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FAUSTO AMADASI:
CASSA GEOMETRI, SPECCHIO DELL'ECONOMIA NAZIONALE

Fausto Amadasi, presidente della Cassa
Italiana Previdenza e assistenza geometri


«L'edilizia riflette
le difficoltà dell'economia
in misura più acuta
degli altri settori,
in particolare
nel comparto residenziale che, avendo raggiunto
la saturazione,
difficilmente avrà
nel prossimo futuro
un nuovo slancio»

ll'inizio del suo secondo mandato di presidente della Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri, Fausto Amadasi ha dovuto tenere in considerazione i mutamenti nel frattempo intervenuti nella situazione economica internazionale e conseguentemente nazionale. La categoria dei geometri, della quale la Cassa gestisce le future prospettive finanziarie e di vita dei propri associati, ossia le pensioni, è stata particolarmente colpita dalle difficoltà a causa della riduzione dell'attività edilizia e conseguentemente del suo vasto indotto. «Da oggi comincia un nuovo ciclo per la Cassa», ha annunciato Amadasi enunciando il programma della sua seconda presidenza: «Dobbiamo proteggere l'adeguatezza delle prestazioni, soprattutto per coloro che vivono esclusivamente di professione; ampliare le tutele assistenziali per tutti gli iscritti e favorire l'inserimento delle giovani generazioni di professionisti se vogliamo che la professione di geometra sia considerata un ottimo sbocco professionale per i giovani, e che gli iscritti possano contare su un eccellente trattamento previdenziale e assistenziale gestito da una Cassa sempre più efficiente e all'avanguardia». In questa intervista il presidente Amadasi fa il punto sulla situazione e sulle prospettive.
Domanda. Come si riflette la crisi economica nel vostro settore professionale?
Risposta. L'edilizia riflette le difficoltà dell'economia in misura più acuta degli altri settori, in particolare nel comparto residenziale che, avendo raggiunto la saturazione, difficilmente avrà nel prossimo futuro un nuovo slancio. Questo potrà avvenire solo tra una decina di anni, quando si potrà contare su nuove tecnologie veramente innovative in grado di aprire nuovi mercati. Difficoltà permangono certamente anche nel comparto dei lavori pubblici, perché i patti di stabilità ed altri provvedimenti legislativi producono come effetto ultimo un rallentamento dei pagamenti, con pesanti conseguenze per le imprese e per tutti gli addetti ai lavori, compresi ovviamente i professionisti.
D. Oltre alla crisi economica, che cosa frena il vostro settore?
R. Per aumentare le entrate con i relativi oneri di urbanizzazione ed altre voci, oggi molti Comuni hanno incentivato le nuove costruzioni, hanno liberalizzato in modo spinto fino a consentire l'edificazione di volumetrie anche superiori alle effettive esigenze del mercato. Ma il fattore che continua ad ostacolare e a ritardare il rilancio dell'edilizia è la burocrazia in senso lato, più precisamente il costo esorbitante della burocrazia anche per quelle che sono normali operazioni di manutenzione, ristrutturazione o adeguamento del patrimonio esistente.
D. La situazione è così ovunque?
R. Le varie Amministrazioni regionali e comunali hanno applicato le riforme a pelle di leopardo, creando notevole confusione e disomogeneità negli interventi mentre quello di cui si aveva bisogno era uno sviluppo ordinato. Invece è stato realizzato uno sviluppo disordinato e caotico e sono stati creati pesanti problemi in molte aree. Oltre a penalizzare tutti gli attori del mercato, il caos normativo sta facendo fuggire investitori, operatori stranieri, fondi immobiliari, proprio perché in questo Paese, specialmente nel settore edilizio, è assolutamente impossibile una programmazione.
D. Non ha giovato l'ultima legge sulla casa?
R. Poteva avere effetti positivi, ma è pressoché inapplicata in quanto le varie Regioni prima, e le Amministrazioni comunali dopo, hanno singolarmente compiuto scelte che non hanno verificato il prodursi dei risultati attesi dal recupero del patrimonio edilizio e dal rilancio dell'attività edilizia. I risultati ottenuti sono deludenti: con il trasferimento delle competenze, in materia urbanistica ed edilizia, dallo Stato alle Regioni, si è creato un mostro giuridico. Dovevano realizzarsi la liberalizzazione e l'apertura verso lo sviluppo, ma non è stato così. Se prima all'autobus mancava il volante, ora mancano anche il freno e l'acceleratore. Nel senso che, per produrre gli effetti, qualunque norma adottata dallo Stato viene poi filtrata da normative regionali e comunali. Il risultato è che le categorie interessate devono inventarsi come sopravvivere.
D. I geometri presentano i progetti?
R. Certo, ma se non si approvano, sarà difficile pensare che le imprese lavorino e i magazzini vendano i materiali. Gli unici campi nuovi per la professione sono quelli legati all'ambiente, perché se lo sviluppo industriale per 150 anni ha sporcato il mondo, ha creato lavoro per i prossimi 150 anni per ripulirlo. Oltre al settore dell'ambiente, un altro volano di sviluppo per il futuro potrebbe essere la riconversione dell'edilizia attraverso nuovi strumenti legislativi per il risparmio energetico nei patrimoni residenziali. L'unico settore che può apportare qualche vantaggio è quello energetico, che registra reali investimenti. In considerazione delle restrizioni che sono state imposte sull'assunzione del personale e sulle spese, una parte del lavoro per la categoria potrà derivare anche dall'esternalizzazione, da parte delle Amministrazioni Pubbliche, dei servizi che ora svolgono all'interno.
D. Quali conseguenze ha questo fermo sulla funzionalità della Cassa?
R. Preoccupazioni per le difficoltà che incontrano gli iscritti a rispettare le scadenze dei versamenti contributivi. Già nel 2009 si è verificata una flessione delle entrate da contributi di circa il 10 per cento, pari a 40 milioni di euro; e riteniamo che ciò sia avvenuto anche nel 2010, con la conseguente necessità di ricorrere, per il recupero della somma, all'emissione di cartelle esattoriali con relative sanzioni per il ritardato pagamento. Gli incarichi da parte dei privati, che costituivano la principale attività, si sono molto ridotti, anche perché in periodi di crisi il privato è meno attento alla cura della propria abitazione. Una situazione di vero disagio, quindi. Nel 2009 la Cassa ha prorogato le scadenze, senza che questo abbia giovato molto e il mancato possesso del Durc, ossia del certificato che attesta la regolarità contributiva, ostacola il pagamento delle parcelle ai professionisti da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
D. Non funzionano più le detrazioni fiscali concesse per la manutenzione degli edifici?
R. Fino agli anni 90 si assisteva ad interventi di manutenzione, dovuti più che altro a motivi estetici e di valorizzazione del modo di abitare, compiuti dalla generazione che a 40 anni aveva acquistato l'appartamento e a 50-55 lo ristrutturava. Ora quella generazione non investe più e le nuove non hanno la capacità finanziaria di farlo, per cui propendono per altre soluzioni, l'affitto più che l'acquisto. Anche perché l'aumento di valore conseguente alla ristrutturazione di un appartamento in un condominio equivale alla metà del costo dei lavori.
D. Come stimolare la Pubblica Amministrazione?
R. Questo è il vero problema di tutti i giorni. I pagamenti alle Pubbliche Amministrazioni che giungono sempre più in ritardo, l'abolizione dei minimi tariffari introdotta dal Decreto Bersani e l'agguerrita concorrenza tra categorie sostanziano uno scenario in cui è sempre più difficile per un professionista continuare ad operare con profitto.
D. Che cosa può fare la Cassa?
R. Stiamo portando avanti iniziative tendenti a uno snellimento delle nostre procedure gestionali. Se i Ministeri vigilanti firmeranno un decreto che è già sulle loro scrivanie, la Cassa raccoglierà direttamente i dati fiscali dal modello unico senza costringere gli iscritti a presentare la dichiarazione, e i versamenti saranno compiuti con i modelli F24 compensando eventuali crediti fiscali di altre imposte, Iva, Irpef ecc. Per andare incontro alle difficoltà abbiamo articolato il versamento dei contributi minimi in quattro rate e stiamo esaminando la possibilità di creare una previdenza integrativa, come servizio complementare rispetto a quelli che la Cassa normalmente offre, da gestire con un patrimonio separato, reso possibile dalla normativa sotto il controllo della Covip.
D. Come siete organizzati?
R. La nostra struttura interna è abbastanza equilibrata, coerente con il numero degli iscritti e dei servizi che eroghiamo; i dipendenti sono 142, numero tra i più bassi rispetto a quelli di altre Casse. L'attività svolta dalla nostra categoria è molto varia, a seconda delle zone; nel Nord è più legata alla gestione dei patrimoni, al settore tecnico-valutativo e all'edilizia; più o meno la stessa situazione si riscontra nel Centro-Italia, con una prevalenza dell'edilizia; il Sud è più legato al comparto delle opere pubbliche e del lavoro commissionato dalla Pubblica Amministrazione.
D. Quali figure professionali beneficiano della Cassa?
R. Sono i geometri liberi professionisti; geometri con contratti di lavoro subordinato che svolgono anche la libera professione e che sono in numero limitato; quelli che lavorano nelle Pubbliche Amministrazioni con contratti a tempo determinato o indeterminato; i pensionati in attività. Una posizione singolare è quella dei geometri assunti da Pubbliche Amministrazioni con contratto a tempo determinato e retribuiti con busta paga, senza emissione di parcella; questo comporta che il nostro iscritto si cancella dalla Cassa per il corrispondente periodo di tempo perché ha un altro incarico che, tra l'altro, l'obbliga a non esercitare la professione. I contributi vanno all'Inps e la situazione previdenziale del soggetto diventa una «groviera». Dopo si faranno le totalizzazioni, ma con notevoli disagi.
D. La posizione della Cassa?
R. Abbiamo fatto presenti queste conseguenze, ma gli interessati ritengono utile un periodo di lavoro e di guadagno stabile. Il risultato è la formazione a loro carico di scoperture previdenziali pesanti. Questo avviene in generale in tutte le Casse, soprattutto per i giovani, poco attenti agli adempimenti connessi alla previdenza. Dopo alcuni rinnovi, i contratti a tempo determinato vanno trasformati a tempo indeterminato e di solito gli ex iscritti tornano alla libera professione. Tutti i nostri iscritti hanno una polizza di assistenza sanitaria integrativa pagata dalla Cassa e stiamo pensando di estenderla alla lungo-degenza. Venendo a mancare le tutele del sistema previdenziale generale, le Casse di previdenza professionali sono già impegnate ad offrire maggiore assistenza ai professionisti.

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