fossero vecchi amici che si affacciano dalle tele. Nella mostra visibile fino al 7 maggio presso l’Institut Français-Centre Saint-Louis in Via Largo Toniolo 22 a Roma, l’artista «descrive» attimi di una giornata, osservando ciò che le appare per caso o no: un fil rouge di sguardi, uno sguardo pensieroso, lo sguardo di un bambino, gli sguardi di preoccupazione per un consulto, lo sguardo su ciò che sta accadendo vicino o dietro di noi, ma anche il «non sguardo» che comunica molto sul momento che si sta vivendo... sono tutti momenti di vita, anzi sono «istanti», come la parola che dà il titolo all’esposizione.

Tags: Maggio 2016

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