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L'URBANISTICA MIGLIORA
LA VIVIBILITA' NEL LAZIO

Luciano Ciocchetti,
assessore all’Urbanistica
e alla Casa
della Regione Lazio

La presenza di una grande città come Roma costituisce un motivo di attrazione per tutta la regione laziale, ma è causa anche di squilibri territoriali interni perché aree intensamente popolate, urbanizzate e quindi economicamente sviluppate, coesistono con altre pesantemente penalizzate da una serie di vincoli, dovuti a superati concetti di tutela ambientale. Nel dopoguerra le leggi urbanistiche si sono affastellate confusamente e con l’avvento delle Regioni sono aumentate: i risultati sono stati una caotica e irrazionale urbanizzazione e un travolgente abusivismo edilizio. Negli ultimi quattro anni la maggioranza di centrodestra della Regione Lazio ha cercato di porvi rimedio con una serie di leggi e iniziative destinate, oltreché a snellire le norme, a migliorare le condizioni di vita della popolazione e la vivibilità del territorio laziale. Illustra questa attività l’assessore all’Urbanistica e alla Casa Luciano Ciocchetti, dell’Udc.
Domanda. Quali provvedimenti avete approvato in questi 4 anni?
Risposta. Sotto la guida prima dell’assessore Armando Dionisi poi nell’ultimo periodo mia, l’Assessorato all’Urbanistica e alla Casa ha portato a termine una serie di provvedimenti legislativi attesi da tutte le popolazioni locali. Questo oltre alla legge regionale sul condono edilizio che abbiamo dovuto varare in seguito alla normativa nazionale e alla conseguente sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto alcune competenze alle Regioni; adempimento che abbiamo compiuto nei tempi previsti. Un altro importante risultato la revisione della legge regionale 24 del 1998 sui Piani paesistici, varata dalla precedente maggioranza di centrosinistra su iniziativa dell’allora assessore Salvatore Bonadonna di Rifondazione comunista e consistente in un provvedimento a carattere ideologico, che ha bloccato in buona parte lo sviluppo pianificato del Lazio. L’abbiamo riformato inserendo in esso i principi generali per l’emanazione dei vincoli paesistici, ma lasciando alle Amministrazioni comunali il compito di individuare le aree da vincolare e quelle in cui sono possibili interventi diversi, ossia forme di tutela legate allo sviluppo sostenibile del territorio in un giusto equilibrio tra la salvaguardia dell’ambiente e le esigenze economiche delle popolazioni.
D. Cosa stabilisce questa legge?
R. Richiesta da tutti i 378 Comuni del Lazio, essa ci consentirà finalmente di approvare, nelle prossime settimane, il nuovo Piano territoriale paesistico regionale, che supera la vecchia divisione in settori. Oggi abbiamo una ventina di Piani territoriali paesistici, predisposti in tempi diversi con norme tecniche diverse e non più rispondenti alla realtà. Arriveremo a predisporne uno solo che comprenderà sia le aree vincolate sia quelle non vincolate, distinte in sei classi, dalla tutela integrale a quella minima. Quest’ultima consentirà di inserire nel paesaggio eventuali costruzioni e conterrà prescrizioni dirette ad elevare la qualità architettonica e urbanistica del territorio.
D. E per quanto riguarda gli abitati in stato di degrado?
R. Abbiamo inserito nella legge una serie di articoli destinati da un lato a valorizzare il paesaggio, per esempio sui parchi archeologici e culturali, dall’altro a consentire grandi operazioni di riqualificazione urbana. Molte parti del territorio laziale hanno bisogno di essere riqualificate perché l’eccessiva rigidità delle norme urbanistiche vigenti, la complessità dei procedimenti e la lunghezza dei tempi di approvazione dei Piani regolatori hanno determinato un notevole sviluppo dell’abusivismo. Oggi occorre dare la possibilità sia alle Amministrazioni pubbliche sia all’iniziativa privata di compiere operazioni di riqualificazione; pertanto, modificando la legge 24 del 1998 vi abbiano inserito questa grande opportunità che deve essere colta da una classe politica e imprenditoriale illuminata. È possibile infatti attuare anche demolizioni e ricostruzioni, liberando aree che vanno vincolate.
D. Cosa è previsto per il litorale?
R. Non dovrebbero esservi abitazioni ma, eventualmente, attività legate al turismo. Con le norme sulla riqualificazione le residenze dovrebbero essere allontanate dalla costa e ricostruite nell’interno. Lasciando alla Regione i compiti della pianificazione, programmazione e del governo del territorio, la legge 24 modificata consente una serie di interventi. Parallelamente a questa nuova tutela abbiamo approvato una nuova disciplina che supera la vecchia normativa sugli usi civici, ormai assolutamente ingiustificata in quanto si tratta di vincoli sul territorio non più rispondenti alla realtà.
D. Quale la soluzione adottata?
R. Vincoli come la servitù pubblica di legnatico ed altro erano spiegabili quando questi diritti venivano effettivamente esercitati dalle popolazioni, per cui è giusto che siano mantenuti ove queste condizioni ricorrano. Ma oggi molte di quelle aree sono urbanizzate, si è consentito di realizzarvi costruzioni e solo più tardi si è scoperto che erano gravate da servitù di uso civico, creando una serie di problemi. Per superarli e liberare anche gli uffici regionali e demaniali da una serie di incombenze, abbiamo delegato le procedure di affrancazione ai Comuni cui spetterà ora di eliminare, sotto la supervisione della Regione, i vincoli dove esistono strumenti urbanistici attuativi approvati. Ed oltre a semplificare le procedure, abbiamo ridotto del 60 per cento l’indennità di affrancazione, e questa è un altro beneficio per varie zone della regione.
D. Come avete affrontato il problema dell’eccessivo numero di leggi urbanistiche esistenti?
R. Abbiamo predisposto un Testo Unico che, già approvato dalla Giunta, non riusciremo però a far approvare dall’attuale Consiglio regionale nel breve tempo che resta prima della sua scadenza, trattandosi di un lavoro complesso. Si tratta infatti di unificare ben 42 leggi regionali e di abrogare altre varie norme inserite nelle varie finanziarie. Pertanto consegneremo alla prossima legislatura un testo già predisposto da una commissione di esperti esterni anche di livello internazionale. Il primo impegno del futuro Consiglio costituirà nell’approvare un Testo Unico in grado di rispondere alle esigenze di sviluppo della regione in modo chiaro, trasparente, non come si è intesa l’urbanistica fino a qualche tempo fa.
D. Quali le novità in esso previste?
R. Grazie al Testo Unico sarà possibile fissare tempi certi per l’approvazione dei piani regolatori, per la programmazione e la pianificazione di grandi progetti, di reti infrastrutturali per la mobilità su terra e su gomma, per cospicui investimenti nei settori industriale e commerciale, per l’intermodalità, i porti, gli aeroporti, i grandi servizi. Si tratta di compiti di grande importanza riservati alla Regione perché vanno oltre i confini dei Comuni; a questi viene lasciata la pianificazione all’interno dei loro territori, indicando loro le regole e i criteri sui quali possono operare in tempi certi, dandogli una grande possibilità di pianificazione, unico modo per battere, al di là della repressione, l’abusivismo.
D. Negli ultimi anni sono stati creati una serie di strumenti urbanistici per esigenze particolari. Sono sempre validi?
R. Sono destinati a restare, ma dovranno essere riportati all’interno di un meccanismo in cui non siano la regola come avviene oggi, ma l’eccezione. Dobbiamo ripristinare la pianificazione, mentre sulle grandi questioni che hanno anche un prevalente interesse pubblico è giusto disporre anche di strumenti eccezionali. Credo che, se riusciremo a varare norme adeguate, saremo in grado di svolgere l’attività urbanistica con strumenti ordinari negli stessi tempi occorrenti per gli strumenti eccezionali. Quindi ad approvare in sei mesi eventuali progetti e varianti se fatti secondo regole e modi opportuni, senza ricorrere per forza ad altri strumenti. Capisco che, in occasione di Giubilei, Campionati mondiali e altri eventi di grandi dimensioni e interesse pubblico, gli strumenti eccezionali aiutano a risolvere rapidamente i problemi ed è indispensabile stabilire tempi ancora più brevi, ma non può essere la regola. Oggi invece lo è, e questo ha intasato e deteriorato il meccanismo nel quale si fa passare tutto, buoni e cattivi progetti. Ciò va evitato.
D. Qual’è la situazione attuale del territorio regionale?
R. Qualche settimana fa abbiamo presentato uno strumento cartografico che la fotografa; sono carte a scala 10 mila che documentano l’uso. Le abbiamo ottenute esaminando e incrociando i dati forniti da vari satelliti e costruendo una base cartografica che dovrà servire all’attività di Comuni, imprenditori e altri soggetti. È uno strumento che consente di rispondere in maniera più chiara alle vocazioni delle varie zone. Il territorio del Lazio è destinato per il 50 per cento ad usi agricoli, per il 30 per cento è boscato, per il 20 è urbanizzato. Dobbiamo fare in modo che lo sviluppo urbanistico rispetti questa configurazione sia pure procedendo a demolizione, ricostruzione, riqualificazione dell’esistente e ad uso di altre aree in modo idoneo, individuando la vocazioni del territorio.
D. L’urbanistica continua a considerare la destinazione agricola dei suoli non un fattore di produzione e di sviluppo economico e culturale, ma solo un espediente per impedirne l’urbanizzazione?
R. Noi sosteniamo che occorrono norme in grado non solo di difendere ma di governare il territorio. Abbiamo un grandissima estensione di aree che abbiamo definito «naturali protette»; vanno difese, valorizzate, ma usate per i cittadini; non devono essere monumenti o ricettacoli di rifiuti perché nessuno può entrarvi e farvi nulla. I grandi parchi stranieri, dei Paesi del nord ma anche degli Stati Uniti, sono vissuti dalla gente. Dobbiamo affrontare questo aspetto, utilizzare l’ambiente anche come occasione di sviluppo economico. Nello stesso tempo dobbiamo dare risposte adeguate al mondo dell’agricoltura, visto che questa è cambiata, che ha esigenze diverse da quelle di un tempo, a cominciare da nuove abitazioni per le famiglie che crescono, per i figli e i nipoti.
D. Come riqualificare il litorale laziale degradato al massimo, come quello di Torvaianica?
R. Noi abbiamo indicato una linea, ora occorrono amministratori e imprenditori illuminati che l’attuino. Credo che nel Testo Unico urbanistico vada prevista la possibilità di compensazioni, offrendo ad esempio un «premio di cubatura» a chi abbatte la propria casa sul litorale e la ricostruisce a distanza. Solo in tal modo sarà possibile eliminare gli scempi che negli anni 50, 60 e 70 hanno distrutto il litorale laziale impedendovi la creazione, da Civitavecchia a Sperlonga, di una seconda Versilia. Con un sistema di compensazioni gradualmente, nel tempo, potrà riqualificarsi il litorale laziale e restituire alla collettività la possibilità di vedere e accedere al mare, arbitrariamente imprigionato e privatizzato a vantaggio di pochi e a danno di tutti, del turismo, dell’economia, della cultura.
D. Qual è il bilancio dell’attività svolta dall’Udc nell’ambito della maggioranza governativa?
R. Ritengo che in questi 4 anni il mio partito abbia svolto un grande ruolo insieme a tutta la coalizione di centrodestra, battendosi per il rispetto di valori propri della nostra popolazione. Un esempio la legge sulla famiglia che abbiamo voluto portare avanti con forza in quanto attribuiamo all’attività politica la funzione di mediare i vari interessi, dei poteri forti e delle classi più deboli, per assicurare un equilibrato sviluppo e un futuro migliore ai cittadini. Quella attuale è stata una legislatura di sviluppo per la Regione Lazio, nella quale si sono affrontati molti problemi. Molti altri rimangono da affrontare, ma il contributo equilibrato ispirato ai valori propri degli italiani, attento ai problemi dei più deboli, che l’Udc ha dato ha caratterizzato gli obiettivi della maggioranza.
D. Che cosa prevede per il futuro?
R. Spero di vedere confermato il consenso da parte degli elettori per continuare questa attività e portare a conclusione tutte le iniziative intraprese, non solo nel settore urbanistico e della casa, ma dei servizi sociali, della sanità, dello sport, della cultura, dello sviluppo in generale, necessario per migliorare la qualità della vita dei cittadini del Lazio.
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