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SOCIETA'.
L'EUROPA DELLE LIBERTA' MANCATE

di Giorgio Fozzati

 

a frammentazione societaria ha prodotto una nuova suddivisione della società in tante nuove caste e classi, determinate dai nuovi diritti: i diritti dei bambini, quelli delle donne, quelli degli anziani; poi i diritti dei portatori di diverse abilità, arrivando infine ai diversi, agli omosessuali. Poco si dice invece, per esempio, del diritto dell’embrione, che è alla radice di bambini, donne, anziani. Intanto stanno avanzando anche i diritti degli animali.
Nell’epoca dell’ubriacatura marxista la lotta era diretta all’eliminazione delle classi: c’erano gli operai e i padroni e, in mezzo, i borghesi dirigenti. Scoppiò l’utopia del livellamento: tutti uguali, tutti con gli stessi compiti, gli stessi oneri e, naturalmente, nessun onore e privilegio. C’è un bel film di Zhan Ymou, tragico come sanno esserlo solo i registi cinesi, che nella versione in lingua italiana s’intitola «Vivere»: il protagonista viene ricoverato in un ospedale nel quale gli studenti e i contadini hanno sostituito i medici, rei di rappresentare una classe privilegiata che la rivoluzione culturale non poteva più permettere. I fotogrammi angoscianti mostrano l’incapacità dei non medici di curare il malcapitato. Nell’intimo di ogni spettatore sorge spontanea la protesta: ma caspita, in un ospedale si va per cercare di guarire, non per morire!
Oggi assistiamo alla rivendicazione di diritti da parte degli omosessuali. Non mi quadra. Penso che gli omosessuali siano cittadini come tutti gli altri. E, come tutti, godono già pienamente di tutti i diritti stabiliti dalla Costituzione. Non hanno bisogno di una legislazione a parte, solo per loro, perché questa comporterebbe il riconoscimento di una loro diversità, dunque della loro estraneità alla composizione della società civile. Si possono sposare gli omosessuali? Certamente, nessuno proibisce loro di contrarre matrimonio, come le leggi stabiliscono per tutti gli altri cittadini: sposando una persona di sesso diverso dal proprio. Perché questo è il matrimonio: un uomo con una donna. È un contratto regolato dalla legge e che comporta diritti e doveri reciproci.
Sento già qualcuno che mi dice che non ho capito: gli omosessuali vogliono sposarsi con altri omosessuali, del loro stesso sesso. È questo che reclamano. Ma questo diritto che tanto reclamano non esiste, non ha alcun fondamento. Vogliono stare insieme e condividere una vita a sesso unico? Liberissimi di farlo, lo fanno già. Ma attenzione: questo rapporto non configura un’istituzione giuridicamente riconosciuta proprio perché non corrisponde ad alcun interesse della società. Non è un matrimonio e non risponde al concetto di formazione di una famiglia. Insisto: dalla convivenza di due omosessuali non deriva alcun diritto alla prole, né per quanto riguarda la generazione, impossibile per natura, né per quanto riguarda l’educazione, impedita per mancanza di completezza dei ruoli materno e paterno. Ruoli di cui ogni figlio che nasce, ogni creatura, compresi gli omosessuali, ha bisogno. Anzi, probabilmente proprio gli omosessuali ne hanno più bisogno: hanno bisogno di trovare nella propria famiglia, nella quale sono nati, quell’equilibrio e quell’armonia dei sessi che manca loro. E che spesso un buon impegno dei genitori riesce a rimediare, con pazienza, con tenacia e con molto, molto, amore.
Capisco anche che, a volte, accade di nascere in famiglie frammentate, con genitori poco disponibili a farsi realmente carico dei problemi dei figli e a condividerli con il coniuge. Nel palazzo in cui abito c’è un ragazzo che vive in queste condizioni e, sinceramente, soffro quando sento le urla del padre nei suoi confronti, un padre che si vergogna della condizione del figlio e poco sa fare, se non prendersela con lui.
Non apprezzo le rappresentazioni degli omosessuali attraverso le manifestazioni carnevalesche, di pessimo gusto, oscene nella loro sfrontatezza: non rende un buon servizio all’intelligenza del problema ciò che fanno, dicono e mostrano alcuni esagitati che, una volta l’anno, sfilano per le strade della città prescelta, capitanati dal Vladimir Luxuria di turno.
Conosco alcuni omosessuali che vivono con dignità e semplicità la loro condizione, senza sbandierare alcunché. Sono uomini e donne sensibili, dotati di una viva e aperta intelligenza. Lavorano, servono la società come anche tutti noi ci sforziamo di fare, sono capaci di atti di generosità e di altruismo. Ma sono anche attenti a controllare bene la propria natura, offesa in quell’equilibrio degli affetti e della corporeità, vivendo un pudore semplice e al contempo gioioso.
A questi va il rispetto, come a tutti i cittadini di questa Europa che invece sta sbandando vistosamente proprio sui diritti della persona e sul rispetto della vita, dal suo concepimento fino al termine naturale. Poco si costruisce negando la vita, in ogni suo stadio, nascondendo la vera natura dell’uomo, cullandosi nel delirio di onnipotenza sul male, cercando risposte alla malattia e alla vecchiaia attraverso l’abbandono, l’oblìo, l’eutanasia. L’uomo che ha imparato a fabbricare l’uomo, ha cominciato a distruggerlo.
L’Europa, che è appena uscita da un secolo tra i più bui e sanguinari, firma una Costituzione dimenticandosi delle proprie origini e tacendo le radici cristiane che l’hanno vivificata. I primi risultati sono evidenti: non c’è stata alcuna capacità d’intervento nelle guerre fratricide dei Balcani. L’insofferenza e il timore hanno caratterizzato l’atteggiamento davanti alla crescente immigrazione. A tutto ciò si aggiunge uno scarso senso del dialogo con le altre religioni, una debole voce nel difendere i deboli del mondo.
La radice cristiana è fautrice dell’accoglienza, lontana anni luce dalla tolleranza che è un concetto povero e fragile. Per accogliere ci vuole ben altro dei regolamenti e delle disposizioni di frontiera: è una cultura profonda di chi riconosce nel prossimo la natura della persona umana. Fa riflettere e temere la crescente intolleranza verso chi tutte queste idee ha il coraggio di esporle e di proporle. Mi sembra un’Europa delle libertà mancate.
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