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Interporti siciliani

De Dominicis:
un bilancio con qualche
amarezza, ma molti risultati

Rodolfo De Dominicis

 


e la stiamo facendo, nonostante tutto». A mezza bocca, quasi parole che sfuggono. Poi da Rodolfo de Dominicis, presidente della Società degli Interporti Siciliani-SIS, i dettagli che raccontano di un interporto, quello di Catania-Bicocca, di cui entro l’anno comincerà la realizzazione; e dell’altro interporto dell’isola, quello di Termini Imerese, il cui progetto preliminare ha passato positivamente l’esame della Commissione di Valutazione di impatto ambientale, notoriamente lo scoglio principale, e sta correndo lungo la corsia della Legge Obiettivo così che nel 2010 sarà operativo al pari del primo. Soprattutto, ecco la pubblicazione, da qui a poco, in una delle prime Gazzette utili, del bando di gara per la gestione dell’Area di sosta etnea, una sorta di «anticipo» dell’infrastruttura interportuale, Area già collaudata, perfezionata e addirittura revisionata alla luce delle indagini su domanda e offerta più recenti, unico autoporto siciliano realizzato con il sostegno dell’Albo autotrasportatori.

E, per finire, la variante urbanistica, in corso di completamento, per l’accesso al Polo logistico di Catania, una strada che gode di finanziamenti propri e rappresenta una delle opere di ottimizzazione a corredo dell’Interporto, ma anche di miglioramento significativo della viabilità della zona interessata dell’Area di sviluppo industriale. La SIS è a conclusione di un triennio di consolidamento: progetti che concludono iter autorizzativi, raccolta finanziaria a pieno ritmo. È stata completata quella della struttura catanese, che è partita anni prima e che costa 113 milioni di euro, mentre è in fase di stipula il nuovo contratto di mutuo con un pool di istituti di credito per un vecchio debito di 24 milioni di euro e un nuovo di 10 milioni; agevolata da un finanziamento ad hoc per 63 milioni di euro del Pon Trasporti 2007-2013 quella della Sicilia occidentale che ha dalla sua anche 15 milioni regionali; varato un aumento di capitale particolarmente strategico da 4.817.134,12 a 7.255.727 euro da sottoscrivere entro il 30 novembre, con i soci attuali, per il 76 per cento pubblici, che aprono le porte all’ingresso di nuovi soci, sempre pubblici.

Ma «qualche amarezza resta; la fatica e l’impegno che sono stati necessari sembrano quasi sproporzionati, il gioco valeva la candela, naturalmente, perché la posta in palio era ed è lo sviluppo del territorio siciliano secondo le specifiche vocazioni, Un obiettivo che ci ha guidato dall’inizio–afferma De Dominicis–. Tuttavia l’incidenza delle questioni relative allo status giuridico della società, i tempi che sono trascorsi prima che i nodi fossero sciolti, la discrepanza interpretativa di leggi, procedure e circolari, hanno seriamente appesantito la nostra attività. Nulla da recriminare, in verità. Solo, lo dico quasi con ingenuità, il quadro di vincoli e obblighi entro cui tocca muoversi è davvero pesante. Lo so io come lo sa qualsiasi soggetto che abbia il compito di realizzare opere».

Dal gennaio 2006 al marzo 2007, infatti, la società ha atteso i chiarimenti in merito all’ipotesi, emersa in sede di APQ logistica e trasporto merci, che i finanziamenti pubblici alle opere interportuali potessero configurarsi come «aiuti di Stato» e dovessero quindi essere comunicati all’Unione europea. Si è chiarito, infine, che ciò non era. Ma nel frattempo, con dispendio di impegni da parte delle istituzioni interessate, Regione Sicilia e Governo centrale, e della stessa società che ha operato come parte diligente con il proprio gruppo di legali per la tempestività del chiarimento, sono trascorsi 15 mesi o giù di lì, durante i quali la SIS è andata avanti solo, per dir così, sull’ordinario.
«Il problema, come spesso accade, è stato il tempo impiegato. Perché alle garanzie per il superiore interesse della pubblica collettività la SIS tiene senza tema di smentita». E infatti, oltre ad essere stato il primo centro intermodale-logistico ad aver adottato il Codice etico e costituito un Comitato etico di indipendenti che operano in regime di autoregolamentazione, la SIS si è organizzata ai sensi del decreto legislativo 231 per la prevenzione e per la repressione di reati come corruzioni e concussione ai danni, appunto, della Pubblica Amministrazione.

L’empasse non ha impedito, comunque, alcuni passaggi di rilievo. È stata costituita una newco tra la SIS e la RFI dedicata al Sistema Interporto di Catania, cioè alle sinergie tra le strutture intermodali compreso il terminale merci delle Ferrovie a Bicocca, e c’è l’ok dei soci per la costituzione di una seconda newco, tra la SIS e la Telespazio, che ha lo scopo di realizzare e gestire una piattaforma informatica, hardware e software, orientata alla gestione dei processi logistici e del trasporto merci, che consenta di mettere in rete i porti, gli interporti e gli autoporti nonché le ferrovie della regione siciliana, al fine di regolare in via telematica il traffico delle merci e dei container aprendo possibilità di occupazione di alto livello. La SIS d’altronde, pur perseguendo una politica di austerità particolarmente rigorosa, ha realizzato l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo delle competenze e ha ormai sistemato l’organizzazione aziendale con specifiche e specialistiche aree funzionali.

«Sa qual è l’elemento che mi dà maggiore orgoglio?–chiede De Dominicis–. È quel patrimonio di contributi progettuali e strategici che abbiamo offerto alla pianificazione territoriale e, in generale, a tutti i portatori di interesse, dalle istituzioni alle associazioni industriali, alle organizzazioni sindacali. Pensare e realizzare in termini di sistema, non solo ma anche grazie al nostro contributo, è diventato, pian piano, un terreno comune di azione per i diversi protagonisti della vita siciliana. Mi sembra, a conti fatti, che si tratti di una vera e propria svolta. E sono sinceramente orgoglioso dell’apporto che ha dato la SIS, ben oltre la semplice funzione istituzionale. E inoltre abbiamo puntato sui giovani siciliani e calabresi; e, nell’ambito del personale della SIS, il più anziano, me escluso, ha 36 anni. Una scelta costruttiva e che dà costanti soddisfazioni».

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