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Corsera Story. Stampa: novità, iniziative, successi, insuccessi e polemiche

L’opinione del Corrierista

 

Il 2014 è stato un anno travagliato per la stampa italiana. E il 2015, appare non da meno. Travagliato, il 2014, per vari motivi, meglio definibili errori. Ma sembra non abbiano insegnato nulla alla categoria dei giornalis ti, nel complesso. È vero che va sempre restringendosi il numero di quanti siano in grado e vogliano imparare qualcosa, mentre cresce quello di chi ritiene di poter svolgere tale attività senza possederne ed anzi senza doverne possedere i requisiti necessari. Il numero di costoro è in aumento, ma non dimostra di acquistare esperienza e capacità dall’esempio, esperienza ed attività propria e degli altri. I settori in cui si manifestano le deficienze più ampie, frequenti e clamorose, sono tanti. Soprattutto la preparazione, l’istruzione, la conoscenza della lingua italiana e il possesso di principi morali sono i punti deboli dei cosiddetti operatori dei media.
Una notizia però consolante è venuta all’inizio dell’anno nuovo, da Romano Bartoloni, tenacissimo presidente, curatore e sostenitore del Sindacato Cronisti Romani, organizzazione esistente da oltre cento anni ed oggi costituita da 400 soci. «I quali–ha affermato–in questi anni si sono andati moltiplicando raggiungendo un numero record»; ed ha invitato questi soci ad autotassarsi «per dare ossigeno al nostro glorioso sodalizio in attesa di tempi migliori», che sicuramente verranno, come è già avvenuto in questi anni di crisi economica, di riduzione dei lettori di giornali, di tagli agli aiuti pubblici e di pubblicità calante.
I più bravi, tra tutti i giornalisti, sono proprio i cronisti, solitamente non invitati a trascorrere vacanze da sogno nelle più belle isole del Mediterraneo allietate da pranzi, ricevimenti, esibizioni, week end su yacht lussuosi, per ricevere ricchi premi, senza sapere quanto questi siano meritati e quanto invece raccomandati, pilotati e assegnati da una minuscola casta, sempre la stessa, sempre dai soliti giurati. Diverse condizioni per i cronisti, tuttora capaci di lavorare ininterrottamente, senza tanti diritti e con compensi quasi simbolici, solo per passione; e non per esibirsi in primi piani e servizi pseudo-giornalistici televisivi, o in sfilate redazionali in cui risaltano splendide acconciature firmate da autocelebrati parrucchieri, vellutate epidermidi, «mises» affascinanti fornite, ovvero prestate da aspiranti maghi dell’alta moda.
Con in copertina il «trenino» del vignettista del Corriere della Sera Emilio Giannelli e come prefazione una parabola di Papa Francesco, alla Fiera del Libro di Roma e all’annuale Festa del cronista lo scorso dicembre Gino Falleri vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti di Roma e padre Gianfranco Grieco, capo del Pontificio Consiglio per la Famiglia, hanno presentato in anteprima il libro di Romano Bartoloni «Confessioni di un settantottino. Panchinari mai», definito «un tiramisù per gli anziani», cioè una riscoperta dell’autunno in fiore, una difesa ragionata, patriottica, e un po’ scanzonata, di un’età tanto bistrattata e contestata: «Siamo il 20 per cento della popolazione che può dare ancora tanto e anche gratis, nonostante ci vogliano zitti e mosca in panchina».
Ed è sempre Romano Bartoloni che bisogna ringraziare per aver scritto in tale libro il capitolo «La fuga dei capelli bianchi». Premesso che dall’Italia fuggono i cervelloni senza prospettive, che i capitali sono di ricconi menefreghisti, che emigrano persino i pensionati verso il sole e climi migliori, lontani dal carovita, con in tasca qualche quattrino da spendere, tanti anni davanti, sogni ancora da realizzare, provare di essere in buona forma fisica e mentale, si calcola che negli ultimi 5 anni si siano trasferiti all’estero almeno 400 mila anziani. La vecchiaia ridotta in povertà sta diventando un’emergenza sociale, tasse e costo della vita ammazzano le pensioni. Chi non vuole finire sul lastrico si rifugia all’estero, dove il fisco è più leggero. Grecia, Spagna e Portogallo con detassazione stracciata guidano la classifica europea dei paradisi fiscali con le carte in regola. Come è possibile fuggire dal nostro inferno per conquistare un posto dove non ti chiedono un centesimo o si può risparmiare sulle tasse?
È facile, riferisce Bartoloni, non si devono recidere completamente radici e abitudini, se si rimane in territorio straniero più di sei mesi, esattamente 183 giorni, ci si può iscrivere nei registri dell’Aire, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. L’iscrizione è accettata dal Consolato della capitale del Paese. Con le carte così in regola, l’Inps non ha più titolo per compiere trattenute, deve accreditare l’intera pensione direttamente in una banca estera. Non sono necessari i paradisi fiscali, perché in tante Nazioni, anche in Europa, la mano dello Stato è meno pesante. Porte spalancate persino dai Paesi vicini che corteggiano i pensionati. Se ci si trasferisce in mondi a reciprocità fiscale con l’Italia, si riconquista il potere di acquisto, non pagando più le tasse in Italia ma nel Paese ospitante senza essere torchiati. Se si ha il coraggio di andare più lontano, magari nei Paesi di altri continenti, si potrà fare una vita da signori.
Altre «tristi» notizie provenienti dal mondo dei media: l’abbandono della direzione del giornale «Il Foglio» da parte di Giuliano Ferrara che l’aveva fondato e diretto per oltre 10 anni. I motivi possono essere vari e giustificati, ma a chi è specializzato a scoprire i retroscena della politica, non può dispiacere se anche i suoi colleghi cerchino di scoprire se queste dimissioni siano collegate alla contemporanea elezione a Capo dello Stato di Sergio Mattarella, politico democristiano ex deputato, ex ministro.
Wikipedia riferisce che, «figlio del senatore comunista Maurizio Ferrara direttore de L’Unità e presidente della Regione Lazio, e di Marcella de Francesco, partigiana gappista e a lungo segretaria particolare di Palmiro Togliatti, Giuliano, lasciata la Facoltà di Giurisprudenza, diventò contestatore sessantottino, partecipò agli scontri di Valle Giulia del 1968». Io ricordo che al Corriere della Sera nel quale io lavoravo da oltre 20 anni, alla fine degli anni 80 Giuliano Ferrara fu assunto per intercessione di Bettino Craxi, e gli fu affidata una rubrica quotidiana di «Brevi» politiche. È stato comunista, poi socialista e infine sostenitore di Silvio Berlusconi e del centro-destra. Divenuto conduttore tv e politico, è stato europarlamentare del PSI, ministro per i Rapporti con il Parlamento del primo Governo Berlusconi, direttore de Il Foglio ed editorialista de Il Giornale.

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