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RETROSPECCHIO


OUA: all’Avvocatura pari dignità con la Magistratura

 


Componente essenziale della giurisdizione che trova una giustificazione sostanziale nel fatto che i principi fondamentali della stessa vengono attuati con il suo concorso decisivo, l’Avvocatura italiana rivendica il riconoscimento ufficiale di questa sua nobilissima funzione. Promossa dall’avv. Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, si è svolta a Roma nell’Hotel Hilton, il 20 e il 21 novembre scorso, un’affollatissima Conferenza Nazionale della categoria, nel corso della quale sono stati dibattuti a fondo questo ed altri temi, esigenze ed emergenze di grande attualità, al centro di accesi dibattiti in sede politica e parlamentare e in tutto il Paese. La Conferenza ha visto una nutrita partecipazione di politici oltreché di avvocati e magistrati, ed ha avuto un’ampia risonanza attraverso la stampa. Ora la Ciuffa Editore pubblica un nuovo libro, «L’Avvocatura soggetto costituzionale nella giurisdizione», che raccoglie gli atti dell’eloquente sessione. «L’Avvocatura entra a pieno titolo nel processo attuativo dei principi costituzionali, acquistando la veste di protagonista del processo e, quindi, uno specifico rilievo istituzionale–spiega in esso il presidente de Tilla–. Se è vero che il processo risulta essere la sede dell’esercizio della funzione giurisdizionale, è innegabile che la rilevanza costituzionale di quest’ultima debba estendersi a tutti i soggetti che ad esso partecipano da protagonisti: non solo, quindi, alla magistratura, ma anche all’Avvocatura, coerentemente con quanto stabilito dall’articolo 24 della Costituzione. La magistratura e l’Avvocatura sono, con pari dignità, le componenti della giurisdizione». Nei due ruoli distinti l’ordine giudiziario è, infatti, autonomo e indipendente da ogni potere e l’Avvocatura è libera e indipendente, cosicché la difesa assume una funzione indeclinabile in ogni procedimento giudiziario. «Pari rilevanza costituzionale dei soggetti della giurisdizione vuol dire operare un bilanciamento all’interno di tale assetto, che si presenta come garanzia di neutralizzazione delle possibili distorsioni e degenerazioni–aggiunge il presidente de Tilla–. L’avvocato nel processo diventa il depositario e l’affidatario della quota di sovranità appartenente alle parti processuali che non possono restare nella totale disponibilità del giudice».

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