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Affari e cultura. Mostre,
presentazioni, avvenimenti ecc.


a cura di Giosetta Ciuffa

 

 

 

Vigevano: Vivienne Westwood,
33 anni di rivoluzione
femminile a colpi di shoes


Passeggiata a ritroso nel tempo dedicata alla stilista inglese Vivienne Westwood, anarchica interprete della creazione di oggetti simbolo - le scarpe -, la mostra «Shoes 1973-2006», a cura di Luca Beatrice e Matteo Guarnaccia in programma nella Seconda Scuderia del Castello Sforzesco di Vigevano dal 16 settembre al 19 novembre 2006, ripercorre le tappe dell’eccezionale ascesa del personaggio risalendo indietro fino alle sue origini punk del 1973 e presentando il lancio dei Sex Pistols, sfilate, collezioni, cambiamenti di rotta che hanno dettato le regole di un nuovo stile nel mondo.

L’allestimento della mostra delle calzature westwoodiane costituisce un punto di arrivo nel programma dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Vigevano sulla donna nella pratica artistica e culturale e nella considerazione sociale. La storia di Vigevano è permeata da suggestioni femminili, dalla figura della Duchessa Beatrice d’Este dalla quale parte il parallelismo con Vivienne Westwood, tra le più acclamate e controverse stiliste del XX secolo: la stessa creatività audace, la curiosità per la ricerca e per la contaminazione, il gusto della provocazione basata sulla profonda conoscenza della storia e della società accomunano la Duchessa Beatrice e Queen Viv. Il legame parte dalla «pianella» attribuita alla prima e arriva al modello Super Elevated Gillie della seconda, responsabile della caduta di Naomi Campbell durante una sfilata.

In mostra sono oltre 120 modelli di scarpe del periodo 1973-2006 che hanno reso la Westwood famosa nel mondo. Nel ritratto fattole da Juergen Teller è lei stessa a indossare le Super Elevated in un contesto di decadenza che riflette la ricerca dell’artificio e la sua individualità artistica. Grazie alla conoscenza del passato che aveva come modello una società d’élite Vivienne Westwood ha creato uno stile inconfondibile in oltre trent’anni di attività. Le calzature, afferma, devono avere tacchi e zeppe altissime «per issare la bellezza femminile su un piedistallo». Prodotta dal Museo internazionale della Calzatura e dall’Assessorato alla Cultura di Vigevano, la mostra è promossa dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Piacenza e Vigevano, con il contributo dell’Agenzia Ras di Vigevano, di Movie Planet e dell’Agenzia di sviluppo territoriale.

Richon a Milano: fotografia come pittura e letteratura

Fino al 4 novembre prossimo la Nepente Art Gallery in Via Volta a Milano ospita le fotografie di Oliver Richon. Nature morte che rivelano un tempo sospeso, antichi dipinti che attraggono lo sguardo contemporaneo, una luce cristallina che delinea i precisi contorni degli oggetti nelle enigmatiche fotografie di Richon, che mostrano quanto la comprensione dell’arte sia complessa, talvolta impossibile. Ancor più la fotografia, apparente rappresentazione della realtà, addirittura realtà stessa e invece, a ben vedere, codice come la pittura o la letteratura. Le fotografie di Richon creano un vuoto tra l’oggetto rappresentato e la sua immagine: lo spazio dell’interpretazione personale. Niente è evidente in esse, proprio a dispetto del senso comune che pretende che la fotografia sia evidenza: le sue foto sono infatti connotate da uno spiccato realismo assolutamente pittorico, quello del XVIII secolo. Sembrano dipinti, vogliono confondere lo spettatore e metterlo alla prova. E il realismo non appartiene solo al senso della vista, ma è anche discorsivo e retorico.

Un viaggio tra i capolavori della Fabbriceria orvietana

Fino al 7 gennaio nei Palazzi Papali e nella Chiesa di Sant’Agostino a Orvieto è in atto «Le stanze delle meraviglie da Simone Martini a Francesco Mochi: verso il nuovo museo dell’Opera del Duomo di Orvieto», un itinerario tra capolavori di Simone Martini, Arnolfo di Cambio, Luca Signorelli, Giambologna, Francesco Mochi per mostrare al pubblico una serie di opere di grandissimo valore storico-artistico che rispecchiano la vastità e la varietà del patrimonio raccolto e conservato dall’antica Fabbriceria orvietana. L’iniziativa è promossa dall’Opera del Duomo di Orvieto e rappresenta il primo passo verso la definitiva riapertura del Museo dell’Opera, uno dei principali dell’arte dell’Umbria, chiuso da vent’anni.

Merano: arte e musica dalla pop alla street art

Fino al 7 gennaio 2007 la Galleria Kunst Meran di Merano ospita la mostra «Sound Zero. Arte e musica dalla pop alla street art», a cura di Valerio Dehò. Sono esposte 150 opere che, partendo dagli anni Sessanta ossia dalla nascita della cultura pop che influenzò il campo artistico e musicale con un linguaggio universale e accessibile a tutti, passano per l’arte psichedelica degli anni Settanta per arrivare al periodo della street culture o cultura di strada, ovvero dei graffitisti degli anni Ottanta.
La prima sezione, «Top of the pop», analizza gli artisti che meglio hanno interpretato lo spirito rivoluzionario e d’innovazione della Pop Art: dalle 40 cover realizzate da Andy Warhol, il più famoso e radicale rappresentante del movimento, alla famosa edizione grafica per l’arresto di Mick Jagger e del gallerista Robert Fraser: «Swinging London» di Richard Hamilton (nella foto).
La seconda sezione, «In a gadda da vida», trae spunto dal titolo di una canzone degli Iron Butterfly, «In the garden of Eden», la cui durata di 17 minuti rivoluzionò non solo il mondo musicale del periodo: la psichedelia sarà un’arte fortemente figurativa, caratterizzata da linee ondulate, colori brillanti e acidi, esplosioni di linee luminose e piccole decorazioni, come nelle opere di Guy Harloff in cui lo spazio è ambiguo, contraddittorio, originato dal contrasto fra tonalità e colori, piuttosto che dalla prospettiva convenzionale.
La terza sezione, «Where the streets have no name», esamina la street art, movimento che ha aperto lo sguardo su una condizione antropologica essenzialmente urbana, in cui la maggior parte degli abitanti vive la città come ambiente naturale. I graffiti diventano rivendicazione di esistenze clandestine, di individualità nel caos indifferente della città: esempi ne sono Keith Haring e Jen Michel Basquiat.

A Ferrara André Derain, pioniere del primo Novecento

Dal 24 settembre al 7 gennaio 2007 il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita una rassegna dedicata ad André Derain (1880-1954), pioniere delle più audaci avanguardie artistiche del primo Novecento, dal fauvisme al cubismo, e precursore del classicismo degli anni Venti e Trenta. Organizzata da Ferrara Arte e dallo Statens Museum for Kunst di Copenaghen e curata da Isabelle Monod-Fontaine, è la prima retrospettiva dedicata all’artista in Italia dopo trent’anni, con analisi della sua attività creativa dal 1899 al 1954 (nella foto «Il ponte di Waterloo», olio su tela del 1906)

Leon Battista Alberti e l’architettura a Mantova

«Philodoxeos fabula»

Dal 16 settembre 2006 al 14 gennaio 2007 la Casa del Mantegna di Mantova ospita la mostra «Leon Battista Alberti e l’architettura» che, attraverso una rigorosa selezione di cento opere, illustra il pensiero architettonico dell’umanista, scrittore e architetto del primo Rinascimento italiano, capace di ispirare la produzione europea sino a tutto il XIX secolo. La mostra documenta le vicende dei principali edifici riconosciutigli: per ognuno dei monumenti considerati essa accosta, all’iconografia più antica e a parti della decorazione architettonica, dipinti e sculture in grado di testimoniare gli stretti rapporti di Alberti architetto con le novità artistiche del suo tempo. Sono anche presi in considerazione disegni dei secoli XIX e XX e modelli utili a discutere l’originalità degli edifici e a documentarne le trasformazioni.

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