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CORSERA STORY.


PRIVACY
PER I FUORILEGGE,
PUBBLICITA'
PER I FUORICLASSE

L'opinione del Corrierista

 

ccorrerebbe proprio conoscere i criteri con i quali alcuni giornali interpretano la cosiddetta «privacy», ossia il diritto delle persone alla riservatezza. Perché, leggendo le loro cronache, c'è da rimanere sconcertati: a volte nomi e cognomi di persone responsabili di reati vengono omessi del tutto o indicati solo con le iniziali, a volte vengono spiattellati per intero con un corredo di notizie anche estranee alle delittuose azioni compiute. Non parliamo dell'omissione dei nomi e cognomi di minorenni per i quali il riserbo si può comprendere - ma fino a un certo punto -, nell'ipotesi che l'azione illecita compiuta sia frutto dell'inesperienza e della giovane età, e nella speranza che, crescendo, il soggetto assimili le regole della società e ne tenga conto nella vita.
Parliamo invece dell'omissione di nomi di persone responsabili di gravi reati, spesso recidivi e conosciuti alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura. Sono casi frequentissimi, dei quali i lettori non comprendono i motivi e ne riportano un fastidio, perché sarebbe più giusto e più logico sapere ad esempio se il vicino di casa è pericoloso per gli altri in quanto responsabile di traffico di stupefacenti, o di reati sessuali, o di delitti contro il patrimonio come rapine, furti, scippi, estorsioni, raggiri.
La casistica è varia, quello che manca è la spiegazione. Forse un motivo c'è, anzi ve ne sono due, ma prima di illustrarli è utile fare qualche esempio. Nella cronaca cittadina di un diffuso quotidiano romano il 19 gennaio scorso, sotto il titolo «Colpi in farmacia: condannati i rapinatori col taglierino rosa», si indicavano gli autori di una rapina in una farmacia con le iniziali S.D. e M.S. Erano stati riconosciuti proprio per il taglierino rosa usato in altre rapine. Perché tacere nomi e cognomi? Perché non distribuire le foto in tutte le farmacie? Perché incoraggiare, con un'errata applicazione della legge sulla privacy, o addirittura per un'errata o carente formulazione della stessa, la commissione di altre rapine in farmacie, negozi e tabaccherie, che spesso hanno esiti tragici?
Lo stesso giorno, lo stesso quotidiano riportava altri casi senza neppure indicare le iniziali dei protagonisti: quello di un sedicenne che spacciava droga agli studenti nel parcheggio della Facoltà di Matematica dell'Università di Tor Vergata; quello di quattro «pusher» condannati per direttissima a 2 anni e 8 mesi e a 2 anni e 4 mesi di reclusione per spaccio di droga nella zona di San Basilio. Ma la privacy veniva rispettata, lo stesso giorno, indicando le sole iniziali, M.S., anche di un dipendente dell'Atac gravemente ferito nella riparazione di un autobus in un deposito dell'azienda; e nel caso di due clochard morti per probabile malore, un polacco in un giardino, un altro in una baracca. In entrambi i casi erano citati però ampiamente i nomi di assessori regionali e comunali per essersi profusi in dichiarazioni di solidarietà e in visite all'ospedale.
Singolare un'altra notizia relativa alla condanna a 7 anni di reclusione inferta dal Tribunale a un nomade, di cui il quotidiano riportava nome e cognome, Roberto Halilovic, per aver rapinato, insieme a un complice che invece non era nominato, un autotrasportatore; di quest'ultimo, invece, veniva pubblicato, e per ben 4 volte, soltanto il nome, Corrado. Di un giardiniere romeno di 28 anni, condannato a un anno e 10 mesi di reclusione per non essersi fermato con l'auto a un posto di blocco della Polizia, per aver preso a pugni un poliziotto e tentato nuovamente di fuggire, erano pubblicate solo le iniziali del nome e cognome, V. C., e ignorati i nomi dei due che erano con lui.
Clamoroso un altro caso, sia per i reati commessi sia per la pubblicità data, dal quotidiano romano, solo ai nomi e cognomi di 3 persone, arrestate insieme ad altre 5 tra commercialisti e imprenditori, per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di associazione a delinquere, ai quali avrebbero partecipato complessivamente 35 persone. Sempre nello stesso giorno sono stati pubblicati anche nomi e cognomi di 4 dipendenti della società Me.Tro., processati per la morte di una signora di 30 anni e per il ferimento di 452 passeggeri nello scontro tra due convogli della metropolitana avvenuto nel 2006.
Nello stesso tempo lo stesso giornale, ma anche gli altri, abbondano nella citazione di nomi e cognomi di personaggi appartenenti a tutt'altre categorie, alla politica, allo spettacolo, allo sport. I politici gareggiano per apparire sui giornali. Un esempio: in ogni triste circostanza di scomparsa di personaggi conosciuti, si assiste a una pioggia di messaggi di condoglianze, indirizzati ovviamente non ai soli familiari del defunto, ma a tutti i mezzi di comunicazione, giornali, agenzie, emittenti radiofoniche e televisive, sempre con le stesse espressioni, le stesse parole, le stesse frasi. Solitamente cominciano così: «Con Tizio o Caio scompare un personaggio, un'epoca, una parte della nostra vita ecc. ecc.».
Per non parlare di messaggi e dichiarazioni diramate in occasioni meno tristi come promozioni, vittorie, premiazioni, e che la stampa ma soprattutto la televisione sono costrette a riportare; nella televisione il fenomeno è alluvionale perché, a causa della lottizzazione e dell'appartenenza di ciascuno a un diverso carro politico, se disgraziatamente giunge un messaggio, di cordoglio o di auguri, emesso da un personaggio politico, i redattori dei telegiornali sono costretti ad aumentare la «dichiaraziomania» sollecitando la partecipazione ad essa degli esponenti politici di tutti gli altri partiti.
La citazione di nomi alimenta in alcuni casi la speranza di avere più lettori o telespettatori e in ciò si distinguono le rubriche dedicate a una pseudo cronaca mondana che si riduce in liste di nomi in grassetto, sempre della solita gente, presente in avvenimenti che spesso non sono avvenimenti e ai quali si dà tanto risalto tipografico dimenticando spesso di scrivere perfino il luogo in cui si sarebbero svolti.
Tornando ai due motivi per i quali certa stampa nasconde proprio i nomi che invece dovrebbe pubblicare nell'interesse e a difesa dei propri lettori e della collettività, il primo è la grettezza di editori che temono, in base alla legge sulla privacy, di essere chiamati pretestuosamente a rispondere di violata riservatezza; il secondo è lo scarso coraggio, l'indifferenza, l'egoismo e l'ossequio di tanti giornalisti dinanzi al potere e al volere di simili editori, interessati ai propri affari e non al bene dei lettori.

Victor Ciuffa

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