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DANILO BROGGI:
CONSIP, QUANTO RISPARMIA LA P.A.
PER GLI ACQUISTI
IN RETE

di Antonio Fico

Danilo Broggi,
amministratore delegato
della Consip



«Grazie alla Consip,
il cui costo per
lo Stato ammonta
a 26 milioni di euro
l’anno, nel corso del 2008 le Pubbliche
Amministrazioni
hanno potuto
realizzare, nell’acquisto
di beni e servizi,
un risparmio sui prezzi
pari a 3 miliardi
e 600 milioni di euro»


in dalla sua nascita nel 1998 la Consip ha rappresentato una delle leve strategiche per assistere il processo di modernizzazione dell’Amministrazione Pubblica italiana. Controllata del Ministero dell’Economia e delle Finanze, in questi anni la società ha operato in particolare in due fronti: da un lato nell’innovazione del Ministero stesso e della Corte dei Conti attraverso l’uso delle tecnologie informatiche, e dall’altro nell’assunzione del ruolo di partner per i centri pubblici di spesa nella gestione degli acquisti e dei cosiddetti «consumi intermedi» che nel 2008, secondo le stime dell’Istat, hanno superato i 128 miliardi di euro. Del «modello Consip» ha scritto di recente l’attuale amministratore delegato della società, Danilo Broggi, in un libro interamente dedicato a questa peculiare esperienza. In carica dal 2005, Broggi è un imprenditore milanese di terza generazione con esperienze di rilevo sia nel settore fieristico sia nel campo associativo, nel quale ha ricoperto per due anni la carica di presidente della Confapi, associazione delle piccole e medie imprese italiane. Dal gennaio 2004 al dicembre 2005 è stato, tra l’altro, presidente della società Sviluppo Italia in Lombardia.

Domanda. Quale fu la logica che portò alla costituzione della Consip?
Risposta. Quando pensò alla Consip, il legislatore individuò un modello che permetteva di mantenere, nel perimetro della Pubblica Amministrazione, alcune competenze distintive in grado di mediare tra questa e il mercato della fornitura in un ambito molto complesso come quello delle tecnologie informatiche. A dieci anni di distanza questa intuizione, si è dimostrata lungimirante. Questo modello, che oggi viene studiato da altri Paesi, è riuscito a dare grandi risultati sia per la parte legata all'informatizzazione del Ministero dell’Economia che per quella relativa agli approvvigionamenti. Nell’acquisto di beni e servizi abbiamo prodotto, nel solo 2008, un risparmio diretto, per le Amministrazioni che hanno utilizzato la Consip, di quasi 900 milioni di euro; inoltre, c'è stato un comportamento emulativo da parte delle Amministrazioni che non hanno acquistato attraverso di noi ma hanno fatto riferimento ai nostri prezzi. Tutto questo ha generato un risparmio complessivo di 3,6 miliardi di euro, mentre la Consip costa allo Stato 26 milioni di euro all’anno.

D. Quali problemi incontrava la Pubblica Ammministrazione prima della nascita di questa concessionaria?
R. Uno dei principali, non solo italiano, era la necessità di possedere competenze per gestire i rapporti tra la Pubblica Amministrazione e il mondo dell’informatica. Perché, dove queste competenze non ci sono o sono parziali, si crea una dipendenza nella quale il mercato della fornitura detta le regole e induce l’Amministrazione a sottostare ai suoi progetti. Prima che nascesse la Consip, la Pubblica Amministrazione aveva completamente affidato la gestione dei programmi relativi ai servizi informatici a un gestore privato. Appare evidente come questa situazione di dipendenza non fosse ottimale in termini di efficienza delle risorse e di governo del sistema. Questo schema, devo dire, ancora è presente in molte Amministrazioni.

D. Quali sono le principali difficoltà che ostacolano l’affermazione di questo modello?
R. In generale, l’aspetto su cui si deve ancora lavorare è quello che io chiamo la «cultura della modernizzazione». Per assicurare maggiori benefici e valore alla Pubblica Amministrazione occorre avere un linguaggio comune, un’esatta comprensione degli strumenti e della loro funzionalità, una visione manageriale del potenziale che questi strumenti possono esprimere; questo richiede un impegno complesso verso gli interlocutori e i responsabili dal punto di vista amministrativo e politico.

D. Come si può ottenere questo obiettivo?
R. Allargando l’informazione ai temi che presentano una loro difficoltà tecnica, dando maggiore spazio a chi usa gli strumenti tecnologici, mettendo a sistema le migliori pratiche amministrative. Quando parliamo di e-governement e di e-procurement, ossia della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e degli acquisti per via elettronica, non sempre le parole assumono lo stesso significato per chi parla e chi ascolta. Su questo c’è ancora molto da fare.

D. Quali novità avete introdotto nel campo della razionalizzazione degli acquisti dei centri di spesa pubblici?
R. Abbiamo sviluppato essenzialmente due strumenti di rilievo, per razionalizzare la spesa e per migliorare la conoscenza delle esigenze del settore pubblico. Il primo riguarda il sistema delle convenzioni: dopo aver analizzato il fabbisogno delle Amministrazioni, stipuliamo accordi con i fornitori per l’acquisto di beni e servizi da esse largamente usati. Attraverso questo sistema favoriamo l’aggregazione della domanda, ottenendo più vantaggiose condizioni di acquisto.

D. Qual è l’altra novità?
R. Il mercato elettronico, che viene usato per acquisti di importo inferiore alla soglia comunitaria. Si tratta di un vero e proprio mercato virtuale in cui i fornitori, che hanno ottenuto l’abilitazione, offrono i propri beni e servizi, e le Amministrazioni possono compiere on line i loro acquisti.

D. Qual è l’effetto pratico sulla domanda di beni?
R. Un miglioramento dei costi e dell’efficienza. Nel caso specifico l’Amministrazione Pubblica si trova nella condizione di comprare quello che le serve. Si compie un’analisi dei fabbisogni e si effettua la spesa ribaltando il meccanismo in uso prima dell’istituzione della società, basato sul costo storico e di conseguenza su una spesa di tipo incrementale. Attraverso la Consip i risparmi sono evidenti: il ricorso alle convenzioni permette alle Amministrazioni di evitare i costi della gara d’appalto, stimati tra i 30 e i 50 mila euro per una gara di medie dimensioni, e di acquistare beni e servizi a prezzi inferiori, ottenuti con l’aggregazione della domanda. Nel mercato elettronico, in particolare, la Pubblica Amministrazione risparmia da tre a cinque volte rispetto alla procedura tradizionale. Siamo in grado di fare economie, per non parlare della soddisfazione delle Amministrazioni.

D. Quali competenze si sommano nella funzione dell’acquisto?
R. Comprare attraverso la rete è un ciclo complesso nel quale intervengono più competenze: dall’analisi dei fabbisogni, che è un impegno strategico e che cerchiamo di rafforzare nei rapporti con le Amministrazioni, allo studio del mercato e dell’offerta. Una volta che abbiamo trasformato un’esigenza interna dell’Amministrazione in un progetto, svolgiamo una gara per ottenere quel servizio o quel bene. Poi tocca a noi gestire il contratto per conto dell'Amministrazione assumendone anche eventuali rischi di contenzioso legale.

D. Come avvengono le gare e a quali condizioni?
R. Le gare possono essere svolte in maniera tradizionale o attraverso la nostra piattaforma telematica. Con questa seconda modalità nel 2008 abbiamo espletato la metà delle gare, assicurando la massima concorrenza e trasparenza. Tra l’altro nelle gare siamo in grado di generare meccanismi virtuosi per il mercato introducendo, ad esempio criteri legati alla sostenibilità ambientale, che portano un beneficio anche in termini di costi. Basta pensare all’efficienza energetica, al risparmio di carta, alla logistica.

D. Quali vantaggi si possono determinare per il settore della fornitura?
R. In generale l’introduzione di questo modello produce effetti positivi per il mercato, in particolare per la parte di imprese fornitrici più avveduta e innovativa. Esso permette un confronto più intenso con la domanda, evitando meccanismi distorsivi che non sempre premiano i migliori. Le tecnologie informatiche diventano uno strumento abilitante per dare risposte a problemi inerenti ai risparmi e alla trasparenza. Non c’è nulla di più trasparente del mercato elettronico della Pubblica Amministrazione.

D. Quali effetti ha prodotto nelle imprese il mercato elettronico?
R. È uno strumento straordinario per rendere accessibile il mercato della Pubblica Amministrazione al sistema della piccola e media azienda. Con questo mezzo oggi è possibile, per una società siciliana con 4 o 5 dipendenti, diventare un potenziale fornitore dell’intera Pubblica Amministrazione italiana. Questo tipo di mercato ha abbattuto tutte le barriere fisiche d’entrata, ed è a costo zero per chi si candida come fornitore.

D. Quale tipo di impresa vi opera e come esso funziona?
R. Nel 98 per cento dei casi si tratta di piccole e medie imprese, con una percentuale molto significativa di micro-aziende con meno di dieci addetti. Esso funziona come un «market place» a catalogo, con grandi scaffalature contenenti più di 500 mila articoli, ciascuno con il proprio cartellino del prezzo. L’Amministrazione entra in questo supermercato elettronico e sceglie quale servizio comprare con la formula dell’acquisto diretto; oppure instaura una sorta di trattativa privata con le imprese cui intende rivolgersi al momento.

D. Quante aziende sono abilitate e qual è il giro di affari in questo tipo di mercato?
R. Attualmente quelle abilitate sono oltre duemila, con transazioni che nel 2008 sono state pari a 172 milioni di euro e con l’impressionante numero di 63 mila ordini.

D. In quali ambiti della Pubblica Amministrazione potete intervenire e quanta parte della spesa pubblica in consumi intermedi potrebbe essere oggetto del vostro intervento?
R. La legge impone l’obbligo di rivolgersi alla Consip solo per le Amministrazioni centrali e solo per alcune categorie di prodotti. Tutte le altre Amministrazioni hanno la facoltà, ma non l’obbligo. I dati indicano che il sistema si sta allargando in misura sensibile tra le Amministrazioni non vincolate. Dai dati del Bilancio dello Stato che abbiamo rielaborato, emerge che il valore potenziale di beni e servizi oscilla oggi tra gli 80 e i 90 miliardi di euro. Questa cifra raccoglie un insieme di spese non soltanto in beni e in servizi, ma anche in investimenti e in altro.

D. Dove sta crescendo di più l’intervento della Consip?
R. Compiamo rilevanti progressi nella «spesa specifica»: è un’espressione con cui si indica la spesa sanitaria e non solo essa, non facilmente standardizzabile, ossia non omologabile alla spesa standard che è uguale in tutte le Amministrazioni. Oggi trattiamo circa il 20 per cento di questa quota; c’è ancora un 80 per cento che viene trattato da alcune centrali di acquisto regionale, ma sul quale anche noi potremmo operare.

D. Come state operando concretamente con le Regioni?
R. Con Toscana, Abruzzo, Basilicata e Lazio abbiamo firmato accordi. Mettiamo a loro disposizione tutti i nostri strumenti e le nostre capacità per aiutarle a sostenere la loro spesa sanitaria che, per alcune di esse, rappresenta i quattro quinti di quella complessiva. Il discorso vale sia per le Regioni virtuose che per quelle soggette a piani di rientro del debito. La razionalizzazione di questa voce permetterebbe di spostare le risorse verso altri settori.

D. Quali sono le differenze rispetto ai modelli di altri Paesi?
R. Quasi tutti i Paesi europei dispongono di una centrale di acquisti. Il nostro è un modello peculiare, perché non è né centralizzato né decentrato, ma è basato su un principio di sussidiarietà. La Consip è un’azienda dello Stato, ma strumentale a tutte le Pubbliche Ammministrazioni. Sulla base di questo modello e con l’ausilio del nostro know-how riusciamo a soddisfare esigenze decentrate che si esprimono sotto forma di fabbisogni.

D. Con quali risultati?
R. Se ogni Regione dovesse cominciare da zero ad investire in una centrale di acquisti, incontrerebbe grandi difficoltà. Noi, invece, rappresentiamo un sussidio di tipo tecnologico per le Regioni, all’interno di piani di sviluppo. Questo permette di disporre di soluzioni razionali evitando sistemi che non comunicano tra loro e difficoltà moltiplicate per le imprese operanti in aree diverse.

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