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TV E PUPAZZI MASCHERATI
UN ATTIMO PRIMA
CHE CROLLI LA RUPE

di Romina Ciuffa

 

 

a cosa míimporta delle litigate tra Paolo Bonolis e Antonio Ricci? Forse quando ho un problema con un collega lo trasmetto sui Tg delle sei reti nazionali (prendiamone atto, sono sei e non tre, per una serie di sillogismi), e riempio le pagine dei quotidiani di commenti e piazzate? Nulla da togliere a Paolo Bonolis, che indubbiamente costituisce uno dei pochi motivi per cui accendere la televisione non fa sentire pi˜ stupidi che farla. Sarý perchÈ i Paolo-Licia-Uan di Bim Bum Bam sono rimasti nei cuori di uníintera generazione e non hanno pi˜ avuto rivali in questa scadente televisione che offre ai suoi piccoli fruitori pessimi esempi di vita consumistica, telepromozioni mascherate, come se i bambini di oggi avessero davvero il bisogno di un interlocutore truccato con la voce da cretino per seguire un cartone animato o inviare una letterina alla tv. Non che i grandi non abbiano avuto bisogno di un grosso pupazzo rosso con un accento molto marcato e, per amiche, due veline per sanare quel senso di repressione che, rappresentato in maniera puntuale dallo Striscia la notizia di Antonio Ricci, scaturisce da truffe quotidiane ai danni di tutti e da vippissime gaffes precisamente individuate e trasmesse nellíora di punta della televisione: quella in cui - nella pi˜ noiosa ma normale famiglia italiana -, il marito torna a casa stanco dal lavoro, la moglie cucina (e gli odori di basilico e sughi si propagano), i bambini si alienano un poí una volta finiti i compiti e i ragazzi vanno di corsa per raggiungere la meta, ormai immancabile, dellíaperitivo in centro. La stessa ora in cui qualcuno di questi trova il tempo di accendere la tv e ascoltare, anche in sottofondo, le problematiche italianissime raccontate dal geniale ma non troppo Ricci. Geniale, quanto Paolo Bonolis, giacchÈ Ë riuscito a far di necessitý virt˜ e ha piazzato sul teleschermo un format riuscitissimo, quello in cui gli italiani che stanno per sedersi a tavola si identificano, e attraverso il quale credono, per una volta, di avere la meglio su chi li ha ingannati. Magra consolazione, dal momento che niente fermerý mai le geniali teste italiche dal vendere fischi per fiaschi e negare anche le foto. Ma resta il grande interrogativo: cosa ci interessa della (per caritý, giustificatissima) querelle tra Bonolis e Ricci? Che poi Ë stato facile - perchÈ in Italia queste cose sono facili - trasformare in un contenzioso tra Rai e Mediaset. Davvero nulla di pi˜ semplice per chi non aspetta altro che questo per creare il caso. E allora ecco che il telegiornale di ogni rete, culla dellíinformazione e della continente notizia, dedica interi minuti ai primi piani dellíuomo del crema e gusto e dellíuomo del tapiro díoro. CosÏ fanno i quotidiani, le riviste e le radio, di qualunque fazione. PerchÈ questo caso implica anche un bel confronto tra il pubblico (o sedicente) e il privato. Importante. Notizia di grande classe. Detta una, due, tre volte, mille volte. Tutte le reti, tutti i giornali. Comíerano quelle tre paroline? Forse ´continenzaª, ´pertinenzaª, ´interesse pubblicoª? O qualcosa del genere (meglio rimanere approssimativi). Qualcosa che sa pi˜ di ´impertinenzaª e ´incontinenzaª (per líitalico concetto di ´pubblicoª si rimanda agli ultramoderni studi di settore). A nulla potendo ormai il telecomando-da-zapping, vago ricordo di chi pensava che, con esso, si potesse ´scegliereª. Scegliere? Obsoleto, ormai. Ora ´si Ë sceltiª: ovverosia, si sceglie passivamente. Inutile cambiare canale quando Maurizio Costanzo, Maria De Filippi, Giorgio Panariello e Pino Insegno sono ovunque. Il primo dei quali non ha perso tempo inveendo, sul trafiletto riservatogli da anni in prima pagina da un quotidiano, contro la tv-truffa che effettua casting per trovare il ´dolore fintoª, mentre ci sarebbe - dice - chi fatica veramente per trovare ´dolore veroª da testimoniare. E, come da copione, ha organizzato puntate a tema. Morale della favola: il Maurizio Costanzo Show (ma si potrý nominare senza essere poi tagliati fuori da tutti i circuiti?) che tormenta da anni con il suo ´talent-scoutismoª, la trasmissione che trasforma donne provate da drammatiche esperienze in veline e uomini vagamente simpatici in comici di primíordine, costituirebbe giornalismo puro da ripropinare, peraltro, attraverso una serie di repliche e da ripassare ed assimilare nella interminabile Buona Domenica. Non meno interminabile della rivale Domenica In, nÈ della prosopopea di Bruno Vespa il quale, avendo imboccato il sentiero giusto con il suo Porta a Porta, lo compie per intero e fa uscire ´Il Cavaliere e il Professoreª al posto giusto e al momento giusto affinchÈ líitaliano medio (ma Ë il caso di sostituirlo con ´mediaticoª) non possa far altro che acquistarlo per sentirsi soddisfatto - cosÏ come al termine di una puntata di Striscia la notizia - di poterne dire una di pi˜ contro o a favore di Silvio Berlusconi (una qualunque, non ha importanza: ciÚ che conta Ë saperne di pi˜). E cosÏ, levigati come pietre di una rupe contro cui da milioni di anni sbatte líacqua, si assiste con impotenza al proliferare di personaggi nutriti e innaffiati da quella stessa acqua usata per preparare il pentolone nel quale bollono gli impertinenti tira e molla Schifani-Consulta, Parmalat-Tanzi, Gasparri-Sinistra, Bonolis-Ricci, Nudo-Pappalardo, Berlusconi-Prodi, Pezzotta-Maroni. » proprio un attimo prima del maremoto, quando líonda si fa troppo alta, che viene la tentazione di assecondare un piccolo, connaturato, soppresso ma innominabile impulso. Solo un attimo prima che crolli la rupe. Che, comunque, crollerý sotto la prevedibile onda.
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