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LUIGI RAMPONI: UN ESERCITO CHE OPERA PER LA PACE E LA STABILITA'
di Nicola Imberti



Il presidente della Commissione Difesa
della Camera illustra i principi che ispirano
gli interventi delle Forze Armate
italiane allíestero

 

 

 

ellíufficio di Luigi Ramponi, presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, balza allíocchio un tricolore. Nulla di strano, trattandosi di un ufficio pubblico. Ma quel tricolore ha una storia particolare, che qualche romantico definirebbe díaltri tempi. » segnato dagli anni, sdrucito e rammendato alla meglio, con vistosi buchi qua e lý. ´Era il tricolore che portavo a ventíanni quando ero alfiere del I Reggimento Bersaglieri‚spiega‚. Ventíanni dopo, diventato comandante dello stesso Reggimento, lo ritrovai nel mio ufficio, lo incorniciai e lího sempre portato con me. Mi dý una grande forza e non ho paura di nulla con questa bandiera alle spalleª.
Domanda
. Negli ultimi anni, alla ´difesa della Patriaª Ë subentrato líintervento nei conflitti in varie parti del globo. PerchÈ Ë accaduto questo?
Risposta
. Dopo la fine del comunismo e del confronto bipolare, con líaffacciarsi della minaccia terroristica sul piano globale il concetto di sicurezza per i Paesi sviluppati Ë cambiato profondamente. » accaduto in seguito allíemergere di una serie di minacce alla stabilitý e alla pace mondiale, sia conflitti locali, razziali, religiosi, sia di tipo terroristico con relativo sostegno da parte di determinati Stati. Per questo si Ë delineato, per le nostre Forze Armate, un compito completamente nuovo, che ha reso necessari mutamenti strutturali, addestrativi, dei materiali e degli equipaggiamenti, ma soprattutto di carattere etico e psicologico. Un cambiamento molto importante perchÈ i nostri uomini hanno partecipato in maniera massiccia alle missioni degli ultimi anni. Siamo al terzo posto nel mondo per la presenza, ma se verifichiamo il peso dellíItalia rispetto ad altri Paesi, percentualmente siamo al primo posto. Al di lý dei numeri, la nostra Ë una presenza diffusa, efficace e continua in un tipo di interventi che tutti conosciamo col nome di ´operazioni di paceª, e che esigono una professionalitý ben diversa da quella degli ´operatori di guerraª o dei soldati.
D
. Quindi i nostri soldati sono diversi dagli altri?
R.
Pur avendo la stessa preparazione, si configura un impiego completamente diverso. Le missioni di pace forniscono pi˜ numerose occasioni di isolamento. Il soldato si trova ad operare spesso solo o in unitý molto ristrette, mentre nelle attivitý tradizionali Ë inquadrato in reparti; Ë perciÚ chiamato a decidere pi˜ che ad obbedire agli ordini, e deve agire entro limiti ben diversi da quelli della guerra classica. Ed inoltre in condizioni climatiche molto spesso estreme. La Brigata Garibaldi, che per prima Ë andata in Iraq, ha trovato temperature oscillanti di giorno tra i 55 e i 60 gradi allíombra. La temperatura nel Kosovo di notte spesso raggiunge i 20 gradi sotto zero. Condizioni climatiche estreme sono state affrontate in Mozambico, a Timor Est e in tanti posti nei quali i nostri soldati sono stati impiegati. Per questo devono avere una preparazione fisica di primissimo ordine.
D
. Come si sono comportati con popolazioni molto diverse?
R
. Certamente non si puÚ dimenticare che in quei luoghi sono venuti a contatto con popolazioni, usi, costumi, tradizioni, religioni e principi etici profondamente diversi. Hanno dovuto provvedere allíordine pubblico, che non Ë un compito tipico del soldato, reagire ad attacchi e minacce, assumere posizioni decise nei confronti di chi voleva il disordine. Hanno dovuto creare migliori condizioni di vita recuperando e disinnescando ordigni esplosivi di ogni tipo, riattivando acquedotti e linee elettriche, ricostruendo ferrovie e strade, edificando aeroporti. Spesso le nostre Forse Armate sono state costrette a gestire uníassistenza sanitaria di dimensioni enormi e, nei casi estremi, a distribuire viveri e generi di conforto di ogni tipo. Hanno ricostruito scuole. In Iraq stanno concludendo un programma di riapertura di cinque edifici scolastici. Questo Ë il tipo diverso di soldato che abbiamo preparato e inviato in questi anni nel mondo.
D
. Un soldato del genere ha bisogno di una preparazione diversa?
R
. Di carattere psicologico oltrechÈ addestrativo, ma la dimostrazione pi˜ evidente del buon lavoro svolto Ë stata la tenuta fisica e psicologica a Nassirya. Quante volte abbiamo sentito domande dei giornalisti dirette ad individuare qualche cedimento? Le risposte, secche e precise, non hanno mai rivelato un calo psicologico. Le richieste di sostituire quanti erano caduti sono state tre volte superiori alle necessitý. Nessuno di quanti erano lÏ ha chiesto di tornare in patria. Tutti questi fattori mostrano una tenuta psicologica senza paragoni.
D
. Come spiega la reazione che cíË stata di fronte a questo dramma?
R
. Viviamo un momento di assenza di etica e di morale. Manca la solidarietý sociale e non si rispettano i diritti dellíuomo. Líarroganza di certi istituti e protagonisti della vita finanziaria e industriale denuncia la disinvoltura e la mancanza di limiti. Si assiste allíesaltazione unica e assoluta del benessere economico. In questo contesto la societý e la nazione síinfiacchiscono. La gente si rammarica se non puÚ recarsi una sera a pranzo al ristorante e si compiace se riesce a trascorrere cinque giorni al mare. Non definisco queste usanze assurde, sono fatti di tutti i giorni ed Ë normale che possano anche fare piacere. Ma non cíË un contraltare etico. Questo non accadeva in altre epoche, quando si esaltavano il coraggio, la sfida, il rischio. Oggi il commento pi˜ comune Ë: ´Ma chi te lo fa fare?ª. Chi ha coraggio, chi rischia o persegue determinati valori, Ë bollato come uníeccezione. Nella nostra societý si premia ciÚ che Ë facile, comodo utile e qualche volta si premia anche giustificando vie traverse. Sarebbe facile attribuire a tutto ciÚ ogni avvenimento negativo dei nostri giorni. D. Ma allora non Ë proprio cosÏ? R. Non sempre. Ho visto giovani medici italiani, da poco laureati, offrire la loro opera nel National Institute of Health di Washington, e quando chiedevo loro perchÈ avessero deciso di vivere uníesperienza certamente non esaltante soprattutto dal punto di vista finanziario, mi parlavano del piacere di lavorare per vincere una sfida, per riuscire a scoprire qualcosa. Di fronte al decadimento morale, líimpegno di centinaia di migliaia di uomini e donne italiani in situazioni al limite della sfida Ë uníoccasione per riscoprire i principi e i valori pi˜ veri dellíesistenza. In un determinato momento della loro vita questi uomini hanno ritenuto di grande valore aiutare famiglie che ne avevano bisogno, riaprire una scuola; hanno giudicato pi˜ importante il sorriso di un bambino che una maglietta firmata. Hanno riscoperto il valore dellíamicizia, della forza di carattere, del coraggio. Il recupero etico che si Ë determinato in questi giovani puÚ avere riflessi positivi nella societý italiana. Líoccasione ci Ë stata data proprio dai funerali dei caduti a Nassirya quando, oltre alla grande partecipazione popolare, alla riscoperta della solidarietý del Paese verso i propri figli, ha colpito il coraggio di quelli che sono rimasti e di quelli che hanno chiesto di andare al posto dei caduti, ma soprattutto la dignitý delle famiglie. Atteggiamenti ben diversi da quelli solitamente visti in occasione di un terremoto o di uníalluvione. Questo significa che lo spessore etico non Ë solo una prerogativa di questi soldati ma anche delle famiglie. Spero che questa esperienza faccia rinascere negli uomini e nelle donne líimportanza di certi valori di tutta la nazione.
D
. Che peso ha líoperato della difesa nelle relazioni internazionali?
R
. La politica estera si basa fondamentalmente su due pilastri, gli aiuti al Terzo Mondo e il contributo alla stabilitý e alla pace. In particolare questíultimo ci vede grandi protagonisti. Per questo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha buon gioco nei consessi internazionali, puÚ contare su un rispetto e un prestigio che gli vengono dai 10 mila uomini impegnati in tante aree. Anche il Capo dello Stato, nellíazione di recupero dei valori della Patria, trova conforto e stimolo dai ringraziamenti che rappresentanti politici e religiosi stranieri ci hanno rivolto per líopera dei nostri uomini; anche per questo ha ripristinato la sfilata del 2 giugno e nei propri interventi cita sempre il lavoro dei soldati. Ha capito che il loro impegno Ë fondamentale per recuperare il senso della patria al di sopra di legittimi, ma secondari, confronti politici. D. PerchÈ la difesa Ë stata al centro di beghe politiche degli ultimi tempi? R. La maggioranza e líopposizione hanno visioni diverse. Credo si possa dire che il Governo italiano si sia comportato in maniera esemplare. Siamo convinti della necessitý di partecipare alle operazioni di pace, ma sotto líegida di organismi internazionali, in particolare delle Nazioni Unite. In tal senso, anche in occasione del conflitto in Iraq, pur rimanendo al fianco degli alleati inglesi, americani e spagnoli líItalia non ha inviato truppe nella fase della guerra; successivamente, rispondendo ai nostri principi e ai nostri aneliti di solidarietý, abbiamo immediatamente deciso di dare un contributo che, in termini di uomini, Ë uno dei pi˜ alti dopo quello di americani e inglesi. Il nostro Governo Ë stato estremamente coerente.
D
. Come rispondere in maniera efficace alla minaccia del terrorismo?
R
. Líattacco agli Stati Uniti dellí11 settembre 2001 ha determinato la ´globalizzazioneª del terrorismo. Non ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo, direi che non si tratta nemmeno di un fenomeno in se stesso. Il terrorismo Ë un sistema di lotta, come la guerra classica, la guerriglia e la guerra nucleare. Non Ë un fenomeno in sÈ, il termine si usa ora per indicare situazioni di carattere estremistico-religioso che ricorrono ad esso per colpire líavversario. Gli italiani hanno avuto in casa forme pericolosissime di terrorismo, ma la novitý sta nel fatto che quello attuale ha come movente líestremismo religioso e una diffusione pressochÈ globale. Sino a ieri era usato come arma per il trionfo di idee in ambiti locali e sollevava problemi al massimo nazionali. Oggi ha assunto la connotazione di una lotta condotta senza scrupoli contro tutto líOccidente. Non Ë pi˜ un fenomeno di cui deve occuparsi líuno o líaltro Stato, ma un problema globale di cui devono occuparsi le Nazioni Unite.
D
. Quali sono i loro poteri?
R
. Nel capitolo settimo dello Statuto, allíart. 42 si legge che líOnu puÚ decidere líintervento armato anche nei confronti di quegli Stati o entitý che rappresentano una minaccia per la societý mondiale. Il terrorismo Ë una minaccia mondiale sostenuta dal fanatismo religioso, difficilmente individuabile, con caratteristiche economiche non sottovalutabili, che non richiede grandi infrastrutture ed Ë incurante delle conseguenze. » una minaccia contro la quale ogni azione successiva non ha nessuna efficacia perchÈ, quando esso ha sferrato il colpo, ha raggiunto lo scopo. Per questo Ë necessaria una strategia preventiva. Questa minaccia si manifesta nei confronti di una societý diventata estremamente vulnerabile a causa dello sviluppo tecnologico. Un tempo si viveva con le candele in casa; oggi, se manca líenergia elettrica, la societý si blocca. Siamo alla mercÈ della tecnologia e gli effetti di un attacco terroristico possono essere disastrosi. Occorre una strategia adeguata, e líunica Ë quella preventiva.
D
. Quali interventi sono necessari?
R
. Intanto occorre rinforzare líattivitý di intelligence, lo scambio di notizie e la cooperazione tra i vari Paesi perchÈ il pericolo riguarda tutti. Poi avviare uníattivitý preventiva in ogni campo dallíeconomia alla diplomazia al settore militare, ma sotto líegida dellíOnu che presuppone la partecipazione di tutti. Le minacce oggi sono da una parte il terrorismo, dallíaltra la possibilitý che Paesi potenzialmente pericolosi riescano ad acquisire testate nucleari o chimiche capaci di distruzioni di massa. Di fronte a questa situazione abbiamo líobbligo di adeguare le strutture per garantire agli Stati e alle alleanze fra Stati la difesa e la sicurezza. Su questo punto esiste un certo attrito: ancora oggi Ë difficile pensare di abbandonare i tradizionali sistemi díarma ritenuti una dimostrazione di forza e di potenza. Purtroppo altre minacce richiedono la destinazione di altre risorse.
D
. Esiste il rischio di un legame tra il terrorismo locale di stampo politico e quello estremista islamico?
R
. In Italia esistono ancora frange extraparlamentari che possono costituire líhumus per una minaccia terroristica. Anche perchÈ da parte di alcune fazioni politiche non vi Ë una loro decisa messa al bando. Líesistenza di una minaccia terroristica Ë dimostrata dallíuccisione di Marco Biagi, di Massimo DíAntona, del poliziotto che ha consentito la cattura di Nadia Desdemona Lioce e del suo compagno. Oggi esistono due tipi di minacce. La prima, denunciata anche dal ministro dellíInterno Giuseppe Pisanu, consiste nella possibile cooperazione tra anarchici e brigatisti dellíestrema sinistra; non sarebbe una novitý perchÈ vi Ë molta disinvoltura, nellíambito di questi gruppi, nel cercare accordi una volta individuato un nemico comune. Líaltra, apparsa pi˜ evidente dopo líattentato alle sinagoghe in Turchia, Ë la possibilitý che il nuovo terrorismo di ispirazione islamica cooperi, nellíambito dei vari Stati, con cellule terroristiche locali; Ë un pericolo grave, perchÈ líesistenza di basi interne rende molto pi˜ difficile, per le forze dellíordine, individuare il nemico da combattere.
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