back

Campidoglio

Vigili Urbani: disarmati,
indifesi, aggrediti. E comandati
a far finta di niente

di Luigi Marucci
Presidente nazionale dell’Ospol 

Città in cui i vigili urbani
sono armati e il tipo
delle armi in dotazione

Torino: sfollagente, pistola, spray e un un reparto a cavallo;
Palermo: sfollagente, pistola e un reparto a cavallo
Milano: pistola, spray e vigili di quartiere;
Napoli e Bari: sfollagente e pistola;
Bologna, Firenze, Cagliari, Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone: pistola
Roma: spray.

 
vigili Urbani di Roma:
Turni di Servizio

1° Turno   06,48 – 14,00
2° Turno   13,48 – 21,00
3° Turno   16,48 – 24,00
4° Turno   24,00 – 07,12

Equipaggiamento:
Divisa
Fischietto
Paletta
spray
manette
  
Organico:
L’organico prevede 8.300 unità ma in realtà sono 6.150 di cui maschi 3.793 e femmine 2.357. Addetti agli uffici sono 4.200, alla viabilità 1.950


el 1986 la legge-quadro sull’ordinamento della Polizia Municipale diede ai Comandi di questa presenti negli oltre 8 mila Comuni norme uniformi sui compiti e le funzioni tentando di arginare lo strapotere di sindaci e assessori che spesso utilizzavano il personale in compiti estranei alle funzioni: autisti di scuola-bus, fontanieri, custodi di cimiteri. La legge riconobbe ai vigili le qualifiche di Polizia Giudiziaria, Polizia Stradale e Pubblica Sicurezza, stabilendo che tutti gli agenti municipali e provinciali fossero dotati di arma da fuoco e che con legge regionale fosse definito il rapporto numerico tra agenti e cittadini secondo la densità demografica dei Comuni; e dettò regole per la loro formazione. La maggior parte delle grandi città hanno armato le polizie municipali: a Roma, nonostante la crescente microcriminalità e le quotidiane aggressioni agli agenti ancora si discute.

Il Corpo della Polizia Municipale soffre, da almeno 10 anni, di carenza di organico tra le 2.000 e le 3.000 unità a causa della trascuratezza dell’Amministrazione comunale che invece di assumere vigili ha creato una serie di organizzazioni parallele, consentite dalla famigerata legge Bassanini bis, che si occupano solo di elevare contravvenzioni e utilizzano personale di ditte private via via nominato dal sindaco. Grazie all’azione di questi «ausiliari del traffico» gli automobilisti romani rimpinguano con questa tassa indiretta le casse comunali. Secondo la legge regionale dovrebbero esservi 2 agenti ogni 800 abitanti e difatti l’organico previsto dall’ordinamento professionale dovrebbe essere di 8.300 unità, ma in realtà è sui 6.150 che diminuiscono per i pensionamenti superiori alle assunzioni. Per arrestare l’emorragia il Campidoglio ha dato vita a una sorta di vigile co. co. co: circa 500 agenti avranno un contratto a tempo determinato e quando saranno pronti, dopo almeno due anni di affiancamento, si ritroveranno con il contratto scaduto.

Mentre i vigili romani, disarmati e senza strumenti di autotutela, vengono quotidianamente aggrediti e malmenati da venditori ambulanti abusivi di merce contraffatta, da zingari dediti al borseggio, da conducenti sempre più esasperati dal traffico caotico, nell’armeria del Corpo si arrugginiscono 1.500 pistole acquistate dal Comune e mai distribuite. Il Consiglio comunale non delibera e si ostina a considerare il vigile urbano un assistente sociale mettendone in pericolo l’incolumità. Dopo circa 300 aggressioni tra il 2006 e il 2007 e atti vandalici contro le sedi dei Comandi municipali (perfino molotov contro le vetture del XV Gruppo), l’Ospol ha inoltrato una denuncia alla Procura della Repubblica nei confronti dei 60 consiglieri comunali responsabili del mancato armamento.

L’Ospol ha aperto un considerevole contenzioso nei confronti dell’Amministrazione comunale sulla sicurezza sul posto di lavoro - la strada - chiedendo tutele e strumenti previsti per le altre forze di polizia civili: armi, giubbetti anti-taglio e antiproiettile e sfollagente; in risposta il Campidoglio, in violazione della legge 626 del 1994 sulla sicurezza sul posto di lavoro, ha fatto diramare al Comandante del Corpo una disposizione di servizio che incita a disobbedire alle leggi dello Stato.

Una decina di anni fa l’Amministrazione comunale tentò, forzando la legge, di trasformare il Corpo in «Istituzione», strumento previsto dalla legge 142 del 1990: il Corpo sarebbe diventato un’azienda con pareggio di bilancio e in tal senso il Comune dispose finanziamenti, uomini e mezzi e chiamò a dirigere la nuova struttura Comandanti e consulenti esterni cui elargì centinaia di milioni di vecchie lire. La categoria attuò manifestazioni e scioperi, l’Ospol impugnò la delibera al Tar del Lazio che la dichiarò illegittima come fece pure il Consiglio di Stato cui il Comune aveva ricorso per far annullare la sentenza del Tar. E la Corte dei Conti condannò i responsabili politici dell’epoca a rifondere personalmente quanto illecitamente sperperato in consulenze esterne nel tentativo di privatizzare le funzioni di polizia locale.

Purtroppo tale vittoria causò l’avvento degli ausiliari del traffico.
La disciplina contrattuale della Polizia municipale e provinciale è regolata dal contratto degli Enti locali. L’Ospol ritiene che un agente della polizia locale, per le qualifiche che riveste e le funzioni che svolge, non possa essere assimilato a un impiegato amministrativo e auspica un trattamento simile alle altre Forze di Polizia civile dello Stato il cui fondamento risieda in un contratto nazionale di diritto pubblico. Sull’incidenza delle malattie professionali degli agenti capitolini, in collaborazione con il prof. Ferrara dell’Università di Siena, l’Ospol ha compiuto un’indagine epidemiologica su 150 operatori di ambo i sessi di età non superiore ai 35 anni; il 90 per cento di essi era affetto da malattie degli apparati respiratorio, cardio-vascolare, genito-urinario e in alcuni casi digestivo, patologie causate dalla continua esposizione agli agenti inquinati presenti nell’aria di Roma.

L’Amministrazione che puntualmente invita la cittadinanza a non uscire di casa quando i livelli di smog superano la soglia di sicurezza, non ha fatto nulla per garantire la salute degli appartenenti alla Polizia municipale; l’Ospol in più occasioni ha acquistato di tasca propria mascherine contro le polveri sottili da distribuire ai colleghi impegnati nel traffico nelle giornate di maggior rischio.

In una circolare emanata dal Comando del Corpo dei Vigili Urbani del Comune di Roma il 31 gennaio scorso, premesso che i vigili devono occuparsi solo di materie e pratiche amministrative, si dispone che per i servizi ritenuti più pericolosi, cioè quelli notturni, della repressione dell’ambulantato abusivo e del controllo dei campi nomadi, gli agenti municipali, singoli o in gruppo, debbano farsi proteggere dalla Polizia di Stato o dai Carabinieri.
Dal punto di vista «storico» si tratta di un film già visto: tempo addietro: infatti si è assistito all’assurda scena dei poliziotti che scortavano gli ausiliari del traffico per evitare loro di essere aggrediti da cittadini inferociti. Dal punto di vista giuridico, invece, si tratta di una novità assai più grave, giacché si prescrive, senza troppi sottintesi, che i vigili non debbano più svolgere le loro mansioni istituzionali e imposte dalla legge, o meglio dalle leggi dello Stato,  dal Codice di procedura penale, dal Codice della strada e dalla legge 65 del 1986 ordinativa della Polizia Municipale.

Si arriva addirittura alla follia di invitare i vigili urbani a multare solo quando e se non si possa fermare l’automobilista o il motociclista, magari anche fingendo che non esistono le condizioni della contestazione immediata, per evitare anche la benché minima eventualità di una reazione violenta. In questo modo si risolverebbe il problema dei ferimenti e delle aggressioni, non dotando i vigili di strumenti di protezione come avviene perfino per gli acchiappacani, ma semplicemente credendo di eliminare a monte le stesse possibili occasioni di rischio.

Il tutto soltanto perché ancora una volta, il Comune di Roma e i suoi strateghi legislativi fanno quadrato, contro ogni più elementare evidenza, per mantenere il vigile romano disarmato ed esposto a qualsiasi rischio, con l’effetto che se, dopo queste disposizioni, agli agenti municipali dovesse capitare qualche disavventura, significherebbe che se la sono procurata da soli. Anche se fossero intervenuti a soccorrere la vecchietta scippata o a inseguire un investitore di pedoni. Solo che questa volta il prezzo da pagare per rimuovere e tacitare il problema dell’incolumità dei vigili è piuttosto elevato dato che l’istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato prevista dall’articolo 451 del Codice penale, costituisce un reato gravissimo e per di più non rende certo il Comune, il sindaco e il Consiglio comunale immuni da tutte le responsabilità penali e patrimoniali in caso di aggressione o lesione subite dagli operatori della Polizia municipale nel corso del loro servizio. L’Ospol, Organizzazione sindacale delle Polizie locali chiede l’immediato ritiro di questa circolare che lede contestualmente lo stato giuridico e l’incolumità dei vigili capitolini e in più i sacrosanti principi dell’ordinamento legislativo italiano.

Luigi Marucci
Presidente nazionale dell’Ospol 

back