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RENZO MESCHINI:
Galileo Avionica,
azienda leader in sistemi per la sorveglianza

Renzo Meschini,
amministratore delegato
e direttore generale
della Galileo Avionica


«La Galileo
Avionica è la principale
azienda italiana
del settore: progetta
e sviluppa sistemi
avionici ed elettro-ottici,
equipaggiamenti
spaziali per piattaforme e satelliti;
è tra i leader
mondiali nei radar
avionici e radiobersagli, e tra i maggiori produttori di veicoli
di sorveglianza
e ricognizione»


i sono sempre occupato di ristrutturazioni aziendali, per questo nel settembre 2002 sono stato chiamato nella Galileo Avionica. L’azienda era composta di diverse anime, frutto di fusioni e incorporazioni che si erano susseguite nel tempo, e ogni unità era organizzata in maniera del tutto autonoma». Renzo Meschini racconta così il suo primo contatto con la principale azienda italiana del settore avionico, della quale dal 2004 è direttore generale e da ottobre 2005 anche amministratore delegato. Classe 1946, laziale di Tivoli, Meschini viene definito cordiale e informale nei rapporti ma anche orgoglioso e determinato. Dallo sport, praticato a buoni livelli nel calcio come portiere e poi nel tennis, ha mutuato la convinzione che per vincere occorrono tecnica, tenacia e coraggio di mettersi in gioco. Come ha fatto lui dopo essere stato sconfitto per 6-0, 6-0 in un torneo di tennis aziendale cui era stato pregato di iscriversi per completare le squadre. «Prima non avevo mai preso in mano una racchetta, era naturale che perdessi, ma mi indispettì il fatto che non mi fosse stato concesso neppure un punto. Decisi di imparare a giocare e l’anno successivo riuscii a vincere il torneo».

Al calcio Meschini ha rinunciato intorno ai 35 anni, ma continua a giocare a tennis, ogni domenica, con ogni tempo, malgrado una vita da pendolare. «Ho sempre tenuto la famiglia a Roma qualunque fosse la sede del mio lavoro». Dopo la Olivetti di Ivrea, nel 1968 fu assunto nella Selenia nel 1973, dove rimase vari anni fino a diventare responsabile per l’organizzazione e lo sviluppo, nella direzione del Personale; nel 1990, divenne direttore delle Risorse umane nel settore civile dell’Alenia e nel 1995 direttore del Personale della Marconi Alenia Communications. Cominciò a peregrinare per tutta l’Italia, tra Genova, Roma, Pomezia e Trieste, fino a quando nel 2000 Pierfrancesco Guarguaglini lo chiamò alla Fincantieri. «Un’esperienza stupenda, è stato esaltante riportare buoni risultati in un’azienda che era considerata decotta». Sempre Guarguaglini, divenuto presidente e amministratore delegato della Finmeccanica, lo chiamò alla Galileo Avionica, creata nel 2001 per raggruppare le attività di avionica, elettronica di missione, elettro-ottica e spazio del settore Difesa della holding. «Non è stato facile razionalizzare e ristrutturare una situazione costellata di passaggi societari che, nell’arco di cinquant’anni, avevano portato sotto un unico tetto aziende ricche di storia come la Selenia, l’Aeritalia, l’Omi, la Sma, le Officine Galileo, l’Alenia Difesa-Divisione Sistemi Avionici ed Equipaggiamenti».

Domanda. La nascita della Galileo Avionica rientra nel piano di razionalizzazione del settore Difesa delineato dalla holding. Quali sono i stati i principali problemi che si è trovato ad affrontare?
Risposta. Certamente la coesistenza di tante culture diverse, consolidate nel tempo, che, ad eccezione della gestione del personale e dell’amministrazione, si erano tradotte nella presenza di tante Divisioni completamente autonome tra di loro, coincidenti con i vari stabilimenti sparsi in tutto il territorio nazionale. Ognuna aveva in sé tutte le funzioni per stipulare un contratto di vendita, progettare il sistema e i componenti, acquistare i materiali necessari, produrre, consegnare e fornire l’assistenza tecnica al cliente. Occorreva modificare radicalmente la struttura, amalgamare le diverse attività sotto una matrice comune.

D. Qual’è la soluzione adottata?
R. Le nuove Unità hanno conservato la responsabilità di vendere, di progettare il sistema e di gestire il contratto sia nei tempi che nelle risorse e nei costi; sono state invece centralizzate, con evidenti vantaggi economici e organizzativi, tutte le altre funzioni: progettare i circuiti stampati da incorporare nel sistema, acquistare i componenti e produrre. Oggi un minor carico di lavoro in una Unità può compensarsi con quello maggiore di un’altra, mentre in precedenza talvolta si doveva commissionare all’esterno la produzione dei circuiti stampati. A questo si aggiunge il più rilevante vantaggio di utilizzare in comune le migliori competenze. Ognuna delle 5 Unità è oggi orientata verso uno specifico settore di attività - i sistemi e gli equipaggiamenti avionici, lo spazio e l’elettro-ottica, i sistemi radar, i simulatori e i velivoli teleguidati -; la Logistica e Servizi opera trasversalmente alle altre, come assistenza ai clienti.

D. Come è stata accolta la ristrutturazione e quale effetto ha avuto sui livelli occupazionali?
R. Vi sono state delle resistenze iniziali anche se nessuno cambiava la propria collocazione fisica, perché si trattava di accettare una diversa logica di lavoro e un diverso capo come riferimento gerarchico, visto che in precedenza ogni Unità coincideva in pratica con un diverso stabilimento. Oggi invece il personale della logistica, come della produzione o della progettazione, è presente in tutti gli stabilimenti. Quando, nel settembre 2003, mi sono reso conto che la struttura stentava a realizzarsi, ho compiuto un giro di due settimane negli stabilimenti per illustrarne lo schema e le logiche e spiegarne i vantaggi; alla fine del 2004 la nuova struttura è arrivata a regime e nel 2005 l’efficienza ha registrato i migliori risultati. Le conseguenze sui livelli occupazionali sono state minime e interamente gestite con misure ordinarie. L’organico è passato da 3.400 unità alle attuali 3.170, comprensive di circa 80 nuove assunzioni, prevalentemente di ingegneri.

D. Un’azienda più snella per affrontare quali obiettivi?
R. Per mantenere i buoni risultati e porre le basi di alternative strutturali in nuovi mercati, nonché per compensare la riduzione di personale nel settore di nostra competenza in Italia. Nel settore avionico la Galileo Avionica è la principale azienda del Paese, attiva nella progettazione e nello sviluppo di sistemi avionici ed elettro-ottici, di equipaggiamenti spaziali per piattaforme e satelliti; è tra i leader mondiali nei radar avionici e nei radiobersagli, e tra i maggiori produttori di sistemi Uav, Unmanned Aerial Vehicles, ossia veicoli di sorveglianza e ricognizione teleguidati, senza pilota a bordo. Nel 2005 abbiamo realizzato un fatturato di 574 milioni di euro, e investito in ricerca e sviluppo circa 118 milioni; da un anno siamo entrati a far parte di una nuova società, la Selex Sensors and Airborne Systems che è controllata per il 75 per cento dalla Finmeccanica e per il 25 dalla Bae Systems. La Selex Sensors è al secondo posto nel panorama europeo dell’elettronica per la difesa e si presenta sul mercato con un vasto catalogo prodotti, dai radar a scansione elettronica ai sistemi avionici e di missione intelligenti, dai sistemi elettro-ottici avanzati ai velivoli teleguidati, dai componenti ad altissima precisione per lo spazio ai sistemi di sorveglianza elettronica, dai sistemi laser ai simulatori di volo per aerei ed elicotteri di nuova generazione. Unitamente alla Selex stiamo coordinando le competenze il che ci consentirà, nella tradizione che ci contraddistingue, di essere più competitivi.

D. Quali sono i principali programmi in corso?
R. Grazie all’esperienza maturata nello sviluppo di sistemi di missione e di sorveglianza su piattaforme avioportate, siamo impegnati nei principali programmi aeronautici di cooperazione europei quali l’Eurofighter Typhoon, l’NH90, l’EH 101, nei computers di bordo e nei display multifunzione. L’Eurofighter è un aereo da combattimento per il quale, oltre alla progettazione e alla realizzazione del sistema radar e del sottosistema Dass per la protezione da minacce missilistiche, lavoriamo anche nei display multifunzione della cabina di guida, nei sistemi di navigazione, nel sistema di gestione del sistema d’arma e nel sistema di controllo del volo. Siamo anche prime contractor per il Pirate, sistema passivo di ricerca, identificazione e puntamento dei bersagli del Typhoon, che sfrutta un sistema a raggi infrarossi.

D. Quali sono i prodotti più rappresentativi dell’azienda?
R. L’avionica è l’attività che sviluppa, progetta, produce sistemi e apparati da montare su piattaforme volanti, prevalentemente elicotteri e aerei militari, ma siamo presenti anche su piattaforme navali e terrestri. Il nostro nome è legato all’elettronica di missione, all’elettro-ottica, ai sistemi Uav, ai radar avionici e allo spazio. L’unica piattaforma che abbiamo è il Falco, un velivolo Uav senza pilota a bordo, di sette metri per cinque, poco più grande di un aeromodello, che lo scorso anno ha ricevuto il «Permit to Fly» dall’Enac, primo importante passo verso la certificazione civile; recentemente si è aggiudicato il premio «Frost & Sullivan» come prodotto innovativo dell’anno.

D. Quali caratteristiche presenta?
R. È teleguidato, può percorrere 180-200 chilometri a circa 6 mila metri di altezza, con un’autonomia di volo di 10-14 ore a seconda del peso; viene utilizzato per missioni di sorveglianza. Il carico è rappresentato dai nostri sensori collocati sotto l’aereo, in grado di rinviare a terra in tempo reale le immagini e le informazioni necessarie. Si tratta di una sistema duale che può essere utilizzato sia in contesti civili che militari per la sorveglianza di obiettivi sensibili quali oleodotti e gasdotti, per il controllo delle zone di confine, la prevenzione degli incendi. Usandolo in combinazione con alcuni prodotti come l’iperspettrale realizzato dall’unità spaziale, è possibile controllare i rischi ambientale, sismico, vulcanico, idrogeologico. Grazie a un accordo con una piccola ditta bulgara stiamo svolgendo ulteriori test in Bulgaria, che ci consentiranno di conseguire più risultati contemporaneamente. I test si svolgono in un poligono, un ex aeroporto militare messo a disposizione da un potenziale cliente-acquirente, la Protezione civile bulgara, in un Paese in cui intendiamo porre radici e che potrebbe essere imitato dalla Protezione civile di altri Paesi dei Balcani.

D. Gli altri prodotti sono ad uso esclusivamente militare?
R. Noi produciamo alta tecnologia, impiegata prevalentemente in ambito militare anche se molti dei nostri prodotti possono essere usati anche per missioni civili, con particolare riguardo alla Protezione civile, settore che presenta maggiori affinità con quello militare. Il Mirach 100/5, uno dei migliori radiobersagli del mondo, simulatore utilizzato per il normale addestramento al tiro missilistico contraereo delle unità navali e terrestri o per la valutazione e la qualificazione dei missili in fase di sviluppo, è al cento per cento militare. Attualmente è operativo in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna e presso il Poligono della Nato Namfi di Creta. L’Atos invece, un sistema di missione per pattugliamento marittimo, ha un doppio impiego: è operativo sugli elicotteri della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, per missioni di ricerca, soccorso, sorveglianza anti-inquinamento, protezione delle aree di pesca, anticontrabbando. Abbiamo in corso un’importante trattativa per l’allestimento del sistema di sorveglianza su 12 aerei da impiegare per il controllo, nelle 24 ore, delle coste, con un contratto che comprende anche la gestione della base a terra e della logistica.

D. È l’unica trattativa in corso?
R. No, intendiamo proporci anche in altri Paesi, come fornitori di prodotti e gestori di servizi, di basi e di poligoni operativi, attività ancora poco conosciuta e che consente margini interessanti, che possiamo svolgere in collaborazione con operatori nazionali. Oltre che sui velivoli e sulle navi, alcune tecnologie possono essere usate anche su mezzi di terra. È il caso del Janus, un sensore panoramico che si monta sui carri che trasportano truppe ed operano in ambiente urbano, dove c’è il pericolo di cecchini. Il sensore consente a chi sta all’interno di vedere su uno schermo quello che accade all’esterno, intorno e in alto, e uscire in sicurezza. Il carattere militare è invece preminente nel settore dei radar avionici, in cui possiamo vantare una lunga esperienza. I radar della famiglia Grifo consentono di migliorare le prestazioni di missione di velivoli da combattimento, e il Par 2090 - Precision Approach Radar -, nelle due versioni, mobile e fissa costituisce un ausilio all’avvicinamento e all’atterraggio di precisione, offrendo ai velivoli militari una guida sicura anche in condizioni di bassissima visibilità. Analogo successo nei mercati nazionali e internazionali sta ottenendo la versione navale SPN 720, sviluppata per la portaerei Cavour.

D. La Galileo Avionica è presente anche negli equipaggiamenti e negli strumenti scientifici spaziali?
R. Abbiamo una lunga esperienza nella progettazione e realizzazione di sensori di stelle e strumenti in grado di fornire i dati concernenti l’assetto e la posizione dei satelliti. I nostri sensori stellari sono operativi nei principali programmi spaziali nazionali e internazionali, dai programmi Esa, Soho, Rosetta e Venus Express al programma Cassini per il Jet Propulsory Laboratory, ai programmi Nasa Messenger, Stereo e Puto. Sulla sonda Rosetta, che prende il nome dalla stele che permise di decifrare i geroglifici egizi, lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea per studiare il nucleo di una cometa, alla ricerca delle origini della vita, sono alloggiati 130 chilogrammi di tecnologia spaziale in 8 diversi prodotti, tra apparati e sistemi, di nostra realizzazione.

D. Quali sono in particolare?
R. Oltre ai pannelli solari per generare energia elettrica e al sensore stellare e camera di navigazione per guidare la sonda sulla cometa, Rosetta porta con sé la testa ottica di Osiris, strumento per fotografarla, il trapano cosmico per perforare il cuore di ghiaccio della cometa e prelevare campioni di suolo, la camera iperspettrale Virtis per l’analisi chimico-fisica dei materiali, e lo strumento Giada per analizzare l’evoluzione delle polveri e le sue proprietà, e le polveri presenti. Anche nel programma di navigazione satellitare Galileo svolgiamo un ruolo primario come fornitori dell’orologio atomico Passive Hydrogen Maser, che, con una stabilità di frequenza che equivale allo scarto di un secondo ogni tre milioni di anni permetterà di garantire la precisione richiesta dal sistema di navigazione satellitare Galileo per più di otto ore, senza alcuna sincronizzazione da parte del sistema di controllo a terra, e di ottenere precisioni di posizione di 45 centimetri.

D. Chi sono i vostri concorrenti?
R. Ai tradizionali concorrenti europei Thales, Bae per la parte che è rimasta inglese, Eads e agli americani, si sono aggiunti altri, che si affacciano prepotentemente sui nostri mercati con prodotti competitivi, a basso costo e tecnologicamente molto avanzati. Ma l’accordo dello scorso anno con la Bae ha consentito nuove sinergie e aumenta il nostro vantaggio competitivo. I requisiti per vincere una gara sono sempre tecnologia, competitività, affidabilità. Nel nostro settore i prodotti sono generalmente prototipi che rispondono alle richieste del cliente ma che, nel momento della stipula del contratto, debbono ancora essere progettati e sviluppati. È sul campo che si verifica l’operabilità e io sono convinto che sia anche molto utile avviare una politica commerciale di conquista del cliente, che deve essere soddisfatto sia del prodotto che dell’azienda.

D. Quali sono i principali progetti futuri di sviluppo e in quali settori?
R. Intendiamo rimanere i referenti nazionali nei settori tradizionali, e siamo molto impegnati nello sviluppo dei sistemi di sorveglianza e controllo del territorio, anche attraverso la partecipazione al Programma europeo Sobcah. Ci siamo aggiudicati la gara indetta dall’Unione Europea per la realizzazione di due progetti dimostrativi per la sicurezza dei trasporti e per la protezione di 85 mila chilometri di coste e 6 mila di confini terrestri, come primo contractor dei 15 partner europei consorziati. Per la dimostrazione del sistema, al termine del programma, è stato selezionato il Porto di Genova, terzo in Europa per importanza, considerato una struttura più sensibile in quanto maggiormente esposta a potenziali minacce terroristiche. Per la prevenzione dei disastri naturali, frane e alluvioni, abbiamo sviluppato la camera iperspettrale Sim-Ga, uno strumento in grado di leggere la «firma spettrale» degli oggetti, ossia di identificarne la composizione chimico-fisica misurando l’energia associata a ogni colore emesso.

D. È già stato collaudato?
R. Il 15 dicembre scorso il primo prototipo, sviluppato anche grazie al contributo concesso dalla Regione Toscana e da Università e Centri di ricerca, ha sorvolato la costa toscana a bordo di un aereo di medie dimensioni, e le immagini registrate hanno consentito di rilevare le condizioni ambientali, dei manufatti esistenti al suolo e dei bersagli campione, opportunamente posti a terra per trarne rilievi di natura scientifica. Il sistema iperspettrale costituisce un metodo d’avanguardia in Europa e trova applicazione sia in ambito militare per le operazioni di «intelligence», sia in quello della sicurezza nazionale per il monitoraggio di siti sensibili, e in quello della protezione ambientale e civile per il controllo dell’inquinamento e per la creazione di mappe di rischio.

D. La difficile situazione italiana e le recenti decisioni sul ritiro dei militari dalle aree di guerra potranno incidere sulle prospettive dell’azienda?
R. Certamente siamo preoccupati. Per il progetto «Soldato Futuro» lo scorso anno avevamo messo in bilancio una cifra rilevante, in consorzio con altre aziende come la Beretta e la Selex Commmunication, per armare un certo numero di militari che dalle 20 mila unità iniziali si sono ridotte. Lo Stato Maggiore della Difesa italiano ci assiste anche nei rapporti con gli organismi militari di altri Paesi, ma non godiamo di alcun privilegio anche perché lo impediscono regole internazionali. Per questo occorre puntare sullo sviluppo di tecnologie suscettibili di aprire nuovi mercati. La Finmeccanica sta aprendo molti uffici all’estero e questo consente di far valere il peso di una holding industriale, ma l’esigenza di competitività è notevole anche all’interno del Gruppo.

D. In che senso?
R. Montare un nostro prodotto avionico su un aereo o su un elicottero dell’Alenia Aeronautica o dell’Agusta non è scontato. Occorre ricercare alternative strutturali soprattutto nei Paesi che hanno un bilancio della difesa più elevato e maggiori possibilità di crescita, avendo l’obiettivo di rimanerci; occorrono un catalogo di prodotti validi, frutto di continua innovazione tecnologica, e una strategia di partnership per legare i nostri interlocutori attraverso forme di cooperazione tecnologica e industriale continuativa e duratura. Abbiamo già in atto rapporti di coproduzione in alcuni Paesi emergenti dell’Estremo Oriente e intendiamo continuare a investire nella penetrazione commerciale. Sono in atto contatti con l’India per una possibile compartecipazione. Per gli impieghi civili dei nostri prodotti abbiamo già detto che il Falco può essere utilizzato in missioni di sorveglianza e la tecnologia iperspettrale può essere impiegata per il controllo di siti sensibili; aggiungerei che abbiamo anche la capacità di trasformare i pannelli solari, attualmente usati per alimentare le missioni spaziali, per produrre energia fotovoltaica per impieghi quotidiani.

D. Cosa resta oggi delle storiche Officine Galileo, fondate nel 1864 a Campi di Bisenzio? Come sono distribuite le attività tra i vari stabilimenti?
R. Ogni insediamento ha mantenuto le proprie competenze produttive. A Firenze, dove è lo stabilimento più grande, si continuano a produrre ottiche applicate all’elettro-ottica; a Torino Caselle, nello stabilimento che fu dell’Aeritalia, i sistemi di navigazione, di attacco e di sorveglianza; a Ronchi del Legionari i sistemi teleguidati e i simulatori di volo; in Lombardia si stanno concentrando a Nerviano anche le attività di presentazione, controllo e logistica avionica dei due stabilimenti di Montefeltro e G.B. Grassi. Poi vi sono stabilimenti di ricerca e sviluppo a Carsoli e a Pomezia e uno a Palermo che produce tubi a microonde e componenti passivi.

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