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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA.

DOPO IL CONGRESSO NAZIONALE FORENSE

LE PROPOSTE DELL'OUA
PER LA RIFORMA
DELLA GIUSTIZIA ITALIANA

di Maurizio de Tilla,
presidente dell'OUA


Il «piano strategico»
degli Uffici giudiziari
di Milano, che si è
avvalso del forte
contributo sinergico
del Consiglio dell'Ordine
degli Avvocati,
è un esempio di come
si possa intervenire
con l'innovazione
nel funzionamento
della giustizia;
gli interventi necessari
secondo l'Organismo
Unitario degli Avvocati

 


tempi della giustizia italiana, confrontati con quelli degli altri Paesi europei, sono estremamente lunghi. L'Italia è collocata al primo posto in Europa per il numero di condanne subite da parte della Corte Europea per la violazione dell'art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e in particolare per non aver determinato un termine ragionevole per le decisioni delle controversie. Occorrono, quindi, interventi incisivi e urgenti per accelerare i tempi delle sentenze.
Nel decalogo dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura-OUA si afferma che non occorrono tanto nuove leggi quanto una più trasparente gestione delle risorse e una puntuale organizzazione degli uffici e del lavoro dei giudici. Il riassetto dell'organizzazione può realizzarsi anzitutto con la creazione dell'ufficio del giudice, l'applicazione di prassi virtuose e l'informatizzazione. Il tentativo in atto di conferire obbligatorietà all'istituto della media conciliazione è destinato a naufragare clamorosamente. Ne è riprova il totale fallimento del tentativo obbligatorio di conciliazione in materia di controversie di lavoro e di locazione, norme che sono state, appunto, abrogate.
Nel Congresso Nazionale Forense svoltosi lo scorso novembre a Genova l'Avvocatura ha approvato, all'unanimità, una mozione in cui dichiara che non intende avallare una soluzione che possa compromettere il diritto del cittadino al giusto processo. La crisi della giustizia non si risolve con provvedimenti tampone o con l'introduzione a forza di sistemi obbligatori di a.d.r. ma necessita di interventi strutturali a livello legislativo e organizzativo, e l'istituto della mediazione, così come concepito, appare non corrispondente alle direttive europee in merito, nonché in palese contrasto con i principi costituzionali dell'ordinamento.
Le vie da seguirsi sono ben altre. Anzitutto, la razionalizzazione del lavoro dei giudici che impone un ufficio efficiente, lo studio del processo, un tentativo di conciliazione nella prima udienza con l'apporto decisivo degli avvocati, la concentrazione delle udienze istruttorie, una decisione anche immediata. I giudici devono prestare attenzione alle modalità di gestione dell'agenda, alle tempistiche dedicate alle udienze, ai tempi di rinvio. Insomma occorre concentrarsi nell'attuazione di prassi universalmente condivise, con dialogo tra i giudici, gli avvocati e le loro rappresentanze politiche e istituzionali.
In realtà manca nella Magistratura una cultura dell'organizzazione, presente invece nei più qualificati studi legali. Si è detto che i giudici considerano l'organizzazione come un aspetto secondario del loro lavoro e non sono in genere informati su questi temi, ma imparano a gestire i tempi solo attraverso l'esperienza. Dato che l'organizzazione del singolo giudice influenza la durata del processo, l'Avvocatura ha chiesto di promuovere prassi comuni, sulla scorta delle indicazioni attuate con il «metodo Barbuto», volto allo smaltimento dei carichi giudiziari e al contenimento dei tempi processuali. In altri termini sono tre le direttive da seguire per riformare la macchina giudiziaria: l'organizzazione del lavoro dei giudici; l'organizzazione degli uffici amministrativi; l'uso della tecnologia come leva per il cambiamento e come ausilio per l'organizzazione.
Il «piano strategico» degli Uffici giudiziari di Milano, che si è avvalso del forte contributo sinergico del Consiglio dell'Ordine degli avvocati, è un esempio di come si possa intervenire con l'innovazione nel funzionamento della giustizia. E l'innovazione va agevolata con l'applicazione di un sistema di controllo di gestione, con un intervento formativo per i responsabili di progetti, un piano di formazione del personale di cancelleria, l'attivazione via intranet di servizi per cancellieri e magistrati, lo sviluppo di una politica e di iniziative di comunicazione e coinvolgimento di tutti i magistrati.
Al diritto del cittadino di avere una sentenza giusta e celere si accompagna il dovere del magistrato di rendere tempestivamente giustizia. La ultima novella processuale ha abbreviato i termini per gli avvocati, ma non ha fissato termini perentori per i giudici; sarebbe il caso di introdurre adempimenti perentori per chi deve istruire e decidere una causa.
Mi preme ricordare che il recente Congresso Nazionale Forense ha approvato una mozione che invita le rappresentanze politiche e istituzionali a promuovere significativi provvedimenti in materia di giustizia civile, tra i quali: razionalizzare l'impiego dei magistrati con periodiche verifiche della loro produttività e del rispetto dei termini; razionalizzare l'impiego del personale amministrativo e riqualificarlo; avviare un serio e generale processo di informatizzazione degli uffici giudiziari e rilanciare il processo telematico; attuare la semplificazione dei riti e delle procedure di notificazione degli atti; assicurare il rispetto delle funzioni di difesa assegnate all'Avvocatura; prevedere strumenti per l'effettiva esecuzione dei provvedimenti giudiziari.
Ma il Congresso Nazionale Forense
ha anche denunciato, con una mozione approvata a larghissima maggioranza, che l'Avvocatura italiana è oggi gravemente mortificata da politiche inadeguate alle effettive esigenze della collettività e da una congiuntura economica che colpisce tutte le categorie professionali; pertanto essa ritiene necessario rivendicare l'autorevolezza e il rango costituzionale che le competono, e a tal fine ritiene indispensabile, per la propria dignità e per il proprio prestigio, approntare soluzioni dirette ad eliminare ogni disuguaglianza presente nell'attuale sistema, regolamentando con norme positive e prassi virtuose tali fenomeni che ne ledono il decoro, onde realizzare una vera crescita culturale ed etica della categoria. La crisi economica investe l'intera categoria forense e, segnatamente, i giovani e le donne. Cinque sono i punti più rilevanti della denuncia dell'Avvocatura:
1) l'inesistenza di forme di sostegno economico nell'avvio della vita professionale. È di tutta evidenza la carenza di incentivi diretti all'innalzamento della qualità delle prestazioni tecniche e della formazione deontologica, anche a causa della mancata previsione normativa di agevolazioni finanziarie per le donne e i giovani avvocati. A ciò aggiungasi l'inadeguatezza degli studi di settore i quali, oltre a non tener conto dell'attuale congiuntura economica che investe tutto il mondo professionale, tralasciano le obiettive maggiori difficoltà di donne e giovani;
2) l'inadeguatezza dei modelli associativi attuali, caratterizzati da un insoddisfacente regime della responsabilità, nonché dalla disincentivazione fiscale e dall'assenza di ogni politica di sostegno dell'avvio professionale;
3) la mancanza di meccanismi di orientamento delle professionalità femminili e giovanili verso settori di specializzazione atti a soddisfare le esigenze del mercato, tenuto conto altresì delle singole aree geografiche;
4) la mancanza di una specifica regolamentazione della figura professionale di molte donne e molti giovani, i quali spesso all'interno degli studi legali ricoprono ruoli subalterni e pressoché impiegatizi che richiedono un urgente nonché approfondito esame del problema da parte dell'Avvocatura e un conseguente intervento normativo diretto a disciplinare la materia, individuando eventualmente nuove forme professionali ma escludendo fermamente ogni tipologia di rapporto di lavoro privato subordinato, compatibile con l'iscrizione nell'Albo professionale;
5) la scarsa rappresentanza delle componenti femminili e giovanili all'interno dell'Avvocatura, soprattutto in relazione alle sedi istituzionali. Tale vulnus si riscontra spesso anche in presenza di forte suffragio da parte delle assemblee elettorali in favore di donne e giovani, con ciò scompensando in sede decisionale la democraticità, che potrà essere raggiunta solo attraverso l'equilibrata compresenza dei due generi in ogni settore.
Sulla base di questa premessa, il Congresso Nazionale Forense ha pertanto invitato l'OUA e il Consiglio Nazionale Forense a chiedere con fermezza agli organi politici di approntare interventi normativi diretti a programmare il numero degli iscritti nelle Facoltà di Giurisprudenza commisurato alle effettive esigenze del mercato e alle reali possibilità di occupazione; di predisporre, in sinergia con l'Avvocatura e in sintonia con i principi di chiarezza e trasparenza, una normativa atta a regolamentare i rapporti di lavoro di fatto oggi esistenti negli studi professionali che in maggior misura coinvolgono le donne e i giovani; di attivare politiche economiche di sostegno all'avvio dell'attività professionale anche attraverso agevolazioni fiscali e finanziarie.
A tutto ciò si aggiunga la promozione, d'intesa con il Consiglio Superiore della Magistratura, di protocolli diretti a regolamentare secondo principi di chiarezza, trasparenza ed effettiva rotazione, l'affidamento degli incarichi professionali nell'ambito dei tribunali (fallimenti, ausiliari dei giudici ecc.), cosicché siano officiati parimenti giovani e donne con idonee competenze.

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